Genitori pensate ai vostri figli generali pensate alla difesa di Ferdinando Camon

Che delusione le frasi d'amore LETTERE AL GIORNALE Genitori pensate ai vostri figli; generali pensate alla difesa Bimbi maleducati e la scuola Desidero esprimere! a Ferdinando Camon il mio più sentito apprezzamento per il suo articolo sui «figli maleducati» apparso sulla prima pagina de La Stampa del 23 febbraio. Finalmente Camon ha avuto il coraggio di dire ciò che molti operatori della scuola pensano da anni, ma che non hanno mai potuto esprimere pubblicamente, pena l'essere accusali, nella migliore delle ipotesi, di scarsa professionalità, quando non addirittura di essere «razzisti», «persecutori» o «fannulloni». Il problema dei bambini che si comportano in modo violento e disturbante e da anni uno dei più gravi della scuola ed è in continuo aumento. Come insegnante ho vissuto personalmente situazioni di questo tipo e ne ho sofferto molto. Infatti non solo i bambini educati male risentono di non avere regole e controlli e non stanno bene né con se stessi né con gli altri, ma soprattutto tolgono ai compagni, che ne hanno pieno diritto, la nostra energia e disponibilità educativa impegnata invece nel «contenimento» degli allievi che creano problemi. E' ora dunque che venga chiarito ai genitori che non possono e non devono far ricadere solo sulla scuola problemi che essi stessi creano e che non sanno poi risolvere. E' indispensabile invece che collaborino con l'istituzione scolastica assumendosi quelle responsabilità nei confronti dei figli e della società che hanno accettato mettendoli a) mondo. Daniela Bachi, Torino Gli obiettori e von Clausewitz L'anno non è cominciato bene per le nostre FF.AA. Apprendo difatti da Riv. Mil. 1/1995 che la Commissione Difesa del Senato ha approvato in sede referente il disegno di Legge sull'obiezione di coscienza presentato dai senatori Prisco e Delfino che riconosce il diritto «soggettivo» del cittadino a scegliere fra sei-vizio militare e servizio civile. In parole povere il servizio militare sarà prestato da chi vorrà farlo, tanto - pensano gli autorevoli referendari - visto che l'Unione Sovietica non rappresenta più una minaccia, a che scopo avere un esercito decente? E questo mentre è sotto gli occhi di tutti che le recenti, rapide trasformazioni dell'assetto geopolitico e di conseguenza geostrategico del pianeta hanno reso più inquietanti ed imprevedibili i problemi della sicurezza e della difesa come dimostrano i numerosi focolai di guerre regionali che ovunque sorgono come malefici funghi. E qui cade acconcio un riferimento. Il generale von Clausewitz (tanti nominisi così ammoniva nel I libro cap. Il di Vom Krìege «da un Capo si deve esigere che non dimentichi che il dio della guerra può sempre fare delle sorprese, quindi deve sempre tenere fisso un occhio sull'avversario affinché, se necessario, possa affrontarlo armato di qualcosa di diverso che un fioretto». Clausewitz è morto da 164 anni, ma i suoi principi politico-strategici sono sempre validi. Questa è la prima nóVità, alla quale si aggiunge il rinfocolarsi della gazzarra di quanti auspicano la immediata riduzione della ferma da dodici mesi a sei o addirittura a quattro. E ciò basandosi sulla considerazione, errata, che ormai si possa fare affidamento sui volontari a ferma lunga; dimenticando però che di questi militari l'esercito avrà un fabbisogno di circa 70.000 unità che sarà raggiunto - si spera - solo in una decina di anni. dott. Fausto Musto Generale di Corpo d'Armata della Guardia di Finanza, Bolzano Il diritto dei gemelli «Il giudice divise le due gemelle... e forse fece bene». Vorrei suggerire questa varian- te al titolo dell'articolo di Paolo Passarmi pubblicato su La Stampa (22 febbraio) che si riferiva a un fatto accaduto in America. Che si dividano due gemelle monozigotiche (geneticamente uguali), in caso di separazione dei genitori, affidandone una al padre ed una alla madre, colpisce e fa notizia più che la divisione di due fratelli. Ai