Uccide il padre per vendetta«Doveva ricattare la famiglia adottiva»

Napoli, il delitto è stato scoperto 9 mesi dopo. L'uomo ricattava il figlio di tredici anni Napoli, il delitto è stato scoperto 9 mesi dopo. L'uomo ricattava il figlio di tredici anni Uccide il padre per vendetta Doveva ricattare la famiglia adottiva NAPOLI. Un lungo viaggio in trono per uccidere il padre, l'uomo che stava continuando a rovinargli la vita dopo averlo abbandonato. Il delitto probabilmente fu deciso lì, in uno scompartimento di seconda classe del direttissimo partito da Crotone, in Calabria, il primo maggio dell'anno scorso: all'inizio era stata soltanto un'idea, ma poco a poco quei pensieri di morte presero il sopravvento nella mente di un bambino di tredici anni fino a trasformarlo in un omicida. La vendetta scattò dopo due settimane: un omicidio mascherato da suicidio. Il giorno successivo i giornali locali pubblicarono la notizia della morte di un povero alcolizzato, Luigi S., che in preda alla disperazione si era dato fuoco in una macchina. Raccontarono anche di un ragazzo, il figlio, sconvolto dal dolore. Ci sono voluti nove mesi per scoprire che il colpevole è proprio lui, A., assassino a tredici anni, accusato di avere ammazzato il padre con un colpo di pistola alla testa e di aver bruciato l'auto con il cadavere all'interno. A. non ha confessato dopo l'arresto avvenuto ieri. Ma contro di lui sarebbero stati raccolti molti, troppi indizi. Gli inquirenti sono convinti di avere scoperto anche il movente del delitto: Luigi S., un uomo con un passato da contrabban- diere e armiere della mala, alcolizzato e senza più fissa dimora, aveva tormentato per anni il ragazzo costringendolo a spillare quattrini alla famiglia calabrese che l'aveva adottato. Il corpo devastato dal fuoco di Luigi fu trovato la sera del 14 maggio in una strada di periferia. In un primo momento i funzionari della squadra mobile pensarono a un delitto di camorra, ma furono sufficienti poche ore perché le indagini prendessero una piega diversa. Quel poveraccio, sostennero gli investigatori, si era ucciso oppure era rimasto vittima di un incidente. A depistare la poli¬ zia era stato proprio A., rintracciato poco dopo la morte del padre in una baracca nel quartiere-dormitorio di Secondigliano. Il ragazzo aveva spiegato di essere arrivato in città quella sera stessa, e di essere stato rinchiuso nella stamberga dal genitore ubriaco: «Era impazzito, mi ha insultato e poi è andato via gridando: torno tardi, vado a dare fuoco a un'auto». Il giorno successivo i giornali raccontarono la triste storia di un adolescente orfano di madre e abbandonato dal padre. A. era stato affidato dal tribunale dei minori a una coppia di Crotone quando aveva solo set¬ te anni. Una vita infelice, la sua, scandita da lutti e disgrazie. Ben presto, infatti, anche la madre adottiva morì, e il ragazzo si trovò a dover fare i conti con un patrigno che non lo amava e con un padre, quello vero, che non gli dava pace. Luigi S. continuava a tormentare il figlio. Pretendeva da lui dei soldi, tanti soldi. «Se non li hai fatteli dare da chi ti ospita», ripeteva. Ma un giorno A. decise di porre fine al suo incubo nel modo peggiore, uccidendo l'uomo che lo faceva soffrire. Il 1° maggio prese tutti i suoi risparmi e salì sul primo treno per Napoli. L'incontro con il padre avvenne nella sta¬ zione ferroviaria di piazza Garibaldi. Luigi, ubriaco fradicio, pretese che il figlio gli consegnasse il danaro. Il ragazzo obbedì, ma con ogni probabilità aveva già deciso di uccidere. Lo fece davvero, due settimane dopo il suo arrivo a Napoli, mostrando il sangue freddo di un killer professionista. Durante l'ennesima lite avvenuta in auto, in una strada semibuia di Secondigliano, afferrò la pistola che il padre portava con sé e sparò un solo colpo alla testa. Poi, per cancellare le prove del delitto, diede fuoco alla vettura. Fulvio Milone li quartiere Secondigliano, teatro dell'omicidio

Persone citate: Fulvio Milone, Luigi S.

Luoghi citati: Calabria, Crotone, Napoli