Battaglie di Hollywood «Redford voleva arrivare primo Giu' le mani da quell'idea» di 1. S.

Battaglie di Hollywood Battaglie di Hollywood Redford voleva arrivare primo «Giù le mani da quell'idea» LOS ANGELES. In «Tutti gli uomini del Presidente» Dustin Hoffman e Robert Redford sono alleati, impegnati fianco a fianco come giornalisti a scoprire i misteri del Watergate. Venti anni dopo, la storia di un virus li ha visti schierati come nemici e concorrenti, protagonisti di una battaglia condotta a base di colpi bassi, bugie e bizze da primadonna. E che offre una singolare prospettiva su come Hollywood conduce i propri affari. A fare il protagonista di un film su un virus letale che rischia di far morire un'intera città americana e, di qui, il resto del Paese doveva essere infatti Robert Redford. La storia era il soggetto di un articolo uscito sul «New Yorker» nell'otto¬ bre del '92 a firma di Richard Preston e intitolato «Crisis in a hot zone». Subito ci fu una corsa all'acquisto dei diritti e tra i concorrenti a spuntarla fu la Fox, che decise di cavarne un film interpretato appunto da Redford. Avrebbe recitato la parte di un eroico virologo che scopre il vaccino per arrestare l'epidemia affiancato da una patologa interpretata da Jodie Foster. C'era già anche il regista, Ridley Scott. Ma uscito sconfitto dall'asta per i diritti, il produttore Arnold Kopelson, quello che ha fatto «Il Fuggiasco», non si diede per vinto. Ordinata una sceneggiatura simile e ottenuto l'appoggio della Warner Brothers, ha chiamato il suo film «Outbreak» e si è scelto come regi¬ sta Wolfgang Petersen e come protagonista, appunto, Hoffman. Per un po' è sembrato che di film sul virus ce ne sarebbero stati due. Non sarebbe stata la prima volta che Hollywood si trova a produrre contemporaneamente due film sullo stesso soggetto. E' accaduto con Cristoforo Colombo, con Robin Hood, con Wyatt Earp. Ma in questo caso è fondamentale arrivare per primi e nell'estate dell'anno scorso «Outbreak» ha iniziato le riprese senza avere neanche completato la sceneggiatura. «Hot zone», nel frattempo, era in mezzo a mille difficoltà. Nella storia originale la vera eroina è la patologa, ma Redford ha preteso che il suo personaggio avesse un molo maggiore e che il film avesse un messaggio più ecologicamente corretto. Seccata, la Foster si è tirata indietro. Pareva che, al suo posto, avrebbe accettato Meryl Streep, ma quando le è stato offerto di fare «The bridges of Madison County» ha decimato. Nel frattempo, si è ribellato pure Scott, che aveva in realtà in mente di fare più un film alla «Alien». Sono stati contattati pure Paul Newman, Warren Beatty, Susan Sarandon. Ma mentre il team di «Hot zone» cercava di risolvere quelle che nel gergo diplomatico di Hollywood si chiamano «differenze creative», quello di «Outbreak» era già a metà riprese. Alla fine, la Fox ha gettato la spugna. Hoffman, insomma, batte Redford uno a zero. [1. s.]

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