Diviso fra scultura e pittura Schizofrenia di Mino Rosso
Diviso fra scultura e pittura Diviso fra scultura e pittura Schizofrenia di Mino Rosso 7>7| TORINO L< CHIZOFRENIA artistica: % è il termine che ho usato il a proposito del primo I abbozzo fiammeggiante delle Tre Grazie del Canova, ma questa definizione mi sembra ancora più pertinente di fronte alle alternative di Mino Rosso, scultore cubofuturista con venature ;u simboliche e surreali,e ;| pittore di rara sensibilità lirica e fantastica, al quale è dedicata una bella mostra, in due tappe: la prima a Piemonte Artistico e Culturale e la seconda in Palazzo Barolo (fino al 3 marzo). La tradizione critica, appoggiandosi anche alla rarità delle sculture dopo gli anni della guerra e dello sfollamento, che portarono a una profonda svolta della personalità e delle idee di Rosso, ha sempre sottolineato una sorta di scarto, e di successione di tempi, fra scultore e pittore, e fra le poetiche e i princìpi dell'uno e dell'altro. Anche Marzio Pinottini, nel saggio che introduce l'opera completa, pubblicato per i tipi della Editris, a cura db Sandro Alberti, in occasione della mostra, pur citando la «tenera serie di acquerelli che tenne nascosti tutta la vita» e che risalirebbero ai primi Armi Venti, osserva che dopo la seconda guerra mondiale «dal futurismo passò ad un intimismo espressionista». In realtà, osservando in mostra dipinti degli avanzati Anni Trenta - i Pesci rossi, i primi paesaggi di Castagnole, i fiori, fino alle mirabili delicatissime cere su populit del Pierrot e del Giovane musicista, del tutto coevi alle «aerosculture», il Paese degli amatori, l'Omaggio plastico alla «Disperata» -, la dicotomia esiste, anche stando alle date proposte (benché qualche problema di datazione rimanga aperto): non è risolu- bile semplicemente con un prima e un dopo, ed è risolubile soltanto parzialmente con la sottolineatura, da parte di Pinottini, di un versante allegorico, simbolistico, trascendente del secondo futurismo. Poiché un articolo come questo non può certo essere la sede per discutere problemi complessi e delicati, che coinvolgono psicologia e ideologia dell'artista - a questo proposito mi sembra che sarebbe stato più chiarificante accostare ai due dipinti esposti del 1943-44 Fine di una retorica: 25 luglio 1943 e // popolo e la retorica fascista la Testa di Mussolini polimaterica già altre volte esposta -, mi limiterei ad osservare che complessi scarti umorali e alternative sono presenti all'interno stesso della scultura e della pittura. Nella prima, a confronto con gli echi e aperture cubofuturiste europee - e qui si distende la lunga ombra culturale di Prampoini sui futuristi torinesi -, emerge un certo gusto per il gioco, da non mi sembra esente il Ritratto di Marinetti in gesso, rame, fil di l'eri o, degno di un Caldeigiovane; forse un'eredità di Balla, evidente nel Fuggiasco, una sorta di figlio plastico del disegno del Pugno di Balla che avrà la sua realizzazione nello spazio solo nel secondo dopoguerra. La pittura non è certo una rivelazione, sul piano della conoscenza e delle mostre. Lo è se la consideriamo sul piano generale italiano della sua generazione e rispetto ai recuperi storico-critici del primo e secondo futurismo, che hanno giustamente proiettato Rosso su una scena europea non aliena ma certo diversa da quella «parte segreta di Torino» di cui parlava con amore e sottigliezza il grande amico del dopoguerra, Giovanni Alpino. In quella Torino, lo scultore dei boccioniani Elementi in volo, di Ritmi, della Pianista, scandalizzava nei confronti dei Bistolfi e dei Rubiano, ma oggi possiamo toccar con occhio la sottile, sensibilissima alterità del pittore lirico e magico anche nei confronti e del casoratismo e dei Sei, le sue singolari parentele con il chiarismo milanese e con i rossi calori della scuola romana. E, più avanti nel tempo, il gioco di sponde grafico-pittorico con l'amicissimo Spazzapan e, in alternanza, le delicate tramature fra sogno e natura, immagine e astrazione, sul versante segnico erede di Klee e di Wols. Anche qui, come sempre, un «personaggio» eccezionale nel panorama torinese. Marco Rosei RINO stica: usato primo giante va, ma embra ;u ;| o oa e re di di o i liu Un'altra opera di Mino Rosso in mostra a Torino: «Aviatore» bronzo del '3 I plessi scarti umtive sono presstesso della scultura. Nella prima, gli echi e apertste europee - e qlunturinitorun il gsemRitnetmegnogioun'la, Mino Rosso, «Le portatrici», '36 bronzo conservato a Torino Un'altra opera di Mino Rosso in mostra a Torino: «Aviatore» bronzo del '3 I
Luoghi citati: Culturale, Piemonte Artistico, Torino
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