Tienanmen degli scandali in Cina di Francesco Sisci

Tiencmmen degli scandali in Cina CORRUZIONE E DOPO-DENG Tiencmmen degli scandali in Cina Ministro silurato, 10 collaboratori in carcere PECHINO NOSTRO SERVIZIO La macchina anticorruzione che ha investito la capitale cinese continua a marciare imperterrita e minaccia di travolgere, come una Tiananmen degli scandali, l'intero sottobosco di funzionari e affaristi che in questi anni si sono riempiti le tasche di denaro. Dopo gli arresti del figlio del presidente della Shougang, per grandezza la seconda acciaieria della Cina, e il fermo di un paio di funzionari del comune di Pechino, ieri è toccato al potente ministero del Commercio interno. La «Nuova Cina» ha annunciato le dimissioni del ministro Zhang Haoruo: è stato trasferito all'Ente per le riforme economiche, ne è appena il vice responsabile. Ma accanto a lui, secondo informazioni attendibili, il suo segretario, i presidenti di due aziende che operavano con il ministero e un altro gruppo di funzionari sono finiti dietro le sbarre. Almeno dieci persone, in quello che sembra il più grande degli scandali finora scoperti, ma sempre più piccolo di quelli che verranno. Quasi come la frana di Tangentopoli da noi, in Cina, sottovoce ma con grande determinazione, è cominciata un' importante campagna contro la corruzione che nell'arco di poche settimane ha messo sotto pressione finora tre grandi santuari del potere economico cinese. La prima a cadere è stata la Shougang, 260 mila tra operai e impiegati ed enormi privilegi commerciali. Zhou Beifang, amico del figlio del premier Li Peng, Li Xiaopeng, presidente di due consociate della Shougang quotate alla borsa di Hong Kong, è stato arrestato per «crimini economici» secondo la versione ufficiale, probabilmente per un commercio d'oro secondo informazioni sotterranee. Vittima vera ò però il padre Zhou Guanwu, «ras» della Shougang, molto vicino al leader Deng Xiaoping e da lui apertamente sostenuto nel maggio del 1992. Nella Shougang lavora anche il figlio di Deng. Nello stesso periodo è stato colpito anche il Comune di Pechino. Un segretario del vicesindaco Zhang Baita e stato prelevato dagli agenti, e con lui anche uno o due funzionari. Anche qui c'è una vittima di vaglia: ò il segretario del partito di Pechino, Chen Xitong, reo, secondo i massimi leader, di aver gestito male l'affare dell'Orientai Plaza, un mega centro commerciale del magnate di Hong Kong Li Ka-shing che doveva sorgere nella centralissima Wanfujin. Infine quest'ultimo episodio al ministero del Commercio interno, con un maggior numero di arresti, ma dai contorni ancora incerti. Anche qui si parla di «crimini economici». Del resto la corruzione, ha detto Li Peng il 15 febbraio, ha raggiunto un livello tale da minacciare la sopravvivenza slessa del partito. Ma non si tratta solo di semplice lotta alla corruzione. Si preparano le truppe per la battaglia che verrà dopo la morte di Dong. So fosse solo una campagna contro la corruzione -i-giornali cinesi riporterebbero notizie degli arresti: sarebbero un'ottima amia per la propaganda interna. Invece, neppure un rigo. C'è dietro la politica. Per primi sembrano attaccati i «principi», i figli degli altissimi dirigenti. Hanno spesso abusato delle protezioni familiari per arricchirsi e fare il bello e il cattivo tempo, anche a dispetto degli ordini del Politburo. Ora gli si prepara terra bruciata intorno. Francesco Sisci Deng Xiaoping

Persone citate: Chen Xitong, Deng Xiaoping, Zhang Baita, Zhou Beifang

Luoghi citati: Cina, Comune Di Pechino, Hong Kong, Pechino