gemelli si riconosce infatti preconcettualmente il diritto di mantenere il legame esclusivo e si attribuisce a questo legame una forza superiore a quella di qualsiasi altro legame fraterno. Ed è proprio così: il legame gemellare è profondo, intenso, unico. Ma questo rapporto di coppia esclusivo ha in sé, accanto ad aspetti positi- vi, anche aspetti molto negativi tanto che viene consigliato di ostacolarlo, realizzando separazioni anche fisiche per i gemelli (all'asilo, a scuola); tra gli «effetti di coppia» individuati da René Zazzo, negativa al punto da produrre ritardi nello sviluppo è la criptofasia (o linguaggio segreto) che accentua fin dai primi anni di vita l'isolamento della coppia dal mondo, e soprattutto negativa è la divisione rigida di ruoli (attivopassivo) che può incidere nella distorsione della personalità futura fino a rischiare strutturazioni patologiche (complementari, riduttive). Non è raro che uno stretto, simbiotico rapporto di coppia gemellare protratto nel tempo renda difficile scelte esistenziali, comportanti la costituzione di un altro rapporto di coppia e la separazione dal co-gemello. Il giudice che ha diviso le due gemelle ha fatto qualcosa forse (non si conosce precisamente la situazione) che può andare a vantaggio delle gemelle stesse: le abitua a vivere parte del tempo separate (mi pare siano previsti la frequenza nella stessa classe e pomeriggi insieme), per consentire loro una indipendenza reciproca ed un maggior equilibrio in età adulta. Se la divisione (non poi così drastica) avviene in occasione della separazione dei genitori, il fatto può avere una risonanza negativa, ma la «sostanza» può essere «buona», «positiva» proprio nella misura in cui la situazione è quella di una coppia troppo stretta, «simbiotica»; su questa coppia, con grande probabilità, si sarebbe dovuto comunque intervenire prima o poi con una separazione (seppur con modalità diverse da quelle attuate). Il problema del legame gemellare è assai complesso e non può essere trattato in modo semplicistico. Liana Valente Torre Docente di Tecniche di Indagine della Personalità Università di Torino La mia maestra e il debito pubblico Se fosse ancora viva la mia brava maestra di terza elementare (Barale Rosso, scuola Vittorio Alfieri) le proporrei di far risolvere ai nostri illustri economisti i seguenti problemi: 1 ) Poiché il 90% dei prodotti che si trovano sui mercati italiani hanno viaggiato «su gomma» (come si usa dire oggi) aumentando il prezzo della benzina, di quanto aumenterà il loro costo? 2) Poiché il debito pubblico è calcolato sui 2.000.000 di miliardi di lire, la favolosa manovra di 20.000 miliardi quanto rappresenta in percentuale? Ugo Canale, Torino Aiutare il cinema Bertolucci dice sì Forse è necessaria una precisazione al testo dell'intervista fattami da Lietta Tornabuoni pubblicata ieri da La Stampa. Anche se, come ho detto, il protezionismo è old fashioned, mi sembra necessario alla sopravvivenza del cinema in Europa. Mozart, Wagner, Verdi, sarebbero dimenticati rapidamente se tutti i teatri d'Opera non fossero fortemente sovvenzionati. Lo stesso accadrebbe per il cinema. Sono quindi personalmente, a denti stretti, d'accordo con il sistema delle quote, facendo di tutto per evitarne il non gradevole aspetto censorio; e forse, proprio in questo senso, apertura totale da un lato, ma anche possibilità di tassare l'invadente prodotto hollywoodiano. Bernardo Bertolucci Nessuno dà del cretino a nessuno Leggo, nella rubrica di Pierluigi Battista, sulla Stampa del 27 gennaio, alcune righe che mi citano e mi riguardano. Lusingato per l'attenzione del collega, debbo però smentire l'intenzione che egli mi attribuisce, cioè di dare velatamente del cretino a Umberto Eco. Se lo pensassi, lo direi apertis verbis; ma sarei, pensandolo, cretino io stesso. Paolo Isotta Sarei un cretino se pensassi che Isotta fosse così cretino da considerare Eco un cretino. Ip batt.]

Luoghi citati: America, Bolzano, Europa, Torino, Unione Sovietica