Uno bianca dopo la perizia è giallo sui fratelli Savi
Uno bianca, dopo la perizia è giallo sui fratelli Savi Omicidio Zecchi, «il dna scagiona i killer» Uno bianca, dopo la perizia è giallo sui fratelli Savi BOLOGNA. Fabio Savi, il «camionista Rambo» della banda della Uno bianca, e stato interrogato ieri alla procura di Bologna dai pm Lucia Musti e Giovanni Spinosa: al centro delle domande l'omicidio di Primo Zecchi, il testimone di una rapina ucciso il 6 ottobre 1990, e la pista dei possibili collegamenti tra Savi e la criminalità organizzata sarda in Romagna. L'altro ieri era stata depositata la perizia del Dna sui capelli trovati in mano a Zecchi che ha escluso che appartenessero a Fabio o al fratello Roberto, i duo rei confessi dell'omicidio del testimone. Ieri, il «camionista Rambo» avrebbe ammesso di aver avuto una colluttazione con Zecchi, che stava annotando il numero di targa dell'auto con cui fuggivano i killer dopo aver mosso a segno una rapina in cui venne ferito un negoziante, Gilberto Bonafè. Una parola forse definitiva sull'omicidio Zecchi dovrebbe giungere dalla perizia balistica sulla Colt «Python 357» sequestrata ai Savi, l'arma che il «camionista Rambo» ha detto di aver usato in quell'occasione. Intanto ci sono dubbi su un altro delitto di cui si sono assunti la paternità i Savi, quello dell'armeria di Via Volturno del '91, quando vennero uccisi la titolare dell'esercizio e il suo aiutante. Ieri, si è appreso che in gennaio Savi fu messo a confronto con il testimone che il 2 maggio '91 rimase per un'ora nell'armeria e - si presume - vide gli assassini. Durante il confronto il teste non ha riconosciuto in Fabio Savi uno dei killer. Si tratta di una conferma a quanto era emerso poco dopo gli arresti dei fratelli killer: gli identikit dell'omicidio dell'armeria ritraevano una persona quasi identica a Roberto Savi e un'altra completamente diversa da Fabio. (m. o.J
Persone citate: Fabio Savi, Gilberto Bonafè, Giovanni Spinosa, Lucia Musti, Primo Zecchi, Roberto Savi, Savi, Zecchi
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