Il perdono salva i «baby-violentatori» di Giovanni Bianconi

Civitavecchia, i 12 ragadi che due anni fa abusarono di una minorenne non saranno processati Civitavecchia, i 12 ragadi che due anni fa abusarono di una minorenne non saranno processati Il perdono salva i «baby-violentatori» «Cancellati» gli stupri di gruppo ROMA. Oggi V. compie 13 anni; quando ne aveva 11, le toccò subire svariate violenze carnali e atti di libidine. E' la storia degli stupri di gruppo di Civitavecchia, scoperta nell'autunno del '93, la vicenda triste e inquietante delle ragazzine violentate nei locali dell'«Inter club», in un garage o in campagna da una dozzina di giovanetti, tutti minorenni, allora. «Loro ci stavano», dicevano di V. e delle sue amichette di 12 e 13 anni. Finché una sera V., in lacrime, non disse tutto ai genitori. Ieri, alla vigilia del compleanno di V., il tribunale dei minori ha deciso che quei dodici ragazzi non vanno processati. Cinque, quelli accusati dei fatti più gravi, saranno «messi alla prova», per periodi che variano da un anno e mezzo a otto mesi: dovranno studiare, lavorare e fare volontariato, dimostrando di essersi ravveduti; solo così eviteranno il processo. Gli altri sette, invece, hanno ottenuto il «perdono giudiziale», un verdetto che riconosce la responsabilità ma cancella la pena. La sentenza del tribunale arriva a fine mattinata, e gli imputati zazzere variopinte, giubbotti neri e jeans - se ne tornano a Civitavecchia in compagnia dei genitori: qualcuno sorride, altri guardano per terra, nessuno commenta. Restano le parole di qualche genitore dei ragazzi, che mentre i giudici erano riuniti in camera di consiglio dicevano così: «Perché l'hanno fatto? Per la noia di stare in gruppo». Certo non si possono lamentare i baby-violentatori di Civitavecchia, hanno evitato processo e condanne; così come non si sono potuti nascondere dietro il consenso delle tre bambine alla loro voglia di fare l'amore, perché sotto i quattordici anni di età la legge stabilisce che, consenso o no, è sempre violenza. Il risultato - che farà certamente discutere - è che adesso i dodici (hanno da 16 hanni in su, cinque nel frattempo sono diventati maggiorenni) sono liberi e presto torneranno «puliti», basterà che rispettino le regole della messa in prova che saranno stabilite il 9 maggio. «Per quelli che non potevano essere perdonati, l'alternativa alla "messa in prova" era il processo spiega Maria Teresa Spagnoletti, gip del tribunale dei minori -, ma sarebbe stata una nuova sofferenza con grave danno psicologico per le parti lese, che sarebbero dovute venire in aula a raccontare ancora una volta quello che è successo. E l'eventuale condanna sarebbe stata comunque sospesa. La soluzione migliore è quella di inserire i ragazzi in un programma di volontariato, che va fatto seriamente e non va letto come un perdono, perché i ragazzi dovranno dimostrare di aver cambiato vita e tagliato i ponti con il reato commesso. E' un tentativo che dovevamo fare». La madre di V. non la pensa così. Anche lei, come i giudici del tribunale, ha visto sfilare quei ragazzi che chiedevano scusa uno dopo l'altro per quello che avevano fatto, su esplicita sollecitazione del pubblico ministero Simonetta Matone che comunque presenterà appello contro i perdoni giudiziali perché lei aveva chiesto la «messa in prova» per tutti. A. - quello che fu preso dal padre di V., picchiato e sodomizzato con un bastone - ha provato a fare la parte della vittima: «Anch'io aspetto le scuse per quello che mi hanno fatto», ha detto, ma il pm l'ha zittito ricordando che per quei fatti ci sarà un altro processo. «Va bene, allora chiedo scusa», si è piegato A. Ma erano scuse sincere? I ragazzi dell'«Inter club» sono davvero pentiti? «A me sono sembrati sinceri», risponde il giudice Spagnoletti. E' una donna costretta a muoversi tra le maglie strette della legge e la consapevolezza che non è il carcere la risposta adeguata ai minori che commettono reati anche odiosi come la violenza sessuale, il giudice Spagnoletti. Ma è convinta che la soluzione trovata per i baby-stupratori di Civitavecchia sia l'unica possibile, anche se il vero problema, probabilmente, è proprio Civitavecchia. L'ambiente in cui i ragazzi vivono e hanno commesso quelle violenze; l'ambiente ancora oggi convinto che quelle ragazzine «ci stavano», e che non le ha perdonate; l'ambiente nel quale solo i genitori di V. hanno trovato la forza di denunciare i violentatori e presentarsi in tribunale: le famiglie delle altre due bambine hanno preferito che tutto restasse tra le mura di casa. Giovanni Bianconi Il pubblico ministero Simonetta Matone presenterà appello contro i «perdoni giudiziali»

Persone citate: Maria Teresa Spagnoletti, Simonetta Matone, Spagnoletti

Luoghi citati: Civitavecchia