L'impotenza dei mediatori

I/impotenza dei mediatori I DEL POLO I/impotenza dei mediatori Votare la manovra? Berlusconi è indeciso LROMA 0 sguardo di Pinuccio Tatarella è pensoso, anche se sul viso è stampata quell'espressione particolare che lo contraddistingue, quella «plastica facciale» che lo fa apparire ottimista anche quando c'è poco da sperare. Ma lì, davanti ad un ascensore di Montecitorio che non vuole arrivare, alla vigilia dell'incontro con il presidente Scalfaro, l'ambasciatore del Polo si permette un moto di sincerità: è lo sfogo del «mediatore» che accomuna quelli che in queste ore stanno tentando di trovare la strada di un accordo sulle elezioni. E Tatarella - come gli altri plenipotenziari che si affannano in una ricerca forse vana - ce l'ha con tutti quelli che a suo dire non conoscono l'arte della mediazione e della politica. Tra questi c'è anche Silvio Berlusconi, ma non solo lui. Spiega Tatarella: «E' Berlusconi che deve decidere presto. Lui può contare su degli alleati fedeli, ma ci deve dire cosa vuol fare altrimenti...Se ur;o sa cosa vuole, si può muovere con più agilità. Il problema è che lui è un emotivo. La mattina di venerdì scorso, ad esempio, avevamo deciso di adottare la linea morbida. Io ero andato da Scalfaro per questo. Poi la sera Silvio è andato al convegno di Michelina e ha fatto quello che ha fatto. Il rischio di questi atteggiamenti è che alla fine si bruci il mediatore, cioè che alla fine mi bruci io...». La voce del «mediatore» è calma, ma da un lampo che gli attraversa lo sguardo, si capisce che la prospettiva di «andare a fuoco» non gli piace poi tanto. Continua: «Berlusconi vuole bocciare la manovra? Ma allora deve dircelo e convincere tra i suoi quelli - ad esempio Dotti - che hanno delle perplessità. Io, invece, credo che dobbiamo tentare di aprire un tavolo negoziale tra tutti. Ha ragione Segni. Dobbiamo cercare un itinerario che accontenti tutti quanti e porti alle elezioni. Ad esempio, i progressisti vogliono cambiare il Cda Rai? Si può anche fare, ma bisogna negoziare su tutto il resto. Noi dobbiamo mettere in evidenza le contraddizioni dei nostri avversari che sono d'accordo solo per dire di "no". Sono loro ad avere dei problemi, altrimenti non si capirebbe perchè D'Alema dopo aver proposto il "tavolo" ci ha ripensato». E nella foga del discorso l'ambasciatore Tatarella fa anche un pò di confusione citando i nomi della nomenklatura sovietica, attribuendo a Gromiko una «bravata» di Kruscev: «La verità è che quelli - sentenzia - sono come Gromiko che sapeva solo battere le scarpe sui tavoli dell'Onu. Non sanno mediare. Noi, invece, dobbiamo parlare a Scalfaro e dobbiamo avere Dini dalla nostra parte. Ma non sarebbe bello avere Dini candidato del Polo al superministero dell'Economia che dovrebbe mettere insieme Bilancio, Finanze e Tesoro? Fini è più scettico ma io credo che se ci muoviamo bene le elezioni a giugno possiamo ancora ottenerle». Ci spera ancora Tatarella, come ci sperano tutti i «mediatori» che dentro il Polo alla vigilia dell'ennesima visita al Quirinale si dan¬ no da fare. Mastella già parla di «astensione» sulla manovra e Francesco D'Onofrio da giorni telefona a Berlusconi per illustrargli una possibile «via d'uscita», un possibile tragitto. «Noi non possiamo avere le elezioni - spiega l'ex ministro della pubblica istruzione - andando contro Scalfaro e Dini. Soprattuto, dobbiamo mettere alla prova Dini: lui, entro dieci giorni, deve presentarci una legge delega sulle pensioni da legare alla manovra. Un provvedimento che deve essere votato entro la prima settimana di aprile. Se non lo fa vuol dire