Parigi, con il kalashnikov ha freddato anche una coppia di amici. Il padre gli aveva impedito di vedere la fidanzatina Killer a 16 anni per vendetta

Parigi, con il kalashnikov ha freddato anche una coppia di amici. Il padre gli aveva impedito di vedere la fidanzatina Parigi, con il kalashnikov ha freddato anche una coppia di amici. Il padre gli aveva impedito di vedere la fidanzatina Killer a 16 anni per vendetta Sfoga la furia omicida su genitori e nonni PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Furioso perché il babbo non gli lasciava frequentare la fidanzatina, Alexi - 16 anni - ha sterminato l'intera famiglia a colpi di kalashnikov: genitori, nonni materni, e due amici che la coppia russa ospitava nella grande villa fuori Parigi. Unica superstite, la sorellina Nathalic. Tre anni appena. Dormiva: prima di abbandonarsi alla strage, protrattasi per quasi mezz'ora, il fratello - premuroso l'ha coperta con un plaid. Poi, la fuga notturna in città sulla lussuosa automobile che la matrigna non gli lasciava usare. In tasca, tremila franchi - un milioncino presi qua e là nell'alloggio. Per sbronzarsi e andare con una prostituta. Alle 4 antelucane, infine, Alexi chiama la polizia. Finge di avere scoperto l'eccidio rientrando. Ma la narrazione è confusa, troppi indizi convergono su di lui. Il fermo diventerà arresto nel tardo pomeriggio di ieri, quando l'assassino confessa. «Papà mi trattava come un cane» si difende per giustificare il pluriomicidio. Rischia vent'anni di carcere. Il dramma, che non ha paralleli nella cronaca nera francese, rimano in larga misura inspiegabile. Per ora, unico movente a trapelare è il rancore. Non i quattrini. Il padre Eugeni gestiva sì una florida attività imprenditoriale, ma la polizia esclude che Alexi volesse simulare un massacro a scopo di rapina per ritrovarsi erede unico. In tal caso era legittimo attendersi una vera e propria messinscena, con alibi fittizio, nessuna impronta digitale sulle armi e resistenza feroce dinnanzi agli investigatori. L'adolescente invece capitolerà dopo qualche ora appena. La folle corsa a Parigi testimonia peraltro la disperazione di chi già si vede in carcere e corre verso alcool e sesso per allontanarne il fantasma. Una storia truce. Alla Dostojevski, verrebbe da dire anche se carnefice e vittime non fossero russi. L'odio che cova, implacabile, attraverso le umiliazioni, poi esplode distruttore trascinandosi dietro follia e morte. I Polevoi erano in Francia dal '93. Immigrati, ma di lusso. Eugeni commerciava in legname. E nella banlieue parigina fonda un'azienda (la Sofrex) di importexport. Con la moglie - sposata in seconde nozze - e i due figli si trasferisce a Louvencienncs. Il villino è grande. Presto arriveranno anche i genitori di lei. E poi, come nei romanzi russi, abbondano i visitatori. Gente di passaggio: buoni amici o semplici connazionali che trovano un angolo tranquillo e l'amatissimo samovar attorno a cui intrecciare lunghe conversazioni. Una sola passione, oltre il lavoro, contagia Eugeni Polevoi: le armi. E gli sarà fatale. Le colleziona da tempo. E pretende che Alexi le sappia maneggiare con la stessa bravura. Ignora di star addestrando il suo killer. I rapporti con il figlio non sono buoni. Gli rimprovera i voti mediocri a scuola e le troppe distrazioni femminili. «Con quella non esci!» gli ingiunge. Non se ne conosce ancora il nome. E' francese, frequentava Alexi da alcuni mesi. E proprio l'interdizione d'incontrarla la sera pare abbia scatenato il parricida. Domenica, ore 22. I sei prendono il tè nel salone. Alexi irrompe dal giardino. In mano, il kalashnikov. Il genitore, ferito, cerca riparo in ufficio. Lo raggiungerà una seconda raffica, mortale. Adesso tocca alla matrigna. Poi ai nonni. Alexi adesso imbraccia una carabina calibro 22. Asserragliati al primo piano, sono in trappola. L'assassino sfonda la porta e uccide il vecchio. Finirà la nonna un quarto d'ora più tardi, giù in basso. Nel frattempo, arraffa soldi e gioielli. Anche per gli ospiti, nessuno scampo. E per sincerarsi che le vittime non possano dare l'allarme, li finisce con una pallottola alla tempia. Tre armi, sei cadaveri. Malgrado la feroce sparatoria, non scatta l'allarme. La casa è fuori mano. Stupisce, tuttavia che le deflagrazioni, decine, non abbiano messo in allarme il vicinato. Per smascherare l'omicida bisognerà attendere che sia lui a chiamare gli inquirenti. I quali si ritrovano fra le mani un giovane ubriaco dalle spiegazioni approssimative, ma - nella sostanza - incapace di mentire. Attorno, l'orrore. Sangue e caos ovunque. Solo la piccola Nathahe riposa tranquilla nella sua camera. Come nulla fosse. Enrico Benedetto Ha risparmiato solo la sorellina di tre anni che dormiva nella sua stanza «Papà mi trattava come una bestia» A sinistra: esperti balistici controllano i colpi sparati alla finestra. A destra, la casa alle porte di Parigi in cui è > avvenuta la strage

Persone citate: Enrico Benedetto, Eugeni, Eugeni Polevoi

Luoghi citati: Francia, Parigi