«La lottizzazione è reato»
Chiesto il processo per il presidente della Giunta e 11 assessori Chiesto il processo per il presidente della Giunta e 11 assessori «La lottizzazione è reato» Abuso d'ufficio per politici di quasi tutti i partiti Si sarebbero spartiti le poltrone dei manager delle Usi MILANO. Questo a me, questo a te. Questo a me, a te e a lui. E adesso tutto al giudice per le indagini preliminari Fabio Paparella, sul cui tavolo da ieri ci sono 11 richiesto di rinvio a giudizio per la maggioranza degli assessori regionali, un po' di tutti i partiti, accusati di abuso d'ufficio per aver lottizzato le nomine dei manager delle Usi. Un'inchiesta condotta da Fabio Napoleone, Claudio Gittardi e Giovanni Battista Rollerò che si abballo come uno schiaffo sul Pirellone e sulla Regione Lombardia, più volte? colpita dai magistrati di Milano. K la Giunta, per bocca del suo presidente - il leghista Paolo Arrigoni - conforma che non ha alcuna intenzione di dimettersi. Dice Arrigoni, anche lui colpito dal provvedimento della magistratura: «Le richieste di rinvio a giudizio non modificano in alcun modo il comportamento dei membri della giunta. Attendiamo con serenità l'evolversi del procedimento giudiziario». Ce n'è per tutti, nelle richieste della procura. Si fa più in fretta a diro i nomi degli unici due componenti della giunta non colpiti dall'inchiesta della magistratura. Si tratta di Margherita Peroni, dei popolari, e Tiziana Rogora delia Lega. Loro no, non erano presenti alla riunione di giunta della fine di dicembre, quella ascoltata (per caso?) da una cronista del «Corriere della sera» che ha poi pubblicalo il mercanteggiare di poltrone, inca- fichi, nomine per lo Usi lombardo. Un gioco vizioso che ha portato i magistrati a chiedere il rinvio a giudizio per il presidente della Giunta Arrigoni (Lega). E per Marchioro, Toia, Locatelli, Cazzaniga, Bruni, Arioli, per quanto riguarda i popolari. Per Rossi o Biscardini, del psi. Per il riformista Corbani o por il leghista Corti. Scrivono i tre magistrati nella loro richiesta di rinvio a giudizio: «Privilegiando contro il requisito normativo della professionalità il gradimento politico o la quadratura degli accordi predeterminati in sedi estraneo alla giunta». Come diro: quei 59 manager sanitari, selezionati dalla Russell Reynolds, la società di analisi che fece propri elenchi, vennero scelti sulla baso di simpatie politiche. Appunto: questo a me, a te, a lui, e un po' per tutti. Una scelta che, se non altro, avrebbero potuto fare senza spendere i 500 milioni pagati alla società di analisi. Il reato contestato è quello di abuso d'ufficio, non a fini patrimoniali. Segno che, secondo i magistrati, fu solo una scolta politica, non inquinata da tangenti, mazzette e regalie. Cose non accertate dal trio della procura. L'ennesimo teiremoto provocato dai magistrati non sembra aver colpito più di tanto il Pirellone. Solo il capogruppo di Alleanza nazionale Carlo Borsani, Vittorio Lodolo D'Oria di Forza Italia e Fiorello Cortiana dei Verdi hanno rinnovato le richieste di dimissioni della giunta regionale. Ripete Borsani: «Bisogna scio- glierc il consiglio e preparare le elezioni». Aggiunge D'Oria: «Quelle nomine devono essere azzerato, le Usi devono essere commissariate». Per il verde Corlioana, invece «occorre una nuova legislatura istituzionale». Dice «no» alle dimissioni della Giunta, il presidente Arrigoni. E dice «no» all'accostamento fra questa vicenda e Tangentopoli fatto dal procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio, particolarmente duro con i protagonisti di questo episodio di lottizzazione selvaggia. Replica Arrigoni: «Dissento in modo netto dalle affermazioni di D'Ambrosio, nel convincimento di aver agito con correttezza». Fabio Potetti In una telefonata intercettata le prove della «spartizione» ) Paolo Arrigoni
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