Occhi americani sull'Eni Il colosso chimico Usa è interessato alla privatizzazione di Raffaello Masci

Il colosso chimico Usa è interessato alla privatizzazione Il colosso chimico Usa è interessato alla privatizzazione Occhi americani sull'Eni Union Carbide cerca nuove intese NEW ORLEANS DAL NOSTRO INVIATO La Union Carbide - la compagnia americana che ha una joint-venture con Enichem per la realizzazione degli impianti di Brindisi - è interessata alla privatizzazione dell'Eni, sia pur con una attenzione prioritaria alle sue attività di chimica di base. Lo ha detto il neo presidente della compagnia americana. Bill Joyce: «Sì, noi abbiamo piacere di investire in Italia e in Eni in particolare, perché della privatizzazione di questo gruppo siamo già parte, con il nostro contributo alla Polimeri Europa (la joint-venture in atto - ndr)». Questo però non significa che la Ucc sia interessata a comprare azioni del gruppo di Bernabò: «Non siamo una finanziaria - ha continuato Joyce - e non ci interessa diventare azionisti di una holding. Io dico solo che siamo interessati al "core business" del gruppo Eni, cioè à quelle attività che siano sinergiche al nostro lavoro». E così la Union Carbide ha dichiarato le proprie intenzioni, nel momento in cui l'agognato progotto di un nuovo stabilimento a Brindisi per la produzione del polietilene sta per partire. Se è vero che l'albero si riconosce dai frutti, e quindi è presto per parlare, è altrettanto vero che le premesse affinché Brindisi diventi uno stabilimento-modello per la chimica europea, ci sono tutte. Enichem porta di suo al matrimonio con la Ucc, una posizione dominante sul mercato europeo, con una quota del 15%. E gli americani fanno la loro parte. «Il nostro contributo in denaro alla joint-venture - ha detto ancora Joyce - è stato di circa 220 milioni di dollari, più un intervento in tecnologia che rende il nostro apporto totale di circa 450 milioni di dollari». Il legame che si viene a instaurare con il colosso americano ha tutti i requisiti di una grande chance per Enichem, in quanto Ucc è un'azienda in forte trend positivo, con un'alta tecnologia e una moderna attenzione alle istanze ambientali. Un patrimonio di esperienza, in definitiva, che calato sulla realtà di Brindisi, potrebbe farne una struttura di riferimento per l'industria chimica europea. Per esempio, la tecnologia gas-phase utilizzata negli stabilimenti Ucc di Taft (presso New Orleans) è considerara all'avanguardia tanto da essere stata richiesta da 66 impianti nel mondo (più altri 15 che saranno attivati entro il '97), il 46% del totale. Si tratta di una tecnologia che consente di ottenere un rendimento pari al 93% della materia prima (contro circa l'80% di altre tecnologie), di abbattere i costi di produzione e di rendere bassissimo l'impatto ambientale dei processi di produzione. Union Carbide - leader della chimica negli Usa (seconda solo alla Quantum CH) - ha un fattu¬ rato di 4,8 milioni di dollari con un profitto che, nel '94, è stato di 551 milioni di dollari. E questo a fronte di appena 12 mila dipendenti. Per quanto riguarda la politica ambientale, la tecnologia gas-phase ha consentito una riduzione delle emissioni del 68% dall'87 al '92. Tutto questo patrimonio di conoscenze, di esperienze e di tecnologie sarà trasferito a Brindisi il cui impianto - per ora sulla carta - è tutto in questi numeri: due reattori per la produzione di polietilene, 200 milioni di dollari di costo-impianto, 7 mila lavoratori impiegati, 450 mila tonnellate di produzione a regime, 24 mesi di tempo per la realizzazione. Poi a parlare saranno i fatti. Raffaello Masci GRUPPI IN VENDITA: IL "'FORZIERE! ITALIA ilore quota restante

Persone citate: Bill Joyce, Taft

Luoghi citati: Brindisi, Italia, New Orleans, Usa