«Quei profilattici? Solo un business»

Assolta la nigeriana accusata di sfruttamento della prostituzione: nessuna prova giustizia a sorpresa Assolta la nigeriana accusata di sfruttamento della prostituzione: nessuna prova «Quei profilattici? Solo un business» Li aveva in casa, valore 37 milioni: in Africa li pagano bene AI giudici Adesuwa Asije, 38 anni, ha sorriso e poi ha mormorato: «Sì è vero, ho comperato tanti, tantissimi preservativi, forse per più di 37 milioni. Ma non sfrutto nessuno, non faccio prostituire le mie connazionali come voi mi accusate. Spedisco i preservativi in Nigeria, nel mio paese: li vendo al doppio, un vero affare». Su quelle scatole di preservativi, sequestrati anche in casa di tante ragazze, tutte nigeriane, si basava buona parte dell'accusa. Quei profilattici sembravano essere elementi importanti per testimoniare l'induzione e lo sfruttamento della prostituzione. E invece, a sorpresa, mancando ogni altra prova, anche una sola confessione da parte delle ragazze che dovevano essere sfruttate, Asije Adesuwa è stata assolta. E con lei altri due imputati: Juselle Niamke, 29 anni, ex indossatrice, ora pettinatrice, negozio in via Galliari e Eliseo Ferrari, un francese, titolare di una agenzia che avrebbe affittato alloggi a nigeriane. La storia ha inizio nell'agosto del '93, quando Asije venne fermata lungo una strada periferia di Savigliano, nel Cuneese. Dal rapporto dei carabinieri: «Stava conversando con una prostituta di colore, ferma sotto un albero». Lei si difese: «E' un'amica, ero venuta a trovarla». Nella borsetta di Asije si trovarono molte bollette della luce, del gas, i nomi di tante ragazze di colore e i loro indirizzi. Le indagini si sono mosse su questi precisi elementi. In casa di Asije, via Arnaz 13, gli inquirenti hanno trovato molti preservativi, ricevute relativi a locazione di alloggi. Si è subito ipotizzato che la Asije controllasse un racket della prostituzio¬ ne. L'inchiesta ha portato ad Eliseo Ferraris, titolare di un'agenzia che affittava appartamenti nel centro torinese a ragazze nigeriane. Poi alla Niamke, l'ex indossatrice. Sembravano, per l'accusa, collegati tra loro. L'inchiesta. Gli inquirenti hanno sequestrato ricevute per quasi 40 milioni versati dalla Asije ad una ditta di Verona, comperando scatole e scatoloni di preservativi. E, accanto, sono affiorati altri gravi elementi. Anche una lettera spedita dalla Nigeria alla Asije: «Facci avere 5 mila dollari, quando arriverà la ragazza ti farai rimborsare da lei». Poi dei notes e dei quaderni con nomi e cognomi di ragazze, accanto ad ogni nome somme di denaro che dovevano o che avevano versato alla Asije. In un caso una ragazza dava due milioni ogni settimana. Su questi elementi si sono confrontati in aula accusa e difesa. Il legale di Asije, Basilio Foti, ha contestato l'impalcatura dell'accusa: «Ipotesi, una perfetta ricostruzione su tanti indizi. Ma prove? Chi ha detto di essere stata sfruttata dalla Asije? Nessuno, non una delle tante, tantissime donne i cui nomi sono affiorati in questa inchiesta». Gli hanno fatto eco i difensori degli altri due imputati, gli avvocati Rossi, Marta e Giaimo. E i giudici hanno accolto la tesi della difesa: tutti assolti, le accuse non sono provate.

Persone citate: Basilio Foti, Eliseo Ferrari, Eliseo Ferraris, Facci, Giaimo, Niamke

Luoghi citati: Africa, Nigeria, Savigliano, Verona