allora che c'è l'inganno. Se Dini presenta il provvedimento sulle pensioni a fine marzo, vuol dire che non vuole votare a giugno». Anche D'Onofrio, come Tatarella, parla in tono animato: «Se non mi fido di Dini? Dico solo che può essere tentato dal ppi, dalla Lega e dal pds che gli stanno facendo una proposta scellerata. Questi gli dicono: caro Dini, se cadi prima ti bruci, se invece vai avanti e fai le pensioni e la finanziaria, ti sei fatto il grande piedistallo, non cadi tu ma cade Berlusconi e tu sarai il leader dello schieramento moderato magari con l'aiuto dei popolari. Questo è il miraggio che secondo me gli stanno facendo intravvedere. Noi dobbiamo mettere alla prova Dini: gli permettiamo di attuare i suoi quattro punti ma gli dettiamo dei tempi. Impegni le Camere a votare il disegno di legge delega sulle pensioni entro il 6 aprile. Così tutti stiamo ai patti: Dini porta a termine il suo incarico in maniera degna e il suo nome può essere spendibile dopo le elezioni per qualsiasi incarico, dalla presidenza del Consiglio al ministero degli Esteri; e noi abbiamo le elezioni a giugno». Parlano i mediatori. Sperano. Sognano. E il loro sguardo è rivolto agli avversari, ma anche a Berlusconi, all'imprevedibile Cavaliere che chiuso nella sua casa di via dell'Anima deve ancora decidere cosa vuol fare. Eh sì cosa fa l'antagonista di Scalfaro? Manco a dirlo Berlusconi in quelle stesse ore sta rispondendo al capo dello Stato che da Praga ha rimarcato i suoi «obblighi» verso la Costituzione. «Ma la Costituzione - è la replica dell'ex premier - non gli impedisce di sciogliere le Camere quando Dini si dimetterà. Io ho sentito con le mie orecchie Dini dire che una volta presentata la riforma delle pensioni si dimetterà. A quel punto l'unica cosa da fare sono le elezioni. Lo hanno detto politologi illustri come Lultwak, Offe per non parlare della Banca centrale tedesca. Spero ancora che il buonsenso possa provalere». Ma come vuole raggiungere l'obiettivo delle elezioni il Cavaliere? Su questo Berlusconi non è ancora chiaro: non si è precluso nessuna strada, neanche il voto contrario alla manovra di Dini. «Saremo responsabili - dice - ma deve essere chiara una cosa: questa volta non può esserci una responsabilità a senso unico, anche gli altri debbono essere responsabili. Inoltre la manovra è un pannicello caldo, che non risolve i problemi. Noi non condividiamo questa cura: questo è un salasso che secondo noi indebolirà troppo un malato che, invece, ha bisogno di essere rimesso in forze. E per far questo c'è bisogno di stabilità, di un governo forte, in altre parole c'è bisogno di andare alle urne». Sì, ripete elezioni, elezioni il Cavaliere e non va oltre: «Bottiglione? Francamente le sue tortuosità non riesco più a seguirle. rJon capisco il suo modo di fare. Il dibattito parlamentare di Segni? Ben venga, ma a me già sembra tutto così chiaro: per fare gli interessi del paese bisogna votare al più presto. I testimoni all'incontro tra il Polo e Scalfaro? E' un'interpretazione maliziosa delle parole del Presidente, lo sono sempre stato chiaro anche su quell'incontro in cui si parlò al Quirinale di elezioni. E non sono mai stalo smentito. Aiche allora erano presenti dei testimoni autorevoli. La proposta di Prodi per l'incontro a tre con me e Dini? Vediamo. Il simbolo unico del Polo alle regionali? Non è ancora escluso. Qualcuno nel Polo parla di elezioni a ottobre? No comment». Già, «no comment». Tatarella: «E' Silvio che deve decidere presto che cosa fare» D'Onofrio: «Non si può andare alle urne contro il Colle e Dini»

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