«Basta diciamo no a Dini»

«Basta, diciamo no a Dini» «Basta, diciamo no a Dini» Fisichella: il Polo sbaglia tattica LO SFOGO DEL PROFESSORE OROMA UALCHE volta ho l'impressione di risentire l'eco di quel coro che esortava con enfasi al "partiam, partiam" e poi nessuno partiva mai». E chi è adesso che non parte mai, professor Fisichella? «E' il coro che intona a squarciagola il suo "votiam, votiam", e invece non si fa nulla per fissare il tracciato che porta alle elezioni. E per uscire dalla trappola in cui ci siamo cacciati». Domenico Fisichella, presidente di Alleanza nazionale ed ex ministro dei Beni culturali, prende le distanze dalla tattica dello stato maggiore berlusconiano, colpevole di alzare la voce per poi incassare solo sconfitte. E oggi, al coordinamento politico di An proporrà di passare alle vie di fatto. Come? Con la mozione di sfiducia al governo Dini. Costi quel che costi. Ma almeno a suo parere si avrebbe l'effetto di arrestare quel percorso da gambero che sta costringendo «giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, il Polo delle Libertà e del Buon Governo a perdere le sue battaglie». Quale sarebbe la trappola in cui l'ex maggioranza ha finito per cacciarsi? «Intanto potevamo incassare l'ottimo risultato ottenuto con la sconfitta altrui». Sarebbe a dire? «Chi ha fatto cadere il governo Berlusconi pensava in cuor suo che ci fossero tutte le condizioni per una maggioranza parlamentare alternativa. Aveva fatto i conti senza l'oste: la Lega si è frantumata e i popolari si sono dimostrati sinora incapaci di scegliere in un modo o in un altro. Però noi abbiamo dovuto subire il governo Dini». Che lei avrebbe volentieri fatto a meno di gratificare con un'astensione. «Appunto, avremmo dovuto votare contro perché il governo Dini ha come scopo principale, assieme a quello asserito di portare a termine alcune riforme, quello di rimandare sine die le elezioni. Ma poi perché il governo Dini costringe il Polo a farsi carico di responsabilità nei confronti di linee di politica economica e sociale che vengono decise al di fuori dei suoi orientamenti. Il ricatto della "responsabilità", ecco la trappola». Perché, non è forse giusto appellarsi alla «responsabilità» di tutti per fronteggiare le tempeste sulla lira, le sofferenze della Borsa... «Strano, il governo Berlusconi è stato bersagliato qualunque cosa facesse o proponesse, invece sul governo Dini si esige che tutti si uniformino per senso di responsabilità. Solo che quelli che invocano il nostro senso di responsabilità sanno benissimo che non ci sarà mai un atto di responsabilità da parte nostra che possa essere considerato sufficiente. Fini e Berlusconi hanno consentito al governo Dini di nascere: qualcuno si è alzato per riconoscere il loro senso di responsabilità? Anzi, sa che cosa le dico? A Berlusconi gli avversari riconoscerebbero senso di responsabilità solo se si suicidasse, e anche in quel caso il suicidio sarebbe giudicato in fondo un atto dovuto, per il bene dell'Italia». Dunque? «Dunque in democrazia succede che chi ritiene di appoggiare un governo ha verso questo governo una responsabilità diversa da chi invece non vuole sostenerlo. Non esistono governi di tregua. Se c'è una maggioranza a favore de) governo, vorrà dire che quest'ultimo diventerà un governo politico con una maggioranza precisa. Ecco l'unico modo per fare democraticamente chiarezza». Le pare invece che il Polo stia seguendo una linea di condotta non conforme a questo scopo? «Temo che l'annuncio di un effetto elezioni che non si realizza mai sia più penalizzante in termini di immagine che una chiarificazione politica che mettesse tutte le forze davanti alle loro responsabilità. Non possiamo prefiggerci un fine senza individuare un mezzo che non abbia una sua plausibi- lità». E quale sarebbe? «Potrebbe essere una mozione di sfiducia al governo Dini. Se prevarranno i no al governo, sarà finalmente aperta la strada del voto anticipato. Altrimenti sarà pur sempre reintrodotto in Italia un elemento di fisiologia democratica. Prevalgono i voti di fiducia? Vorrà dire che avremo un governo DiniD'Alema o Dini- D'Alema-Buttiglione-Bossi-Bertinotti». Anche Scalfaro in fondo sostiene che le elezioni si possono avere solo con la sfiducia al governo Dini. «Ho l'impressione che qualcuno chieda il voto di sfiducia solo per danneggiare una parte. Io gradirei un chiarimento sul funzionamento del nostro sistema democratico». Ma nel Polo serpeggia la tentazione di opporsi alla manovra correttiva di Dini. «Bocciare aprioristicamente la manovra se questa presentasse taluni elementi positivi, sarebbe un atteggiamento poco serio. Vedrà che tutti presenteranno emendamenti con effetti sulla coerenza della manovra che è facile immaginare. Noi dal canto nostro dobbiamo esigere chiarezza politica attraverso una distinzione di responsabilità. Chi vuole mantenere in vita l'attuale governo, e con esso la legislatura, se ne faccia carico. E non chieda l'alibi delle coperture altrui. La confusione per cui il governo è figlio di nessuno rappresenta una trappola per il Polo di centro-destra, chiamato a svenarsi in continuazione senza averne in cambio alcun riconoscimento». Lei ha fama di uomo moderato e poco propenso alle risse verbali. Non si sente un po' a disagio assistendo allo scontro tra il Polo e il Capo dello Stato? «Il disagio riguarda le cadute di stile, ma certo non mi spaventa la nettezza del confronto politi¬ co. Mi rammarico di taluni atteggiamenti di malafede che mi appaiono plateali e poco consoni allo stile che dovrebbero adottare le massime autorità dello Stato. E poi sarò un moderato, ma non confondo la mitezza con la mancanza di determinazione. Se qualcuno mena il can per l'aia in una condizione così difficile per l'Italia, si ottiene uno spettacolo non molto edificante dal punto di vista della trasparenza democratica. E questo spaventa un moderato come me». Pierluigi Battista Tifi «Gridiamo sempre "votiam votiam" ma intanto passiamo di sconfitta in sconfitta»

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