Bova, bello e muscoloso Faccia d'angelo, ex campione sarà il commissario Breda di Fulvia Caprara
Bovo, bello e muscoloso Bovo, bello e muscoloso Faccia d'angelo, ex campione sarà il commissario Breda ROMA. Sulle forti spalle di Raoul Bova, romano, ex campione di nuoto, 24 anni, occhi azzurri, pesa l'eredità di due personaggi simbolo della storia della nostra tv: il commissario Cattani cioè Michele Placido, colpito a morte in un agguato mafioso il 20 marzo 1989 davanti a 17 milioni di telespettatori, e il poliziotto-cane sciolto Davide Licata, cioè Vittorio Mezzogiorno, l'attore napoletano scomparso prematuramente un anno fa. Bello, atletico, genere faccia d'angelo su muscoli d'acciaio, Bova si fa strada a poco a poco nella Piovra numero 7, in onda su Raiuno per 6 serate a partire da domenica prossima. All'inizio è solo un ragazzo un po' spaesato, appena uscito dall'Accademia, con guai familiari alle spalle, poca esperienza, tanta buona volontà. Ma la mutazione è dietro l'angolo, solo questione di puntate: «Sono le circostanze a farmi diventare un eroe - dice Bova -: da ingenuo e inesperto mi trasformo in grintoso, aggressivo, capace di apprendere da tutto quello che mi succede intorno». Come ha affrontato il suo ruolo? «Con le mani nei capelli, ero terrorizzato, pensavo ai paragoni inevitabili con Placido e con Mezzogiorno. Solo quando ho letto la sceneggiatura ho capito che il mio personaggio era completamente diverso. Non solo perché privo di esperienza, ma anche perché la lotta alla mafia, nella prima fase, gli appare inutile, perdente in partenza. Poi una frase di Silvia Conti comincia a risvegliarlo: io le chiedo perché mai Cattani aveva sperato, da solo contro tutti, di poter battere il potere mafioso e lei mi risponde: "Perché aveva visto delle cose su cui non poteva chiudere gli occhi". Quella frase da quel momento diventa mia, e inizia la trasformazione». Per diventare il commissario Gianni Breda si è affidato all'istinto oppure, come fanno gli attori americani, ha imparato tutto sulla vita dei poliziotti? «Ho cercato il più possibile di "essere" Gianni Breda; sono andato in giro con una pistola finta e, a poco a poco, ho capito che i poliziotti sono persone diverse: chi assiste nella vita anche ad un solo omicidio è segnato per sempre, a cominciare dallo sguardo». Come giudica le polemiche politiche che hanno accompagnato le Piovre precedenti compresa la dichiarazione recente di Berlusconi che ha accusato il film-tv di esportare all'estero un'immagine negativa del nostro Paese? «Quella frase di Berlusconi non aveva proprio nessun senso. Così come non lo ha la mentalità dei "panni sporchi si lavano in casa". La mafia è un problema italiano come di altri Paesi: bisogna combatterla tutti insieme, anche con film e sceneggiati tipo "La Piovra" che hanno la funzione di sensibilizzare le persone. Sono come lezioni di educazione civica. I tg raccontano i fatti e i tvmovie, attraverso la finzione, rendono le cose più chiare, più intellegibili». Che cosa le è piaciuto di più delle precedenti Piovre? «Placido mi è rimasto particolarmente impresso perché quando lo vedevo in tv avevo 11 anni e lo consideravo un eroe, una figura rassicurante, protettiva, cui ispirarmi». Fulvia Caprara
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