OMOLIBER Un boom di storie gay ma scritte per tutti di Mirella Appiotti

MOLIBER MOLIBER n boom di storie gay ma scritte per tutti M nm m Torna integrale ['«Ernesto» di Saba e si scopre un noir lesbico della Hkhsmàli / knlmrla Saba e. Patricia Uig/i.simìfi dedica nei giorni della vecchiaia, «quando ormai il suo sacrificio scrive la Morante - si rendeva a lui in tragedia, e agli altri in purezza assoluta...». L'Ernesto che torna in libreria è il frutto di un controllo severissimo sull'originale custodito presso il Fondo Manoscritti di Maria Corti a Pavia e compiuto da Maria Antonietta Grignani che ac- compagna il testo con il resoconto della sua avventura editoriale e con una nota filologica. «Abbiamo contato un centinaio di cambiamenti o distrazioni - ci spiega la studiosa -. Punteggiature non rispettate, soprattutto "traduzioni" dal dialetto all'italiano, compiute da Linuccia involontariamente o volontariamente, forse per rende- Comisso, i racconti di Sandro Penna Un po' di febbre e, prima di tutti, l'Ernesto». L'unico e non finito (non finibile forse) romanzo del poeta triestino, è scomparso dalla circolazione da 17 anni. Linuccia Saba lo aveva trascritto velocemente, con passione di figlia, subito dopo la morte di Carlo Levi, nel gennaio del '75: tra le carte custodite nello studio del celebre compagno, aveva ritrovato due copie dattiloscritte di un testo del quale era, del resto, perfettamente a conoscenza. Così nel dicembre di quello stesso anno, Ernesto esce per i tipi di Einaudi, accompagnato da una significativa nota di Sergio Miniussi e da una retrocopertina firmata da Elsa Morante. Tempi d'oro. Tre edizioni, poi il silenzio: un grande libro di formazione quasi mai più citato, poco studiato, reso visibile all'epoca più che altro dallo «scandalo omosessuale» e, anche questa, una epifania in gran parte da decifrare. Operazione che oggi è forse possibile fare più correttamente di vent'anni fa? L'Einaudi ci prova. E per pochi altri testi ne potrebbe valere la pena come per l'Ernesto: storia di un'iniziazione sessuale (l'incontro di un adulto con un giovinetto nel quale il poeta ravvisa se stesso in una sorta di sdoppiamento e ritrovamento di sé, scandito da un'altra duplicità, quella della lingua, italiano e dialetto), che si trasforma in «una gioia liberatoria» cui l'artista si Edoardo Angelino re più facile la comprensione». Il ripristino totale del dialetto renderà, si suppone, ancora più immediato l'impatto, già così netto, con l'evento omosessuale. Grazie alle note della Grignani ci sarà consentito anche di seguire i passaggi compiuti dall'autore attorno a certi punti cruciali, specie del primo episodio, stupendo. (Un «assaggio»: «...quell'ernestiano "Glie 10 cavo fora" (rivolto all'«uomo», ndr) al quale Saba arriva passando da "Ghe sbotono mi" agli ottonari cantabili "Ghe lo tiro fora mi", poi "Ghe lo cavo l'ora mi" quest'ultimo più triestino per l'impiego di cavar in luogo di firar...»), mentre 11 dato forse di maggior rilievo legato a questa riedizione che la studiosa ci segnala è «l'opportunità offerta dal romanzo per reinterpretare la poesia del Canzoniere)). A questo punto, una domanda: chi degli altri italiani impegnati in narrativa di argomento omosessuale, accompagnerà, in libreria, il capolavoro di Saba in questo '95 italiano con un futuro politico-sociale tanto problematico? Chi si affiancherà al Tondelli di Camere separate, al Fortunato di Sangue, al Teobaldelli di Esercizi di castità, al Dell'Orto di Pagine strappate, a certi «momenti» cruciali di Legami molto stretti della Cerati e di Le decorose memorie di Doninelli? Ebbene, sono in parecchi. Ci sono le Nozze con diavolo, il primo romanzo, già apprezzato, di Dario Bellezza; c'è il Walter Siti di Scuola di nudo, grande affresco einaudiano forse non ancora completamente esaminato, ubiquo se si vuole, il cui leitmotiv, ci avverte l'autore, non è tanto l'omosessualità quanto «la legge del desiderio», lo spazio aperto della nostra avventura esistenziale... Ci sarà, in un percorso narrativo complesso tra i generi sessuali, Del perché i porcospini attraversano la stra da, il nuovo libro di Carmen Covito a maggio per Bompiani; c'è l'uscita allo scoperto di storie d'amore tra donne, recentissimo Desiderio della catanese Pina Mandolfo per La Tartaruga. Un contesto nel quale non sembra lecito citare Busi, né il suo ultimo prodotto Cazzi e canguri (pochissimi i canguri) (Frassinelli): perché questo scrittore, linguisticamente addirittura determinante negli ultimi decenni della produzione letteraria italiana, vuo'? essere, come sappiamo da sempre, soltanto e esclusivamente «scrittore». «E Busi ha ragione - commenta Geno Pampaloni -, l'omosessuale è un diverso fatto dalla storia non dalla natura. Dal punto di vista della natura la diversità è irrilevante, dal punto di vista della storia è enonne. Dobbiamo giudicare l'artista, lo scrittore. Possiamo dire che un romanzo è di tema omosessuale, non che un romanzo è omosessuale». La realtà è sempre un poco più complicata della sua rappresentazione ideale. Cosi l'universo omosessuale italiano delle lettere sembra tuttora costretto a operare, esso stesso, per necessità, notevoli distinguo tra arte e militanza. Obbligato a non ignorare la discriminazione talvolta subliminale ma ancora forte nei confronti del mondo gay. Certo siamo lontani dai processi a Pasolmi e dalle denunce nei confronti dello stesso Busi. Ma la sensazione, a parte le apparenze, che per la libertà anche sulla pagina «da un paio d'anni tiri aria poco favorevole» è abbastanza diffusa. Ecco perché, ci spiega Mario Anelli direttore di Babilonia, la più importante rivista italiana omosessuale, va rivendicata, senza falsi timori di ghettizzazione, l'esistenza di «una letteratura omosessuale», di lotta; parallela, non alternativa certamente, a quella «alta» collocata in una sorta di empireo, fuori da qualsiasi definizione. Ma anche quest'ultima, per il solo fatto di trattare un tema accolto più in superficie che in profondità, sembra a Giovanni Dall'Orto, nell'inchiesta condotta per il mensile Rivisteria, vittima del più generale paradosso «dell'editoria italiana di fronte al mondo omosessuale: esistono titoli adatti, esiste una domanda esplicita, ma a causa di forti pregiudizi (perfino tra gli stessi scrittori gay) non sembra ci sia l'intenzione di creare e sviluppare un mercato che lascia intravvedere invece ottime potenzialità». Una specie di chiamata alle armi, quella di Dall'Orto, un invito anche perentorio ad un'assunzione di responsabilità. La stessa, in fondo, di Saba con l'Ernesto la cui grandezza, come immediatamente capì la Morante, si esprime in un «fondamentale rispetto per la vita e la persona umana: senza il quale, nell'arte, come pure nella storia, non c'è realismo né libertà; ma servitù, e rettorica». Mirella Appiotti

Luoghi citati: Babilonia, Pavia