«Il boom c'è ma non è uguale per tutti e le nostre aziende non riescono a diventare internazionali» «La ripresa spacca l'Italia»

«Il boom c'è ma non è uguale per tutti e le nostre aziende non riescono a diventare internazionali» «Il boom c'è ma non è uguale per tutti e le nostre aziende non riescono a diventare internazionali» «la ripresa spacca l'Italia» Nomisma: troppo divario tra regioni BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Imprenditori attenzione: la svalutazione può rendervi provinciali, abituarvi a ragionare in piccolo. Paradossalmente, anziché internazionalizzarvi potrebbe riportarvi in parrocchia. A mettere gli industriali italiani sul chi va là, è il «Rapporto 1994-1995 sull'industria italiana» curato da Nomisma e presentato ieri a Bologna. Assente per la prima volta il fondatore del centro Romano Prodi, impegnato nella sua maratona verso Palazzo Chigi, la presentazione è stata fatta da Patrizio Bianchi, vicepresidente del comitato scientifico. Parlando nella sede della Confindustria bolognese, Bianchi ha messo in guardia sui paradossi e le insidie che accompagnano una ripresa che è reale dal punto di vista delle quantità, ma zoppicante perché cammina su una gamba sola, centrata com'è soltanto sull'industria e troppo legata ancora alle esportazioni. Dice Bianchi: «Sommando gli effetti della svalutazione e quelli della ripresa, in questi due anni le imprese avrebbero dovuto accentuare il loro carattere internazionale, attraverso la ricerca di accordi e investimenti all'estero. Complice un mercato valutario drogato, ormai sganciato dai flussi reali, l'accento è stato posto sulle vendite all'estero più che su una reale internazionalizzazione. Di fronte ad un cambio che continua a cedere, si può essere indotti a pensare che gli effetti positivi stiano non nel ricercare innovazione, attraverso investimenti di lungo periodo, ma nello sperare in una svalutazione continua. E' questo l'effetto droga da evitare. Siamo ancora in grado di disintossicarci e dobbiamo farlo, diversamente il Paese reale si squaglierà e resterà solo il Paese di carta». Al centro del loro lavoro, i ricercatori Nomisma hanno messo una domanda cruciale: qual è l'effettiva natura della ripresa? Il Rapporto cerca di capire in che misura le risorse prodotte in questa fase sono in grado di incidere sul superamento dei limiti strutturali del sistema produttivo italiano: problemi e debolezze caduti nell'oblio per l'effetto della ripresa dell'export. La conclusione è preoccupata: in questi due anni si è accentuata la spaccatura economica del Paese e la crescita dell'economia reale non è in grado di ridurre le disparità interne, anzi rischia di produrre una maggiore contrapposizione tra aree che accrescono il loro carattere di economia aperta, potendo affrontare in modo maggiormente positivo anche il problema dell'occupazione, e aree che rimangono estranee alle opportunità della ripresa, in un contesto di disoccupazione che in alcuni casi ha ormai superato il 20 per cento. Sottolinea Bianchi: «Nonostante gli evidenti sforzi che le imprese hanno prodotto per cogliere le opportunità di crescita estera, il sistema industriale non è riuscito a produrre flussi di investimento che andassero al di là di un'ottica a breve termine. I processi di crescita e internazionalizzazione produttiva rimangono deboli e limitati alle aziende più forti. La capacità del nostro sistema di attrarre investimenti dall'estero sconta gli effetti delle continue incertezze interne e della protratta svalutazione. Non è un caso che le acquisizioni dall'estero siano diminuite, pur in una situazione di grande svantaggio per la lira». E all'orizzonte stanno riaffiorando i principali nodi strutturali del Paese, aggravati da un andamento molto differenziato della produzione industriale per aree e settori: «Le imprese che operano nei segmenti dell'hitech e soprattutto sul mercato interno sono state penalizzate, l'enfasi della ripresa c'è sulle specializzazioni già esistenti». Che fare? Tornare a ragionare in termini di investimenti, di infrastrutture e di privatizzazioni, è la risposta. Vale a dire: uscire da un'ottica di difesa e di neoprotezionismo consolidando la ripresa e investendo nel futuro. Bianchi sintetizza con uno slogan, quasi desueto: «Ritornare in Europa». Marisa Ostolani COSI8 VA IL PRODOTTO LORDO REALE USA GIAPPONE ",0 CINA Legenda Variazioni % suli'anno precedente 1994 Proiezione lllllli Previsione 1996 Previsione Elaborazione Nomisma sudatiFMIeOCSE

Persone citate: Marisa Ostolani, Patrizio Bianchi, Romano Prodi, Sottolinea Bianchi

Luoghi citati: Bologna, Cina, Europa, Italia, Nomisma, Usa Giappone