Zeffirelli boccia la «Piovra 7»

i Zeffirelli boccici la «Piovra 7» UN SERIAL ALL'INDICE Ma l'autore dello sceneggiato tv: anche Falcone ne apprezzava la funzione sociale Zeffirelli boccici la «Piovra 7» «Dà un'immagine sbagliata della Sicilia» F ROMA RANCO Zeffirelli parte all'attacco della nuova serie della «Piovra» che torna da domenica su Raiuno: dopo le violente critiche di marca de che accompagnarono la Piovra 5 e misero in pericolo la sesta serie, dopo gli attacchi di Berlusconi nello scorso autunno, ecco l'affondo del senatore di Forza Italia. E' bastata la visione dello spot promozionale per spingere il regista a elevare «vibrata e ferma protesta» contro il serial. In una lettera inviata al presidente della commissione parlamentare di Vigilanza, Marco Taradash, e per conoscenza al Presidente della Repubblica, l'autore di «Gesù di Nazareth)/ accusa il film tv di esprimere «messaggi e concetti fortemente lesivi per l'immagine della Sicilia e dei siciliani e, quindi dell'intera nazione italiana. Pizza, spaghetti, sole e mafia: è questa l'immagine della Sicilia e dell'Italia che vogliamo esportare?». Secondo Zeffirelli, eletto nel collegio di Catania, il garante per l'editoria e la radiodiffusione avrebbe il dovere, prima di permetterne la messa in onda, «di visionare anali- ticamente il film e di valutarlo sotto il profilo dell'ulteriore danno morale» che potrebbe arrecare al Paese. «Da decenni - sostiene Zeffirelli - si fanno film di denuncia del crimine organizzato. Sono serviti a risolvere in qualche misura questo grave problema sociale? No, hanno offerto ai loro promotori, ipocriti o sinceri che siano, l'opportunità di accaparrarsi facili e pingui successi». Le dichiarazioni del regista (che ha anche annunciato un'interroga- zione parlamentare) hanno scatenato un terremoto di reazioni. «Non vorrei - ha osservato l'autore Luigi Perelli - che Zeffirelli si com¬ portasse come Ceausescu: in Romania la quarta serie dello sceneggiato fu interrotta perché vi si raccontava di uno stupro e Ceausescu sosteneva non fosse educativo per il popolo romeno». Perelli ha anche ricordato a Zeffirelli che «i siciliani illuminati, da Sciascia a Falcone, sono stati spettatori attenti e interessati della Piovra, per la sua funzione sociale. E' importante aver raccontato in un lavoro come il nostro non tanto la storia del crimine in sé, ma di chi in quegli anni lo ha combattuto». Secondo Luciano Violante, vicepresidente della Camera ed ex-presidente della commissione Antimafia, «in un Paese dove esiste la mafia il problema non è far finta che questa non ci sia, ma piuttosto combatterla nel modo migliore. Nel biennio '92-'94, quando il fenomeno mafioso ha toccato i suoi apici, mi è capitato di andare all'estero, in Paesi che soffrono del nostro stesso problema, e di verificare che eravamo considerati antesignani nella lotta alla mafia». L'iniziativa di Zeffirelli non stupisce l'onorevole Violante: «E' un aspetto tipico della cultura di destra invocare la censura». Se Giuseppe Gambale della Rete definisce il regista fiorentino «maldestro pappagallo berlusconiano», Pino Arlacchi, deputato progressista e profondo conoscitore del fenomeno mafioso, giudica «stravagante e qualunquista» il modo con cui Zeffirelli affronta il problema, mentre il deputato forzitalista Miccichè lo condivide dicendo che «l'uso spregiudicato della Sicilia è da tempo una moda insopportabile e incivile». Il produttore storico dello sceneggiato, Sergio Silva, spiega che la nuova serie mostra «un'Italia piena di gente onesta, fiera, che non vuole arrendersi». Ma la questione è controversa. Lo psicologo Albisetti osserva che sceneggiatori e registi di questo genere di opere dovrebbero stare attenti a non «mitizzare i protagonisti negativi della fiction perché troppo spesso l'effetto imitazione è sottovalutato». Fulvia Caprera ■ i Sotto il regista Franco Zeffirelli. Accanto una scena dell'ultima «Piovra»