Scalfaro: non è tempo di vigliaccheria

Il Capo dello Stato alla vigilia dell'incontro con il Polo: non fate come ai tempi delle Br Il Capo dello Stato alla vigilia dell'incontro con il Polo: non fate come ai tempi delle Br Scalfaro: non è tempo di vigliaccheria «La Costituzione è una sola, è un dovere difenderla» PRAGA DAL NOSTRO INVIATO Il «vigliacco» si scopre nel momento delle scelte. Ieri come oggi: negli anni di piombo quando alcuni intellettuali di spicco del nostro Paese guardavano scorrere lo sfascio astenendosi dall'intervenire e dicendo: «Né con lo Stato, né con le Brigate rosse»; e anche nel rovello della nostra crisi attuale quando, tra la classe dirigente, c'è chi sembra quasi voler dividere l'Italia proponendo un dilemma che non ha ragione di esistere: «0 con la Costituzione o con la Costituzione materiale». Oscar Luigi Scalfaro, nella sua ultima giornata di visita alla Repubblica ceka, guarda all'incontro con gli esponenti del Polo che l'attende in mattinata al Quirinale e fa esplodere questo pesante parallelo tra ieri e oggi: quella parte del mondo culturale italiano, in testa a tutti Leonardo Sciascia, che nella stagione del terrorismo non si schierò, raggiunse «il momento più alto della vigliaccheria». E, allora, «attenti adesso: sarebbe codardìa non schierarsi in difesa della nostra Carta fondamentale piegandone, magari, gli articoli ad interpretazioni considerate più aderenti all'attuale realtà politica. No, la Costituzione è «un punto di riferimento» che non ammette deroghe, osserva il Capo dello Stato ribadendo quanto già disse, alcuni giorni fa, a Nuova Delhi, scandendo forte e chiaro che la legge cardine dello Stato non consente «interpretazioni evolutive». Il Polo è avvisato: nell'appuntamento al Quirinale non si potrà parlare, come ha fatto Berlusconi di recente, di «inutili formalismi da superare» o tentare di far prevalere la forza della «matematica» su quella delle norme scritte, come vorrebbe Tatarella. E, quindi, in altre parole, sarà impossibile che i leader del centro-destra escano dallo studio di Scalfaro con in tasca la data delle elezioni. Batti e ribatti, da quasi tre mesi la storia è sempre quella: voto sì, voto no. Un muro contro muro che non si limita alle dichiarazioni ufficiali e che neppure le (tante) telefonate tra il Presidente e il Cavaliere riescono a scalfire: «Si sentono più spesso di quanto si possa immaginare», confida chi sta vicino al Capo dello Stato. Ed ogni colloquio si trasforma in una sorta di «gara a chi è più scduttivo: uno affida il proprio fascino al sorriso, l'altro si sforza di essere convincente, di persuadere». Ma senza deflettere di un millimetro dalle proprie convinzioni: il Presidente «è così ostinato e intransigente che, se gli si presentasse il Padreterno e gli dicesse "guarda che stai sbagliando", lui, pur così devoto, non gli darebbe' retta. E gli risponderebbe: "Questa volta stai sbagliando Tu"». Telefoni roventi con via dell'Anima anche in questi giorni praghesi, dunque. E forse proprio una di queste conversazioni vagamente kafkiano potrebbe essere alla radice del durissimo atteggiamento del Capo dello Stato durante la conferenza stampa di ieri cui ha partecipato anche il presidente ceko Vaclav Havel. Pedinato sin qui dai momenti e dai problemi di fuoco italiani, Scalfaro fa cadere il macigno di quel paragone tra stagione del partito armato e attuale. Poi ricorda che sarà un compito duro costruire la «nuova casa Italia» se, prima, «non riformiamo noi stessi ad una sensibilità democratica, ai valori spirituali, alla pienezza dei diritti dell'uomo». Ma, si interroga con qualche perplessità il Capo dello Stato, una volta riformata questa «casa», quando «faremo la riforma di chi vi abita?». Havel è curioso di cose italiane e, soprattutto, vuol conoscere il ruolo giocato dagli intellettuali nel cammino verso la democrazia compiuto dal nostro Paese. Scalfaro glielo racconta partendo da lontano: dalla dittatura per giungere agli anni esaltanti della Resi- stenza e all'entusiasmo che ha consentito la costruzione di uno Stato democratico. E ricorda: la Repubblica non ha compiuto ancora cinquant'anni e sono venuti fuori corruzione e disagio, malattie che partono dalla crisi dei valori dell'uomo. E' il cattivo uso del potere che incide in modo negativo sui diritti dei cittadini. Il monito è diretto: occorre che tutti scendano in trincea, durante questa emergenza, dimenticando che viviamo in una realtà in cui «il fascino del potere del denaro come meta di conquista» fa trascurare i valori dello spirito. Se la politica è arte, osserva Scalfaro, essa non può svilupparsi senza precisi riferimenti morali: «Gesù, non Cesare» come diceva il presidente Masaryk, «dove il no a Ce¬ sare vuol essere un rifiuto del potere fine a se stesso». Immaginare questo «Cesare» come una sorta di pseudonimo non è un esercizio troppo difficile in ore di scontro aperto tra Quirinale e Polo. Costituzione come unica busso la da seguire. Il Capo dello Stato insiste ancora su questo concetto, in serata, a Brno. Prima parlando agli studenti di Giurisprudenza che lo ascoltano nell'aula magna dell'università, poi di fronte allo Spielberg, il carcere che vide Silvio Pellico in catene, ancora un richiamo orgoglioso al voto che lui ha fatto salendo al Quirinale: «Di fronte a quel che sta scritto nella Legge Suprema io ho un solo dovere, quello di obbedire». Renato Rizzo La Carta è inderogabile: non c'è spazio per interpretazioni elastiche, dunque resta incerta La Carta è nderogabile: non c'è spazio per interpretazioni elastiche, dunque resta incerta A sinistra l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A destra, il capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, che oggi incontra una delegazione del Polo tanti della Resi- dente Masaryk, «dove il no a Ce¬ Renato Rizzo A sinistra l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A destra, il capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, che oggi incontra una delegazione del Polo

Luoghi citati: Italia, Nuova Delhi, Praga