Le «band» americane disegnano vestiti Sono le star del rock i nuovi re della moda di Gabriele Beccaria

Le «band» americane disegnano vestiti Le «band» americane disegnano vestiti Sono le star del rock i nuovi re della moda Nascono negozi di ed e abbigliamento Toscani: contagiati dai videoclip WASHINGTON. Sotto lo schiaffo dei neon i ed luccicano accanto a t-shirt e maglioni. Da «Adult Crash» i generi si mischiano: musica urlata e abbigliamento «teen» sono tutt'uno. «Facciamo a pezzi gli adulti» è uno degli indirizzi «in» di Manhattan per i giovani newyorchesi che fanno parte della tribù dell'«Mtv». Lì si vestono e lì comprano musica seguendo le stesse suggestioni estetiche: inutile chiedersi se scelgono i jeans perché sono uguali a quelli della band preferita o se ascoltano un certo gruppo perché i loro giacconi fanno trend. Look e note si contaminano vicendevolmente e finiscono per confondersi in un'unica marmellata di neo-cultura per soli adolescenti esagitati. Per esempio: da «Adult Crash» si vendono i maglioni di Margie Marshall, la batterista degli «Slant 6» che a tempo perso fa anche la stilista. I brani del suo gruppo vengono sparati a tutto volume per la gioia dei clienti, generando un effetto subliminale che - si spera - pompi le vendite dei ed come della «griffe». Co ne sono tante di signorine Margie Marshall in America, artisti bifronti che si sono messi a creare motivetti e abitini. Mike D. dei «Beastie Boys» ha inventato una linea, la «X-Large». Kim Gordon dei «Sonic Youth» ha dato vita al look «XGirls». Lo stesso stanno facendo gruppi rap come «Public Enemy», «Run-D.M.C», «House of Pain», «Kid'n'Play». «Naught.y by Nature» ha la sua boutique, la «Naughty Gear». Secondo Vinnie Brown, cantante del gruppo, è stata una scelta assolutamente sponta- Oliviero Tosca nea. Visto che tutti i membri si disegnavano le uniformi, perché non metterle a disposizione anche dei fans? L'affare si preannuncia ricchissimo e i beninformati rivelano che persino Frank Sinatra si butterà sul mercato con cravatte di seta firmate «The Voice». Tutta colpa, ancora una volta, del demone televisivo. «Se un ragazzo si fa prendere dal look di una band, corre subito allo shopping center più vicino per comprare la stessa maglia o gli stessi pantaloni», ha spiegato al «New York Times» Tommy Hilfiger, lo stilista che ha sponsorizzato l'ultimo tour di Peto Townshend e ha collaborato con 1'«Atlantic Rccords» per uno show integrato di musica e moda su «Mtv». A seconda di ciò che si ascolta, si indossa una divisa caratteristica. Zainetti e t-shirt logate per i «ravers», camicioni di flanella e jeans di seconda mano per i «grunge rockers», jeans a piede d'elefante e maglie sformate per i «rappers». Sotto questa impetuosa spinta del gusto l'industria del suono e l'industria dolio stile hanno cominciato a sovrapporsi. Non soltanto le bands disegnano vestiti, ma avviene anche il contrario. Nei propri negozi americani la «Putamayo» manda in onda motivi folk autoprodotti, in armonia con le sue camicie e i suoi pantaloni che vogliono essere semplici e piacere a tutti. «Oggi la musica si guarda. Così come si guarda una giacca. In uri .paso e nell'altro ciò che è in giocò è l'estetica»'. Parola di Oliviero Toscani. Gabriele Beccaria Oliviero Toscani

Luoghi citati: America, Manhattan, Washington