Caniggia: io come Diego perseguitato del calcio

Caniggia: io come Diego perseguitato del calcio IL RITORNO DEL FIGLIO DEL VENTO Caniggia: io come Diego perseguitato del calcio UMILANO N'ALA blu e rosa di pipistrello tatuata sul dorso della mano destra, i lunghi capelli biondi ravviati di continuo, frammenti di uno stuzzicadenti tra le dita e ridotti a sempre più minuscole proporzioni, i tacchi degli scarponcini neri che segnano un tempo immaginario contro la gamba del tavolino, la voce roca e frastagliata da scatti nervosi. Ecco Caniggia detto il figlio del vento, conversatore bello, gentile, nevrotico, torrenziale. Forse parla volentieri perché in Portogallo tace, da mesi e in silenzio stampa. Con le tv ree, a detta di Claudio, di essergli costate squalifica e multa per aver mostrato un fallaccio commesso contro il gioiellino dello Sporting Lisbona, Peixe, da nessuno visto poiché gli occhi dell'arbitro e del pubblico seguivano il pallone rotolante in altra zona. Con i giornali, invece, il mutismo è figlio delle cronache sul privato del Nostro: un privato, stando alla ricchezza di foto e articoli, all'insegna del sesso sfrenato. Caniggia, cominciamo da qui: hanno scritto che lei è stato sloggiato da tre alberghi di lusso per via di rumorose orge notturne, per le proteste della danarosa clientela condannata all'insonnia dal baccano proveniente dalle sue suite. «Falso, una colossale falsità, ho citato in giudizio i calunniatori. Figurarsi io che faccio ammucchiate... Sto con i miei tre bambini, con mia moglie Mariana, con noi abita pure la baby sitter... Pazzesco: non sono certo un santo, le mie follie le ho combinate, non lo nego, ma da anni sono tutto casa, anzi hotel, e famiglia, altro che festini». Però, gli alberghi li ha cambiati o no? «Sì, uno sì. Ma ò cosa normale, adesso abito al Ritz. Ripeto, le orge sono un'invenzione offensiva, Purtroppo, quando ti appiccicano un'immagine addosso...» Già: Caniggia pallone, sesso e droga, Caniggia condannato a tredici mesi d'esilio dal calcio per la cocaina... «Ho sbagliato e ho scontato: più di un anno fermo per aver fumato una sigaretta di cocaina, non è forse un prezzo carissimo? Oltre che strano». Cioè? «Mi drogai molti giorni prima della partita Roma-Napoli, è davvero sorprendente che poi, la domenica, sia risultato positivo per una semplice sigaretta. Nessuno mi toglierà mai il sospetto che abbiano voluto punirmi per Italia 90, per il gol a Zenga che negò agli azzurri la finale». E' la tesi difensiva di Maradona. Lui e lei, i «fratelli cocaina» per le malelingue. «Lasciamole dire, spero solo che per tutta la vita non debba espiare un errore che poi non è nemmeno tremendo. Diego è un grande amico, l'ho sentito l'altro giorno, m'è parso d'ottimo umore, ò deciso a tornare in campo: appena finita la squalifica dimostrerà che è ancora un campionissimo. E chissà che un giorno non si rigiochi insieme». Dal suo inciampare nella droga sono passati due anni esatti. Coincidenza, torna in Italia e ritrova il Milan, la sua squadra portafortuna. «Vero, ai rossoneri ho segnato sempre, tra l'altro anche il mio primo gol italiano, ero al Verona. E gli segnai anche l'ultimo. Una gran bella rete, storica per giunta: il Diavolo era imbattuto da undici mesi, non perdeva da 58 partite, noi della Roma, in Coppa Italia, lo piegammo 2-0 all'Olimpico e l'eliminammo. Poi, dieci giorni dopo, quel sospetto controllo antidoping, la fine della mia carriera da voi». I giorni più lieti? «All'Atalanta, grandi risultati, grande allenatore Mondonico». E i momenti più difficili, cocaina-story a parte? «Alla Roma. Erano delusi di me, m'incolpavano del rendimento non buono della squadra: però, poi, una volta squalificato, non è che siano migliorati». Quindi, Boskov... «Non voglio nemmeno sentirlo nominare. Stavo giocando bene, avevo fatto gol all'Inter e al Mi¬ lan e lui, in Coppa Uefa, a Dortmund, mi esclude senza ragione, e senza spiegazioni. Che tipo falso, non parlava con nessuno e nessuno lo rispettava. Pessimo come uomo e come tecnico». Lei segnò, ed eliminò, il Milan che da più d'un anno era l'Invincibile. Adesso ne incontrerà uno ben diverso, meno terribile. «Per noi è sempre forte, per farlo fuori dovremo superarci. Comunque, questa non è la mia partita-rivincita, non devo dimostrare nulla, il mio valore è conosciuto». Davvero nel Benfica non si trova bene? «Verissimo, sono obbligato a fare la prima punta, ruolo che detesto, io ho bisogno di spazi, mi sono adeguato, terrò duro fino a giugno poi riprenderò a giocare come piace a me. In Argentina, spero nel Boca Junior, non vedo l'ora di tornare a casa». A Buenos Aires, però, addio ai suoi proverbiali ingaggi favolosi. «Macché, là i bravi guadagnano come in Europa: inoltre, nessuno, cosa che non ha prezzo, mi perseguiterà con storie di orge e droga. Grazie e arrivederci». Il Figlio del vento s'alza, con passo marziale, facendo ondeggiare la bionda chioma, va al bar, alcune belle figliole se lo mangiano con gli occhi sciogliendosi in sospirosi «Che schianto, che figo»: quant'è difficile la normalità quando si è Caniggia il bello. Claudio Giacchino «Macché sesso e droga: ho pagato duramente lo sbaglio che ho fatto Contro il Milan ho sempre segnato» p TI QUARTI PI COPPA CAMPIONI fin o.OGGI /fS) e 19/4 5 e 1 <$f\\ a. OGGI / r. 15-3 /r.15-3 ffS$ il I \\ ì) BAYERN(GER) \H GOTEBORG |SVE)\ HAJDUK (CRO) AJAX (01A) — VII 24/5 ARCEUONA (SFA) PARIS S.G. (FRA) MILAN (ITA) BENFICA (POR) Anche in Usa Caniggia ha dato spettacolo