E Mauri si fa ia due per adattare Edipo di Osvaldo Guerrieri

Torino, ha debuttato la tragedia di Sofocle Torino, ha debuttato la tragedia di Sofocle E Mauri si fa ia due per adattare Edipo TORINO. Che serata emozionante ci ha riservato Glauco Mauri. Ospite del Carignano fino al 5 marzo, l'attore vi rappresenta con la propria compagnia «Edipo», uno spettacolo che pone in sequenza «Edipo re» e «Edipo a Colono» di Sofocle, tradotti da Dario Del Corno e adattati per l'occasione. Non lasciatevi ingannare da questo «adattati», che spesso rimanda a scempi imperdonabili o ad attualizzazioni arbitrarie. Avere adattato le due tragedie sofloclee significa, in questo caso, averle sfrondate del superfluo e avere portato in primo piano quei nuclei poetici che renderanno plausibile il passaggio da un'opera all'altra, scavalcando un lungo intervallo d'anni e di eventi. Il tema intorno al quale ruota lo spettacolo di Mauri si riduce quindi a quello della colpa. E' vero che Edipo, secondo la profezia divina, uccide il proprio padre e sposa la propria madre; ò vero che, riconosciuta l'empietà del gesto, si acceca e fugge da Tebe, mentre Giocasta, la madre-moglie, si uccide. Ma fino a che punto è colpevole? Come dirà una volta giunto a Colono, guidato e confortato dalla figlia Antigone, non ha compiuto alcun crimine: al contrario, lo ha subito. Nello strazio profondo con cui grida la propria innocenza, troviamo non soltanto l'autoassoluzione dell'uomo, ma anche il presupposto «ideologico» di Sofocle: e cioè che gli dei sono sempre più lontani, hanno smesso di parlare al cuore e si esprimono attraverso la confusione indecifrabile degli oracoli. Quindi la tragedia non nasce da un disegno divino, ma dall'onestà di un uomo, che per salvare i propri concittadini e per dissipare le ombre che gli offuscano la vita, si ostina a inseguire la verità. In definitiva, gli occhi di Edipo cominciano a vedere quando sono irrimediabilmente spenti. Ci pare questa l'analisi com- pinta da Mauri mediante uno spettacolo di limpidezza esemplare, serrato nei tempi, essenziale nella messa in scena e affidato a due distribuzioni diverse. «Edipo re» appare dominato da un volto completamente bendato; nell'«Edipo a Colono» la metà di un altro volto poggia sul palcoscenico, dando rilievo a una zona sacra sulla quale il vecchio Edipo cerca protezione. La metafora del volto ci rinvia dunque alla centralità dell'uomo sedimentata nella doppia tragedia di Sofocle. In questa doppia cornice (le scene sono di Mauro Carosi e i costumi di Odette Nicoletti), Mauri sviluppa un'azione teatrale che, pur intrisa di poesia, sembra lambire il dramma dialettico. Ed è grazie all'eccellente interpretazione dell'intera compagnia, che «Edipo» giunge allo spettatore con la forza sconvolgente della contraddizione e della pietà. Roberto Sturno è il re giovane, vibrante di ansia conoscitiva e spietato con se stesso. Quando cede la scena a Mauri, il personaggio è diventato non soltanto un vecchio, ma un povero straccione piagato nell'anima, timoroso degli uomini e consapevole del proprio destino. Che magnifica interpretazione ci regala Mauri: intensa, malinconica, friabile; e insieme stizzosa, gonfia d'ira, bruciante di maledizioni. Trascinante. Elena Ghiaurov è Giocasta, Gabriele Parrillo è il giovane Creonte, Pino Michienzi interpreta il pastore e poi Creonte vecchio, Gaia Aprea è un'animosa Antigone, Stefania Micheli un'apprensiva Ismene. Bravi tutti gli altri, utilizzati in ruoli diversi. Citiamo ancora il giovanissimo Vincenzo Bocciarelli, cui è affidato il toccante resoconto della magica morte di Edipo. Pubblico conquistato. Osvaldo Guerrieri : y ■ :■: : : . \ ; . : ;... Glauco Mauri nello spettacolo: in sequenza «Edipo Re» e «Edipo a Colono»

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