Platani, disastro annunciato
Prima dell'incidente di corso Moncalieri i tecnici avevano segnalato il pericolo Prima dell'incidente di corso Moncalieri i tecnici avevano segnalato il pericolo Platani, disastro annunciato Ora il Comune investe 26 miliardi sul verde Nome tecnico, «Ganoderma». E' un fungo che lavora per mesi sulle radici e nel cuore degli alberi, e li distrugge silenziosamente. Sarebbe questo il microrganismo che ha causato il crollo, il 18 febbraio, del platano di corso Monralieri. L'albero si è schiantato sulla Uno di Giuseppe Antico e Ilda Festa: lui è morto poche ore dopo, lei è in condizioni disperate alle Molinette. E mentre ieri la giunta ha stanziato 26 miliardi per gli alberi e il verde della città, l'inchiesta del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello procede spedita. Un perito fiorentino, Alberto Panconesi, dovrà tra l'altro appurare se sull'albero malato fossero spuntati i «carpofori», i segnali, visibili ad occhio nudo, della malattia. E' falso, infatti, ciò che si era detto subito dopo l'incidente: politici e tecnici avevano sostenuto che la carie degli alberi non è riconoscibile senza un accurato quanto complicato esame, poiché non darebbe segnali visibili all'esterno. E' vero che la chioma dell'albero conserva spesso un aspetto sano e vigoroso, ma sulla corteccia compaiono dei bozzi (i carpofori, appunto) che indicano la presenza del micidiale fungo. Ieri lo ha confermato anche il responsabile delle Alberate del Comune, Paolo Odone: «Sì, a volte la carie è riscontrabile dando semplicemente un'occhiata alla corteccia. I carpofori possono comparire dopo giorni, o dopo anni, rispetto al momento in cui il fungo attecchisce. Ma non mi risulta che fossero presenti sulla corteccia del platano di corso Moncalieri». Certo è che, il giorno dopo l'incidente, è stato l'avvocato nominato dai figli delle vittime a segnalare un nuovo pericolo: l'albero a fianco di quello crollato è stato abbattuto dopo che Michele Regina e Flavia Rossi (i legali nominati dai figli di Ilda Festa e Giuseppe Antico) hanno dato l'allarme: «Siamo andati in corso Moncalieri - dice Flavia Rossi - e abbiamo visto un grosso buco in un platano ancora in piedi. All'interno il legno era marcio, ridotto a segatura. Abbiamo segnalato il pericolo, e l'albero è stato immediatamente abbattuto». Flavia Rossi rivela anche la difficoltà di incaricare un tecnico per una perizia di parte: «I miei clienti si sono visti rifiutare l'incarico più volte. Sembra che tutti temano di mettersi contro il Comune». Ieri la giunta ha destinato 26 miliardi per il verde pubblico: 2 per gli alberi, gli altri (da suddividersi in 3 anni) per la manutenzione del «verde orizzontale», e cioè prati, fiori e giardini. Altri 6 saranno stanziati in settimana. Gianni Vernetti spiega che non si tratta di una reazione all'incidente di corso Moncalieri: «Era già stato deciso lo scorso anno. Siamo riusciti a triplicare i soldi per gli alberi, e a raddoppiare quelli per i giardini. Significa triplicare o raddoppiare i controlli». Prima dello schianto di corso Moncalieri, il servizio Alberate del Comune aveva più volte segnalato il pericolo di crolli, chiedendo ripetutamente di rimpinguare il capitolo di spesa destinato agli alberi: «I soldi sono ancora piuttosto pochi - dice Paolo Odone - ma saranno utilissimi. Avere più denaro non significa azzerare i rischi: il platano assassino sarebbe probabilmente crollato comunque. Cancellare i pericoli è impos¬ sibile. Ma avere più denaro ci consentirà di ridurli». Vernetti si dice soddisfatto: «Quando si è insediata la nostra giunta, abbiamo subito stabilito che i soldi destinati al verde erano troppo pochi. Li abbiamo trovati e stanziati. Ci è voluto qualche mese, ma era inevitabile». Il fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Guariniello ipotizza i reati di omicido colposo e di lesioni personali. Sembra che sul platano di corso Moncalieri qualche «carpoforo», anche se piccolo piccolo, ci fosse. Ma per Paolo Odone si tratta di un particolare non essenziale: «Avevamo controllato quei platani due anni fa. Non possiamo verificarne lo stato di salute ogni giorno, a Torino ci sono più di 60 mila alberi». E cita uno studio dell'Unione svizzera dei servizi parchi e giardini: «Sono i nostri colleghi di Lugano. Consigliano di controllare gli alberi ogni tre-sei anni. E degli svizzeri, si sa, ci si può fidare». Giovanna Favro
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