SPOSIAMOCI SIAMO IDENTICI

Per i matrimoni, ambiti sociali sempre più ristretti: e la coppia diventa un «contratto a termine» Per i matrimoni, ambiti sociali sempre più ristretti: e la coppia diventa un «contratto a termine» SPOSIAMOCI SIAMO DENTICI EIBIDOGRAMMA piatto» (nella coppia matrimoniale, eterosessuale) dice lo psichiatra e sessuologo Willy Pasini e ci sta scrivendo un libro che esce a ottobre da Mondadori. «Fine» (della coppia genitoriale) dice la storica della maternità Giovanna Fiume, dopo aver appreso che le donne potranno fare a meno dello spermatozoo, anche di quello scarnificato sino ai 23 cromosomi del Dna, oggetto dei più spericolati esperimenti, e procreare, da sole, per clonazione. Cosa sono questi due rispettati studiosi? Dei terroristi? E lo è anche chi afferma, dati alla mano (di provenienza americana ma bene adattabili a noi e presentati dai ricercatori della Cattolica alla recente Giornata della solidarietà di Milano), che, oltre a sposarci sempre meno, ci si sposa sempre più tra simili, con una sempre più netta propensione all'omogamia sociale? Come dire: il medico che una volta sposava l'infermiera, adesso sposa la medichessa, l'avvocato non convola più tanto con la segretaria ma con la collega e via dicendo. Un nuovo trend all'apparenza positivo, magari sintomo di crescita (il maschio che non teme più una compagna un poco acculturata), invece insidioso perché specchio, uno dei tanti, del continuo restringersi del nostro orizzonte reale, un campicello sempre più limitato al «villaggio» incuneato nella metropoli, a dispetto o in parallelo con le sterminate possibilità dell'orizzonte virtuale ormai a portata di mano, subliminale e ammorbante in tv, dichiarato e forse più sano via computer. Sicché, come sottolinea la relazione milanese di Maurizio Ambrosini, anche «le scelte residenziali, scolastiche, di luoghi di divertimento, di vacanze, anziché rimescolare le carte tra i gruppi sociali sembrano andare verso un'accentuazione della separatezza e dell'incomunicabilità». Un partner alla pari al quale sembra si chieda proprio una difesa da questa incomunicabilità con il risultato di entrare in un circolo chiuso abbastanza rischioso. E Pasini conferma: «Purtroppo per il nostro ideale romantico il 70% delle scelte avviene in un raggio di pochi chilolometri, se non entro lo stesso ambito professionale». Ergo: la coppia oggi è un disastro. Manco per sogno. Il paradosso è che, in una organizzazione sociale sempre più rigida, tendente a tutto omologare e, si teme, a «normalizzare», proprio il rapporto a due tende a diventare la via di fuga. Se è vero che la coppia, per propria natura (l'eros e tutti gli altri ingredienti), è costituzionalmente rivoluzionaria, la sua capacità eversiva pare al momento più forte che mai. Grazie alla brevità della sua vita, al suo rinascere continuo nei vari «altrove» confondendo le carte, scompigliando assetti e progetti, riallacciando contatti sociali, creando una sorta di speciale e benefico melting pot «interno». Ma una coppia del genere non va diritta verso la dissoluzione, specie di kamikaze in soccorso dell'umanità? Ancora una volta, sembra che no. Più corretto forse dire, come dei re di Francia: la coppia è morta, viva la coppia. Concetto implicito nell'enunciato del sociologo Giampaolo Fabris le cui rilevazioni sul sistema Italia sono pressoché continue: «La coppia a termine, quindi la famiglia a termine non sono l'anticamera della fine. Sono, al contrario, un segno grande di vitalità. La pluralità di modelli che hanno sostituito l'immagine della famiglia tradizionale può di primo acchito sconcertarci, ma per chi si occupa a fondo di questi problemi, proprio le nuove e numerose "variabili" valgono a esorcizzare il pericolo di una sclerosi sociale giustamente avvertito e temuto dai ricercatori più sensibili». Allora, che dobbiamo fare?, direbbe il buon Santoro: amiamoci, lasciamoci, riamiamo, dopo esserci concessi un intenso, purché rapido, dolore (ma il sospiro durerà, durerà, come ben sapeva