La Rocca: salvato da uno stregone

Mentre il pugilato s'interroga sul dramma di McClellan, l'ex campione d'Europa torna sul ring a 36 anni Mentre il pugilato s'interroga sul dramma di McClellan, l'ex campione d'Europa torna sul ring a 36 anni la Rocca; salvato da uno stregone «Hopensato al suicidio, ma ora Allah è con me» TOLONE dal nostro inviato «Boxe assassina? Boxe da abolire? Macché se capita una tragedia in Formula 1, o in discesa libera, nessuno insiste per fermare le corse automobilistiche, o le gare di sci. Ma quando un incidente avviene sul ring, c'è sempre chi punta il suo dito accusatore contro il mondo del pugilato, come se fosse un mondo di matti. Ho quasi trentasei anni, eppure torno a combattere e non sono affatto pazzo: McClellan si salverà, io prego perché si salvi, e non ho paura. Allah adesso è con me, lo so». E' con lui sempre, ma soprattutto cinque volte al giorno, quando Nino La Rocca, il pugile ballerino che diventò campione d'Europa, si inginocchia e prega a voce alta, e a ore fisse, perché il cielo non può attendere. Andò ad un passo dal suicidio, qualche anno fa, quando era sempre ubriaco e parlava con le sedie: dice che a salvarlo fu uno stregone senegalese, lo aiutò a ritrovare Allah e la voglia di combattere, prima nella vita e poi sul ring. Ma quello stregone non poteva aiutarlo anche a trovare uno sponsor, ci sono limiti a tutto: così, per dare un po' di vivacità ai mutandoni neri che indosserà sabato per il suo grande rientro, Nino ha fatto scrivere nella parte posteriore, in vistosi caratteri giallo-oro: «Viva Rocco Agostino», che è il suo manager e anche il suo secondo padre. Il primo, ex capitano della Legione Straniera, ora è un capo-tribù, vive nel Mali, ha già avuto una ventina di mogli (quattro per volta) e 58 figli: insomma, è troppo impegnato. Rieccolo, cinque anni dopo, Nino La Rocca. E' a Tolone, in ritiro. E' deciso a ritentare la scalata per il paradiso, anche se deve partire dal pianterreno, anzi dal sottoscala. Missione impossibile? Niente è impossibile, dice lui, con Allah a fianco: neppure la conquista del titolo mondiale. Se sabato a St-Quintin, a Nord di Parigi, batterà Lustenberger e salirà il primo gradino, si met¬ terà a danzare sul ring sventolando uno stendardo tricolore. Pertini gli diede la cittadinanza italiana ma ora si sente in esilio, Nino: può combattere all'estero, ma non in quella che ormai considera casa sua: ha superato i 35 anni, spera in una deroga, ma per ora niente. E' la sua spina nel cuore. Questa è la storia di un ex campione d'Europa che non era più un pugile, non era neanche più un uomo, era diventato un relitto, ma ha trovato la forza per risalire a galla da un abisso che sembrava averlo inghiottito per sempre, e se sabato non vincerà pazienza, Nino la battaglia più importante l'ha già vinta. «Ero gonfio, da 67 chili ero arrivato a pesarne 90. Gonfio di birra. Ero arrivato a berne anche trenta al giorno. A volte passavo le nottate al night, fino alla chiusura: all'alba qualche anima buona mi riportava a casa, io da solo non ce la facevo, barcollavo. Tutto per colpa della mia ex moglie, quella che adesso fa gli spogliarelli e chiamano la Venere Bianca. Mi ha spremuto come un limone: pellicce, gioielli, lifting a ripetizione. Ha voluto che le aprissi due scuole per indossatrici. Ma non le bastava mai. Poi se n'è andata, portando via il piccolo Antonio, nostro figlio, che ora ha otto anni e vive con la nonna. Sono rimasto solo, nella casa di Massa e Cozzile, a due passi da Montecatini. Solo con otto gatti e un cane, senza più voglia di vivere». Poi, piano, ecco una confessione agghiacciante: «Adesso che è tutto finito posso dirlo: nei momenti in cui la depressione si faceva più acuta, ho pensato anche di prendere un coltello, andare ad ammazzarla, perché era lei la causa di tutto; e poi suicidarmi. Non l'ho fatto pensando ad Antonio. Per disintossicarmi sono stato in una clinica, a Pisa: non è servito. Poi mi sono rivolto a uno psicologo: ancora niente. Finché, in Senegal, ho conosciuto uno stregone, Saliou M'Baké. E' stato proprio lui a guarirmi». E ci mostra due bottiglie, custodite gelosamente in un armadio: acqua in superficie, una misteriosa pozione sul fondo. La terapia? Qualche sorso ogni giorno. Incredibile: ma viva lo stregone, se funziona. Torna per una borsa di cinque milioni, Nino: possibile che sia ridotto così male? «No, non lo faccio per i soldi, chi lo pensa si sbaglia. La mia casa vale più di 600 milioni, ne ho un'altra a Marrakech, potrei venderle e andare nel Mali, mio padre mi ha detto: "Vieni, Nino, io sono vecchio, ho 73 anni, il posto di capo-tribù spetta a te". Torno sul ring perché sono rinato, voglio quel mondiale dei welter che non riuscii a prendermi contro Curry». Quasi 11 anni fa. Ottanta match: 75 vittorie (59 prima del limite) e 5 sconfitte, l'ultima nel '90 contro il venezuelano Garcia. Il pugile ballerino, che non è mai riuscito ad odiare un avversario e sul ring si trasformava in clown per divertire la gente, vuol tornare a danzare. E non sarà il passo d'addio, ad Allah piacendo. Maurizio Caravella Sabato in Francia con Lustenberger In Italia non può ancora battersi Tre foto di La Rocca prima versione: a lato sul ring, sotto esulta dopo aver conquistato l'Europeo contro Kirkland Laing, a destra il presidente Pertini (siamo nell'83) gli concede la cittadinanza italiana