GLI EROI DEGLI ABISSI di Luciano Curino
GLI EROI DEGLI ABISSI GLI EROI DEGLI ABISSI Illirico Fermi EI sommergibili italiani che operarono nel torrido clima del Mar Rosso erano installati condizionatori dell'aria che usavano come gas refrigerante il cloruro di metile, assai tossico e che per di più sfuggiva facilmente da impianti difettosi. Il fatto si era già verificato nelle crociere prebelliche, era stato segnalato ma nessun provvedimento era stato preso. Sicché, venne la guerra e nei mari africani, oltre la Marina britannica, nemico dei nostri sommergibilisti fu il cloruro di metile, con drammatiche conseguenze. Il 15 giugno 1940 il Macallé finì sugli scogli e non potè essere disincagliato. Fu abbandonato e affondò. Tutto questo avvenne soprattutto perché le capacità psicofisiche del comandante e dell'equipaggio erano state menomate in modo grave dal micidiale gas. Il 26 giugno l'Archimede dovette interrompere l'azione e ritornare alla base di Assab con una trentina di marinai intossicati, allucinati, deliranti. Quattro morirono prima di arrivare ad Assab, altri due poco dopo. Il Perla lasciò Massaua il 19 giugno. Presto il gas cominciò ad avvelenare l'aria, gli uomini a sentirsi strani. Alcuni si aggravarono, ebbero sintomi di agitazione, pronunciavano frasi sconnesse. Nella relazione d'inchiesta sulla vicenda del Perla si legge: «La sera del 22 alcuni ammalati danno segni manifesti di completa pazzia: un marinaio nudo e con due elmetti in testa, valigia in mano e l'abito del comandante sotto braccio, strepita perché vuole andare a terra; un altro si infila nella cuccetta dell'ufficiale in seconda, un altro ancora tenta di eseguire delle manovre di allagamento e si è costretti a legarlo. Un elettricista canta a squarciagola ed intavola discorsi immaginari con la fidanzata, altri sono presi da allucinazioni e riconoscono nei macchinari di bordo immaginarie bestie feroci. Tutti i malati, più o meno, si ribellano alle cure». Pur in queste condizioni e con il comandante che cominciava a stare male, con la temperatura interna di 64 gradi, il Perla raggiunse la sua zona di agguato, ma da Massaua arrivò l'ordine dell'ammiraglio di interrompere la missione ormai impossibile e tornare alla base. Ernesto Gagliano Pavel Sudoplatov Incarichi speciali Rizzoli pp. 638. L 34.000 Sono episodi tratti da Uomini sul fondo, storia del sommergibilismo italiano dalle origini (1890) ai giorni nostri. L'autore, consulente e consigliere dello Stato Maggiore della Marina, ha pubblicato una quindicina di opere sulla guerra marittima. La gran parte di questo ultimo libro riguarda il secondo conflitto mondiale. La guerra nel Mediterraneo, le operazioni nel Mar Rosso, la battaglia nell'Atlantico, le azioni dei «tascabili» nel Mar Nero, le missioni degli incursori dentro gli ancoraggi nemici: una storia affascinante, eccezionale per le condizioni in cui vennero a trovarsi ufficiali e marinai. Ben 3021 di loro non rientrarono alle basi, sepolti nel mare dentro un'urna d'acciaio squarciato. Inevitabile un così alto prezzo in perdite di vite umane e di mezzi? L'autore risponde esaminando criticamente la prep.> ."azione, le scelte tattiche, la condotta delle operazioni. Riporta una considerazione dell'ammiraglio Mondami: «Praticamente siamo entrati in guerra nella più completa ignoranza e impreparazione». Questo libro, premette l'autore, «è stato scritto nel ricordo degli uomini dei sommergibili»: giovani che hanno scelto un'esistenza fatta di rinunce, di pericoli, di lunghi silenzi e dove ogni manifestazione deve essere frenata, compressa nell'isolamento delle profondità sottomarine, lo spazio personale è ridotto al minimo indispensabile, l'acqua va usata con parsimonia. In guerra era sottoposto a caccia nemica, scoperto, inseguito, bombardato. Rapida immersione, scendere a 70-90 metri, i motori al minimo e nessun rumore, tutti zitti sperando di non essere localizzati, attorno scoppiavano bombe di profondità e 10 scafo era sbattuto dalle onde. Gente speciale quella dei sommergibili? «Non credo, certo gente profondamente legata al proprio mondo, dove appunto si può vivere se l'animo, lo spirito, 11 cuore sono capaci di credere in qualcosa che è un insieme di fede negli altri, di fiducia in se stessi, di entusiasmo per quello che si fa e per le ragioni per cui lo si fa». Luciano Curino Giorgio Giorgerini Uomini sul fondo Mondadori pp. 71 IL. 42.000
Persone citate: Ernesto Gagliano, Giorgio Giorgerini, Pavel Sudoplatov
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