Pablo Neruda: «Non la amo più, ne son certo, / Ma ora la amo. / L'amore è così breve, il dimenticare così lungo»). E via ricominciando. Gli amanti siano pronti sin dall'inizio alla separazione. Le nozze, o le si evitino o le si moltiplichino. «Il fatto è che il matrimonio sano non esiste sancisce lo psicoanalista Aldo Carotenuto -, un matrimonio che dura tutta la vita è un morbo, una nevrosi, si regge sulla patologia dei partner». Non per niente, Strindberg... Questa è anche una delle conclusioni, tra tante, cui conduce il saggio Attaccamento e rapporto di coppia (Raffaello Cortina), collage di studi a cura di Lucia Carli ricchissimo di dati dove anche «l'amore nevrotico» viene esamina¬ to a fondo. E Carotenuto ancora spiega: «Il 50% dei matrimoni finiscono male, quello che io chiamo il "matrimonio esterno" non funziona mai; tenuto in piedi per secoli dal potere, è la grande arma degli stati totalitari (attenzione quindi alla direzione da cui arrivano certe chiamate all'ordine per la famiglia). Al di là delle strategie "politiche", quello che sta fiorendo e oggi ha più possibilità di tenuta è il "matrimonio interno", celebrato, nel cuore, dalla coppia giovane o anche anziana, che si forma per scelta e resta legata soprattutto per la stima reciproca. Io dico sempre "mettetevi insieme e lasciate che la vostra anima parli"». Ben sapendo - e qui lo psicoanalista dà il suo colpo di coda - «che, in realtà, neppure la coppia esiste: esistono due persone le qua tempo decidono di dividere la vita». Marzio Barbagli, sociologo che, nelle sue ricerche, dedica ampio spazio alla famiglia, dissente (ma come sempre è poi questione di intendersi sulle parole): «La coppia esiste, e non è mai stata importante come oggi nelle società, da Occidente a Oriente. E' diminuita l'importanza del matrimonio, è profondamente cambiata la famiglia, si sono moltiplicate le famiglie di fatto e le famiglie "ricostituite", quelle che nascono dai divorzi dei partner, si mettono al mondo sempre meno figli mentre cresce il numero di quelli naturali». La grande rivoluzione, in atto da mezzo secolo almeno nella sfera, se così si può ancora dire, "privata" e resa visibile, "pubblica" dal '68 (una linea di demarcazione storica sempre più importante), è tuttora in atto: e di questa rivoluzione la coppia è senza dubbio uno dei timoni principali. E l'accelerazione dei cambiamenti non riguarda soltanto i partner eterosessuali che si fronteggiano, in una omogamia sociale sempre più accentuata, ma con un gap ancora molto profondo tra maschio e femmina perché gli uomini si adeguano con estrema difficoltà ai cambiamenti nella vita della donna» [La sindrome del califfo è il titolo di un romanzo in uscita da La Luna, editrice femminista per lunga e battagliata tradizione, autrice Bruna Magi, nella nuova collana «La Luna Light», un titolo pertinente, senza dubbio). «L'accelerazione - continua Barbagli - riguarda moltissimo i partner omosessuali: perché la più grande novità cui assitiamo in questi ultimi anni è la crescita della coppia gay: salita in superficie, grazie allo straordinario mutamento che, nel mondo occidentale, fermi restando ancora parecchi ostacoli, ha fatto dell'omosessualità un dato sociale rispettato e tenuto nel debito conto». «Bisogna aggiungere che questa coppia omosessuale, finalmente istituzionalizzata, non ha certo meno grattacapi della coppia etero anche se, forse, può arrivare a gratificazioni maggiori riprende Giampaolo Fabris -. I partner gay sono più a rischio per una pressione sociale tuttora forte. Ma la loro sessualità risulta senza dubbio quantitativamente migliore rispetto alla coppia "normale"». Il nodo del problema è comunque ancora un altro, secondo il presidente del gruppo Gpf & Associari: «In ogni sua variante, la coppia oggi è sola. Caduti i supporti tradizionali, una famiglia attorno che, nel bene e nel male, serviva da ammortizzatore nei momenti più duri, aree precise di feudo, al lavoro l'uomo, alla casalinghità la donna, i due oggi sono esposti a sollecitazioni