«Più facile il domani» del coro parlamentare

«Più facile il domani» del coro parlamentare «Più facile il domani» del coro parlamentare SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Ore 18, teatrino del Casinò: il coro parlamentare prova. Gli onorevoli e i senatori del polodelbuoncanto arrivano tutti insieme, col pullman da Diano Marina, rumorosi e compatti e più appassionati dell'entourage di un Mario Merola nel difendere la propria prestazione dallo critiche della stampa. Ci sono anche alcuni supporter piuttosto aggressivi, del genere che qui a Sanremo, con la scomparsa di Ravera e Aragozzini, non se ne vedevano da anni. Come capita anche per le società calcistiche, però, non li ha portati nessuno. Alcuni tra i cantanti pongono il problema «porte chiuse», come Madonna o Annie Lennox: «Perché dovremmo provare davanti a persone che sicuramente ci criticheranno?». Nell'insieme, mettono persino tenerezza, perché molti di loro sono qui in buona fede, ultime vittime sacrificali della logica dello spettacolo, oggi che persino Pupo e Mino Reitano conoscono i loro diritti. In assenza di Ignazio La Russa, che dopo aver tenuto tutti in apprensione come Elton John (ven- go, non vengo, forse vengo) è rimasto a Roma, è l'ex ministro Enrico Ferri, vincendo la sua proverbiale ritrosia - infatti ha già preso parte a due karaoke e ad alcuni varietà televisivi - ad assumere il ruolo di frontman del complesso. Spilla di Paperino appuntata sulla giacca, il papà dei «centodieci all'ora» illustra il suo teorema: «In fondo il Festival di Sanremo è un grande spettacolo popolare e noi siamo eletti dal popolo». Diligentemente i deputati seguono le istruzioni della regia: prima si prova la canzone (l'esibizione è in playback, comunque), che prevede anche una «ola», poi l'ingres¬ so in fila indiana. Ci si colloca su tre linee: la prima batte le mani, la seconda le alza, la terza le muove imitando il volo di una farfalla. A questo punto qualcuno, come Gabriella Pistone di Rifondazione comunista, ha un ripensamento: «Non mi va di venire strumentalizzata, ci sono troppe polemiche, forse avremmo dovuto aderire anonimamente». Ma è troppo tardi, si canta. Pare lievemente imbarazzato nel suo gilet scamosciato il pidiessino Valerio Calzolaro, ma subito si rianima: «La motivazione è buona». D'Alema le ha detto niente? «No, perché avrebbe dovuto?». S'indigna Luciano Caveri dell'Union Valdòtaine: «Nessuno di noi è un frequentatore dei night della Seconda Repubblica, qui non c'è Sgarbi, ci sono alcune tra le persone più attive del Parlamento». Invettive velenose partono all'indirizzo del sindaco di Sanremo, il leghista Oddo, che poche ore prima dell'arrivo del coro parlamentare aveva definito l'iniziativa «una ignobile l'orma di campagna elettorale», e il fatto che a cantare ci siano anche dei suoi compagni di partito «la dimostrazione che la stupidità è sempre trasversale». «Anche tra i sindaci», urla qualcuno, «la stupidità è trasversale». Il produttore artistico gongola, il coordinatore s'allarga: «Con tutta questa pubblicità abbiamo regalato al Festival di Sanremo qualche milione di spettatori in più e le prime pagine di tutti i quotidiani. Pippo Baudo dovrebbe ringraziarci». Ma ora via, bando alle polemiche, si canta. Mentre la lira affonda e sugli italiani s'abbatte l'ennesima stangata, il coro parlamentare gorgheggia: «E' più facile il domani», [st. mir,] L'ex ministro Enrico Ferri Nella foto sopra a destra un gruppo di parlamentari canterini

Luoghi citati: Diano Marina, Roma, Sanremo