Altman solo modelle senza trucco di Fulvia Caprara
Parigi: tutti i segreti del film «Prèt-à-porter» raccontati dal regista Usa Parigi: tutti i segreti del film «Prèt-à-porter» raccontati dal regista Usa Altman: solo modelle senza trucco «Supercast complicato» PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Immersione totale nel mondo della moda non tanto per parlare di modelle, di abiti, di sfilate, quanto per mettere in scena con l'acuto, vitale cinismo di sempre l'universo concitato dei «media», dei giornalisti a caccia di scoop, delle tv e del loro incessante bombardamento di immagini e notizie. Robert Altman presenta a Parigi il suo nuovo film «Prèt-à-porter» e, dopo le critiche ricevute negli Stati Uniti, ecco le polemiche europee: a Lione sono stati vietati certi manifesti pubblicitari che ritraggono modelle nude; lo stilista Karl Lagerfeld ha intentato causa al regista per via di una brevissima frase sul suo conto che viene pronunciata da uno dei protagonisti della storia; altri creatori di moda si sono offesi oppure indignati e chissà che cosa succederà, quando, fra un paio di settimane, il film arriverà sugli schermi italiani. Girato durante le sfilate del marzo '94, il film è interpretato da un'eccezionale squadra di attori che comprende, oltre a Sofia Loren e Marcello Mastroianni, Lauren Bacali, Anouk Aimée, Rupert Everett, Stephen Rea, Kim Basinger, Julia Roberts, Tim Robbins, Richard E. Grant, Lyle Lovett, Danny Aiello e poi Harry Belafonte, Cher ed altri in ruoli «carneo». Per non parlare poi degli stilisti (oltre 75 fra i più famosi sono coinvolti nel film) e delle top-model come Carla Bruni, Naomi Campbell, Christy Turlington e tantissime altre tra cui la divina Claudia Schiffer che appare solo per un attimo in compagnia del suo ex fidanzato David Copperfield. Sono in pochi, insomma, quelli che hanno detto di no al grande autore neo-settantenne di film come «Mash» e «Nashville», «I compari» e «Tre donne», «I protagonisti» e «America oggi». E non a caso, secondo Altman: «Gli attori accettano di lavorare con me perché sanno che potranno essere più creativi di quanto non accada loro in altre occasioni». Che cosa l'ha attratta del mondo della moda? «Nell'84 ero a Parigi con mia moglie per presentare "Streamers" e sono andato con lei a vedere una sfilata: sono rimasto profondamente colpito da quel grande circo, quel teatro incredibile in cui si mescolano diversi elementi. Ho subito pensato che dovevo fare un film su quel mondo, soprattutto riferendomi al rapporto con i media». Quindi un film sugli stilisti, ma anche sui giornalisti? «Sì, sul loro modo di lavorare e sul fatto che, forse, dovrebbero essere dotati di maggiore auto-ironia, sentirsi un po' meno importanti». Come è andata la lavorazione? «E' stata molto difficile, mi sentivo in mezzo a un'arena, e soprattutto mi mancavano i pettegolezzi, le voci della troupe, le frasi dette a mezza bocca, quelle che io cerco sempre di ascoltare di nascosto. Il film è girato in inglese e io parlo solo questa lingua, mentre sul set tutti si esprimevano in francese. Questo ovviamente complicava le cose, almeno a me». Il lavoro è stato tanto difficile anche per gli attori? «Hanno avuto tutti una grande responsabilità, ognuno doveva trovare da solo il modo per dare il meglio. Io non dico mai molto agli attori, più racconto e più loro possono trovare scuse per dire "Beh, questo è quello che volevi tu"». Al centro del mondo della moda c'è il corpo delle modelle. Lei che cosa pensa di questa perfezione intoccata, di questa astrazione? «La scena chiave del film è quella in cui la stilista Simon Lo, cioè Anouk Aimée, fa sfilare le sue indossatrici completamente nude e nel ruolo della sposa, vestita solo con un velo e un mazzo di fuori, fa andare in passerella Albertine, cioè Ute Lemper, incinta di otto mesi. Ecco, questo è il punto: l'apparizione delle modelle nude fa pensare che, dietro tutto il pa TESTO OK delle sfilate, degli stilisti, della competizione, c'è la vita reale. Non a caso tutta la carica ses¬ suale della scena è concentrata su Ute Lemper, sulla sua grande pancia. E' lei la vita vera. Non è stato facile convincere le modelle a sfilare in quel modo: senza abiti né trucco né acconciatura. Anzi, durante le riprese, mi è capitato di vedere qualcuna che, di nascosto, cercava di mettere qualcosa sul viso». Perché ha voluto che Sofia Loren e Marcello Mastroianni reinterpretassero, a distanza di tanti anni, la famosissima scena dello spogliarello di «Ieri, oggi, domani»? «Volevo rendere un omaggio al grande cinema di De Sica, non era una presa in giro». Quali sono i suoi progetti? «Due nuovi film: uno si riallaccia all'esperienza di "America oggi", l'altro riguarderà il jazz, lo ambienterò a Kansas City». Fulvia Caprara
Luoghi citati: Kansas City, Lione, Parigi, Stati Uniti, Usa
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