«Senza stabilità capitali addio» Dalla finanza tedesca è quasi un coro «Le colpe? Dovete cercarle tutte a Roma» di Emanuele Novazio

«Senza stabilità, capitali addio» «Senza stabilità, capitali addio» Dalla finanza tedesca è quasi un coro «Le colpe? Dovete cercarle tutte a Roma» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Il valore della lira e il suo rapporto col marco sono nelle mani di voi italiani, anche se il balzo della moneta tedesca è legato anche a fattori internazionali come la crisi messicana. Ritrovate la stabilità politica e sarete creduti». Mentre il Supermarco continua a bruciare record nei confronti di tutte le monete e soprattutto della lira, il messaggio che gli analisti delle grandi banche tedesche mandano all'Italia è semplice e concorde: «Decisivo sarà convincere gli investitori italiani a non portare fuori capitali, e quelli stranieri a ritornare alla lira», dice Klaus Holszauh, della Commerzbank. Ma «fino a che dura l'incertezza sul futuro politico del Paese, è difficile convincere qualcuno a investire in Italia, anche se i prezzi sono convenienti soprattutto per noi tedeschi». Quanto agli italiani, «non conta soltanto il differenziale fra tassi di interesse in Italia e all'estero: conta la garanzia che il capi¬ tale investito non perda di valore». Ma se la nostra moneta continuasse a deprezzarsi? Gli altri Paesi europei - Germania in testa - potrebbero decidere sanzioni nei nostri confronti, per bloccare la «concorrenza sleale» dei nostri prodotti diventati troppo competitivi? Andrea Delitala, analista per la Deutsche Bank, ritiene che l'ipotesi sia «una strada non praticabile», a meno di non voler sfasciare l'Europa: «Se libero mercato dev'essere, non sarà mai possibile giustificare una sanzione del genere. 0 il mercato è libero, o non lo è». Come arginare allora il problema alla fonte, la pressione sulla valuta? «Qualcuno potrebbe pensare a restrizione del movimento di capitali: ma l'Italia ha aperto le frontiere nel '90, in linea con le direttive Cee, e sarebbe difficile reintrodurre tecniche obsolete». E poi c'è l'esempio della Spagna: nel '92, «ha dimostrato che l'effetto è stato disastroso». Parliamo di responsabilità, allora. All'origine del massiccio flusso dall'area del dollaro a quella del marco - è opinione delle grandi banche tedesche - ci sono, certo, la crisi messicana che ha messo a rischio l'area del dollaro. C'è la convinzione che i tassi di interesse Usa siano ormai al punto massimo, mentre ci si attende un rialzo di quelli tedeschi. E c'è un'incertezza generale - dal terremoto in Giappone alle elezioni in Francia che spinge gli investitori a restare lontani da «situazioni pericolose». Ma c'è soprattutto la convinzione che l'Italia «non offre sufficiente affidabilità». Ma attenzione, avverte ancora Delitala: «Perfino gli economisti sono a disagio, quando prendono in considerazione la caduta della lira. Per spiegarla infatti non valgono le consuete variabili fondamentali». Neanche il debito pubblico, «che in questo momento non è fuori controllo». La variabile decisiva è l'instabi¬ lità politica italiana, «l'assenza di certezze sui destini dell'Italia»: per rovesciare la situazione, «basterebbe dare al mercato la sensazione che la lotta politica ha un limite nell'interesse superiore del Paese, dare prospettive chiare». Il nostro Paese, invece, sembra incapace di rassicurare: «In Germania ci sono decisioni sulle quali non è questione di chi è al governo, perché fa premio l'interesse generale». Il cambio della lira rischia di scivolare ancora: fino a che non ci sarà «chiarezza», fino a che non sarà evidente per esempio che la riduzione del deficit ci sarà, che la riforma delle pensioni si farà: adesso i mercati dubitano, adesso «ogni decisione di politica economica resta prigioniera della tattica politica». Emanuele Novazio Il cancelliere Helmut Kohl

Persone citate: Andrea Delitala, Delitala, Helmut Kohl, Klaus Holszauh