a 360 gradi. Però sono tensioni belle, con rapporti meno ipocriti, uno stare insieme fin tanto che si sta bene insieme, single con felici legami "esterni", coppie che non convivono, la coppia non più mitizzata (l'unica davvero morta, scoppiata, è la coppia aperta, illusione sessantottina, utile da battaglia ma con tanti feriti lasciati sul campo), coppie etnicamente miste in aumento significativo, naturalmente e purtroppo con situazioni ancora molto diverse tra Nord e Sud». Sull'omogamia, il sociologo milanese è invece perplesso: la ritiene una delle più pericolose tra le tante sfide della coppia mentre restano da imboccare, soprattutto nelle relazioni eterosessuali, percorsi di «formazione» ineludibili, primo tra tutti la nuova divisione dei ruoli internamente al nucleo familiare, ritardata «dal troppo lento processo di femminilizzazione del maschio, attaccato al suo millenario archetipo, cioè ai suoi privilegi». E' il ritardo che mantiene la donna in situazioni ancora marginali, a parte punte sfolgoranti, nel mondo del lavoro e di debolezza nel testa a testa della coppia. Un punto che trova sensibilissimo Barbagli, molto polemico con il mondo politico, anche con il «suo», della sinistra, «che non ha fatto quasi nulla per togliere la donna da questa situazione di debolezza». Vedi il vuoto legislativo del «dopo divorzio» che conduce l'universo femminile a quella che il sociologo chiama «mobilità discendente», vale a dire a impoverimenti e cadute sociali spesso drammatici. Le donne sarebbero tuttora vittime del mondo maschile: difficile quindi accettare la teoria di un rapporto «democratico» nella coppia esposta dal sociologo inglese Anthony Giddens nel suo recentissimo saggio La trasformazione dell'intimità appena uscito dal Mulino, e condivisa da Luce Irigaray in La democrazia comincia a due. «Alla democratizzazione non si arriverà mai - ribatte Carotenuto -. D'accordo con Schopenhauer che nel matrimonio c'è un'incudine e c'è un martello, io dico che l'incudine resta tuttora la donna. E quanta stima ho imparato ad avere delle donne». Di una donna, Giovanna Fiume, infine, l'ipotesi più ardita: «Sono certa che la coppia si stia disintegrando: nel futuro non sarà più una condizione sociale, ma una esperienza di vita, come altre». Almeno sino alle soglie della vecchiaia, il momento in cui la coppia può riformarsi e, a sentire Fabris, apparire perfino trasgressiva. Per dire con Bertrand Russell: «Dopo tanti anni di solitudine, / conosco ciò che possono riservare vita e amore, / Ora, se dormirò / Dormirò appagato». Benché, restare svegli sarebbe meglio. Mirella Appiotti 1170 per cento deipartner scelti nel raggio di pochi chilometri Unioni soprattutto all'interno della stessa professione pli"». Ben sapendo - e qui lo psicoanalista dà il suo colpo di coda - «che, in realtà, neppure la coppia esiste: esistono due persone le qua gpprofondo tra maschio e fperché gli uomini si aNella foto il sociologo Giampaolo Fabris Unioni soprattutto all'interno della stessa professione con estrema difficoltà biamenti nella vita dell[La sindrome del califfolo di un romanzo in uscLuna, editrice femminlunga e battagliata traautrice Bruna Magi, nelcollana «La Luna Light»lo pertinente, senza dub«L'accelerazione - Barbagli - riguarda molpartner omosessuali: ppiù grande novità cui ain questi ultimi anni è ladella coppia gay: salita ficie, grazie allo straomutamento che, nel modentale, fermi restandparecchi ostacoli, ha fatmosessualità un dato sspettato e tenuto nel deto». «Bisogna aggiungere sta coppia omosessuamente istituzionnon ha certo mencapi della coppia che se, forse, puòa gratificazioni mriprende Giampbris -. I partner gay sonoschio per una pressiontuttora forte. Ma la lorlità risulta senza dubbitativamente migliore rila coppia "normale"»del problema è comunqra un altro, secondo il pdel gruppo Gpf & Assoogni sua variante, la coè sola. Caduti i supportinali, una famiglia atto Nella foto il sociologo Giampaolo Fabris

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