Prossimamente UN NIPOTINO PER GADDA UN IMITATORE PER BUKOWSKI di Mirella Appiotti

Prossimamente Prossimamente UN NIPOTINO PER GADDA UN IMITATORE PER BUKOWSKI •m I «nuovi» di Longanesi e dinI tomi. Due di qui all'estate. I II primo: imbrianesco, gadI diano, Busi docet, «impasto I linguistico complesso e già molto abile - spiega Luigi Brioschi parola eccitata, molto letteraria tra gergo, arcaismi, dialetto, scrittura franta, di notevole spessore»: si chiama Giancarlo Leucadi, 35 anni, docente a Bergamo: il suo Lune stolte (Longanesi, maggio) vincitore del Montblanc 1994, è un pasticciaccio brutto della università di Paronzo: luoghi e nomi così inventati e così in assonanza con il vero, reale o letterario, la accogliente Camilla Pisana, il professor Cartacanta, Penta Cagliuso procuratore della Repubblica, Lunardo il protagonista che indaga sul mortammazzato «chiarissimo» Mannaro, fatto secco nel cesso universitario. Una bella spolverata anche a tic, manie, meschinità e naturalmente delitti del mondo cattedratico. Finale imprevisto con finta morale manzoniana e Arbasino che gioca a nasconderello. Il secondo: non è pasoliniano anche se ha dedicato il suo primo video a Pasolini, potrebbe essere piuttosto bukowskiano, discende come tanti, ma solo un po', da Tondelli, si chiama Giancarlo Marinelli da Rovigo, vent'anni, il suo romanzo d'esordio s'intitola Giorni d'amore alla stazione (Guanda, settembre). Storie di vita a grado zero, barboni, drogati, emarginazione, allegria disperata: «Linda era il mio angelo epilettico. Linda era bellissima. Faceva croissants imbottiti di marmellata al bar della stazione... scopavamo due tre ore al giorno tra gli sputi del nonno rincoglionito dal tabacco e la ruggine cresciuta tra le porte di ferro. Porte aperte* scorrevoli, girevoli. Come quelle della sua vagina». La Casa di Barbaro I libri hanno un'anima? Certo che sì, i libri veri. Giulio Bollati ama soltanto quelli: libri «difficili» sui quali, dice addirittura, «mi gioco la vita». E''il caso di Paolo Barbaro, veneziano di spericolata finezza e di notevole curriculum, che nel suo nuovo romanzo La casa con le luci lascia la laguna per una terraferma pur sempre trascolorante, a fior di mare e di vento, per raccontare, quasi a ritmo di rap, l'incontro «impossibile» tra Roberto ragazzo del volontariato, un paio di morose, motocicletta, le strade, i volti, i profumi di «fuori» e Christa, viso a triangolo da idolo, incartapecorita e luminosa ospite-testimone-giudice nella tragedia della vecchiaia, gli odori e le repulsioni di «dentro», tra le facce dell'ospizio, ghetto inutilmente imbellettato. Un incontro iniziatico, non solo per il ragazzo; e che, tra gesti minimi, piccoli continui scarti tra humour, malinconia, fulminee complicità, nessun sentimentalismo, poco pianto e molta ironia, sembra diventare oltre che una sfida alla morte, una sorta di progetto di via ta. 0 di eternità... Nardi: con Oulipo non si sopravvive Breve vita (felice?) dell'editore Marco Nardi. Da Firenze, tra il '92 e il '94, una quindicina di ottimi titoli: due squisiti libretti-intervista a Luzi e Fortini; l'esordio italiano di Paul Nizon con L'anno dell'amore, l'esordio tout court di Eraldo Affinati nel romanzo con Soldati 1956; il saggio di James Beck su cui si è ampiamente scritto Restauri capolavori affari. E come canto del cigno: Attenzione al potenziale, un «cult» dedicato ai padri dell'Oulipo, da Calvino a Perec. Ma con i cult non si sopravvive e non si ha diritto nemmeno a un epitaffio. Come è avvenuto alla editrice del Nardi (che ora si dedica all'editoria illustrata, auguri) scomparsa nel silenzio dei media. E adesso? Troppo tardi per una prece, non per salvare un catalogo piccolo ma bello. Se qualcuno c'è, batta un colpo. Mirella Appiotti

Luoghi citati: Bergamo, Firenze, Rovigo