SPIRITO SANTO SALVACI DAI DEMONI DEL '68 di Mirella Serri

SPIRITO SANTO SALVACI DAI DEMONI DEL '68 SPIRITO SANTO SALVACI DAI DEMONI DEL '68 tizie del maggio francese e quelle che accadeva nei campus in America, nella nostra famiglia e nella comunità ci fu un cambiamento radicale. A rievocare oggi ciò che accadde allora sembra che sia successo qualcosa di pazzesco. Ma in realtà si viveva in un'epoca che sembrava veramente coincidere con la fine del mondo. La vita quotidiana continuava a svolgersi sotto un'apparenza tranquilla, ma molti fedeli della comunità, tra cui mio padre, cominciarono a interpretare in senso letterale alcuni passi della Bibbia. Si iniziò a parlare dei doni dello Spirito e del fatto che bisognava resistere con i miracoli e con il martirio all'arrivo di Satana. Molti fedeli credevano veramente di essere abitati dalla parola divina. Io ho assistito spesso a spettacoli di vere e proprie "possessioni" in cui ci si batteva il petto, si delirava in strani linguaggi. Durante cerimonie che duravano ore e ore ci si autopuniva dichiarando i peccati in pubblico». Così anche nella piccola comunità protestante londinese capeggiata dal reverendo Bowen si riteneva che la lingua di fuoco fosse inviata da Dio per accendere i cuori di molti credenti e combattere l'epoca dell'avvento di Satana. L'obiettivo era di fermare l'avanzata di quelli che si sentivano attirati dalla «rivoluzione» politica e sociale. Come ad esempio Adrian, che nel libro è il figlio maggiore del reverendo Bowen, e che rappresenta uno dei più accesi sostenitori dei nuovi costumi sessuali, non disprezza la promiscuità e per spregio al rigore paterno sbandiera il suo estremismo. Il ragazzo, che ha un piede storpio, indossa pantaloni a zampa d'elefante e tuniche indiane comprate al mercatino di Camden Lock, suona la chitarra elettrica a tutto volume, fa il tifo per i Vietcong e fuma la marijuana. Come spiega ai figli il reverendo Bowen, a cena, tra una forchettata di cavolfiori e una costoletta d'agnello, «proprio in questo periodo Satana ha sferrato un'offensiva globale. Il moltiplicarsi degli influssi malefici si manifesta nell'ascesa di Mao, nella Russia comunista, nell'ala estremista del partito laborista, nei sindacati, nella droga e nella pornografia». Il «movimento carismatico», che si propone di far muro all'avanzata del diavolo e del malcostume, si diffonde a macchia d'olio. Il «rivoluzionario» Adrian, con la sua passione per le trasgressioni, diventa il capro espiatorio. E viene sottoposto ad un rito di esorcismo e di vendetta dai membri della comunità che non sopportano la sua ostinata ribellione. «Io non ho voluto disegnare precisa Parks - solo le fantasie devastanti che si erano impadronite di tutto un gruppo. Più in generale mi sembra che tutta un'epoca, con il desiderio di rovesciare la morale agenti e venti editori: quando finalmente veniva pubblicato nel 1985 si assicurò due dei più importanti premi letterari britannici. Oggi, dalla finestra dell'appartamento di Parks, che vive in un piccolo condominio poco fuori Monturio, vicino a Verona (a cui ha dedicato l'ultimo libro, Italian Neighbours An Englishman in Verona), non si vedono chiese né canoniche, ma intorno ci sono solo prati e colline e nel cortile giocano tanti rumorosi bambini. Ma Parks, che nel Sessantotto aveva 15 anni - tanti quanti ne ha il giovane Ricky Bowen che racconta la storia nel romanzo - in parrocchia ci abitava veramente. Quali sono gli elementi autobiografici del suo racconto? «Mio padre era un pastore protestante e mia madre lo aiutava molto nel suo lavoro. Quando si cominciò a respirare l'aria del Sessantotto, quando arrivarono le no¬ pEra il Sessantotto, epoca in cui i figli si rivoltavano ai padri e i nuclei familiari di mezzo mondo venivano messi sotto torchio. Ma la rovina che si abbatté sui Bowen mentre gli studenti d'America e d'Europa salivano sulle barricate o sfilavano nelle marce per il Vietnam - fu assolutamente particolare e rappresentò una sotterranea e silenziosa rivoluzione, non meno turbolenta e inquietante, all'insegna del fanatismo religioso. Non ha dimenticato quegli anni il quarantenne scrittore londinese Tim Parks che esordisce in Italia con il romanzo Lingue di fuoco, a giorni in libreria, pubblicato da Adelphi. Parks, uno dei più noti narratori inglesi, traduttore di Moravia, Calvino, Tabucchi, Jaeggy, Calasso, vive in Italia da quindici anni. II suo successo in Inghilterra se lo è dovuto conquistare a fatica. Proprio Lingue di fuoco, il primo romanzo, è stato respinto da sei "borghese", di dissacrare le istituzioni fosse attraversata da una frenesia collettiva, da mia specie d'invasamento. Era un momento esaltato e dionisiaco da cui si sprigionavano forze ed energie contrastanti, qualcosa di molto bello, ma anche di molto pericoloso». In quest'emanazione di cariche psichiche e di dinamiche incontrollate, di sessuofobia, di terrore, a difendere Adrian non ci sono i suoi genitori. Al contrario, il padre e la madre rappresentano degli implacabili accusatori. Probabilmente non è un caso che Parks dichiari che gli scrittori italiani che predilige sono la Ginzburg e la Morante, cioè narratrici che spesso hanno messo al centro delle loro opere il disagio della vita familiare: «Ho voluto raccontare i conflitti che oppongono genitori e figli, e dimostrare come qualcosa di molto intimo e prezioso può capovolgersi nel suo contrario e trasformarsi in un sistema di rapporti terribile». Sarà il piccolo Ricky a sancire la disgregazione finale della famiglia, ma anche a dichiarare la sua impossibilità di comprensione di tutto quanto era successo: «Anche se un diavolo doveva esserci stato per davvero da qualche parte, per il modo con cui la nostra famiglia si dilaniò, e si distrusse come una casa costruita sulla sabbia». Mirella Serri