La lira a picco schiacciata dal marco

L'aumento del tasso di sconto e l'approvazione della manovra non frenano la caduta L'aumento del tasso di sconto e l'approvazione della manovra non frenano la caduta la lira a picco, schiacciata dal marco La moneta tedesca sale a 1120 e travolge l'Europa ROMA. Nessun rimedio sembra funzionare, la caduta della lira prosegue senza freni. Il bollettino di ieri sera, venerdì 24 febbraio, dà il marco tedesco a quota 1120. Alzato il tasso di sconto, approvata per decreto la manovra di bilancio, che si può fare ancora? Ci vuole «uno sforzo di tutte le parti politiche» suggerisce il direttore per l'Europa del Fondo monetario internazionale, Massimo Russo: il risanamento della finanza pubblica va messo al di sopra delle risse, e va fatta subito la riforma delle pensioni. «Quello che si poteva fare subito si è fatto, ora aspettiamo che passi l'ondata di piena del marco» dicono in Banca d'Italia. Certo quest'ondata rischia di lasciare dietro di sé in tutta Europa, non solo da noi, un paesaggio sconvolto. Il franco francese è vicino al record di ribasso dell'estate '93, quando il sistema monetario europeo, con le fasce di oscillazione portate al 15%, diventò l'ombra di ciò che era prima; sterlina e peseta spagnola non stanno granché meglio della lira. La moneta unica europea sembra allontanarsi; a meno che non si intenda che il marco tedesco la sta diventando da solo, la moneta di tutta Europa (nell'interpretazione gli esperti sono divisi, su quanto sia temporaneo e quanto permanente l'afflusso dei capitali sulla moneta tedesca). Ieri il marco ha aperto a 1104 lire, a metà giornata era a 1107,91, a 1117 quando ò intervenuta sui mercati la Banca d'Italia, è ridisceso fino a 1115, è di nuovo salito fino a 1119. In serata a New York, pareva ci fosse un allentamento, con quotazioni attorno a 1115, poi un altro balzo a 1120. Il week-end ha fatto grazia del resto. Corre voce che le banche centrali del mondo stiano discutendo se intervenire massicciamente a sostegno del dollaro, in modo da contrastare gli eventi all'origine, il rapporto dollaro-marco; alcuni Paesi (Francia? Spagna?) l'avrebbero chiesto, altri sarebbero contrari. Chissà se la caduta della lira si fermerebbe, nel caso che calasse la tensione tra marco e dollaro. Certo ò che da alcuni operatori internazionali sono venute conferme alla tesi del ministro del Bilancio Rainer Masera, che in questo momento più che di speculazione internazionale contro la lira si tratta di fuga di capitali italiani. In questo senso occorre tener duro e non perdere la calma: perché gli esportatori italiani che incassano marchi non potranno continuare all'infinito a non cambiarli in lire (visto che la lira rende interessi più alti di 5 punti) e gli importatori a imbottirsi di marchi per pagare i futuri acquisti. Gli scambi coimnerciali, infatti, giocano in senso contrario, poiché l'Italia ò in forte attivo sulla Germania. Ormai gli scambi commerciali contano per un deci¬ mo, o forse meno, e il resto delle transazioni di valuta ha origine finanziaria; ma pur sempre qualcosa contano, e più la lira scende più contano. In Germania ci si comincia a preoccupare dello squilibrio commerciale che si accresce sempre più: «Se il marco non ridiscenderà, perderemo quote di mercato - dice Norbert Walter, il capo economista della Deutsche Bank - e l'industria tedesca non potrà ripetere nel '95 la crescita della produzione del 5% registrata nel '94». Se le lire scottano e nessuno le vuole, è perché si teme che domani valgano ancora meno. Il carattere demagogico della competizione politica fa pensare che neanche gli eventuali vincitori delle elezioni possano poi adottare soluzioni serie. «L'Italia non e il Messico - rassicura anche Russo del Fondo monetario (e il Fmi ha sotto osservazione tutti i Paesi a rischio) - perché ha disponibilità di riserve, ha un avanzo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, ha un basso indebita¬ mento verso l'estero, e i dati fondamentali dell'economia, a parto i conti dello Stato, sono ottimi. E' però ormai chiaro che il problema è politico». Ieri nel vedere la caduta della lira si è messa ad andar male anche la Borsa, che aveva cominciato bene la giornata. A conclusione, l'indice Mibtel è sceso dello 0,13%, e la settimana chiude con un perdita complessiva pesante, del 4,75%. Grave anche la caduta de\ future sul Btp decennale, importante indice di fiducia: sul mercato telematico di Londra, il Liffe, ha perso 100 centesimi giusti giusti, chiudendo a 97,73. E se servisse una conferma all'andamento pericoloso del debito pubblico ò arrivata sempre ieri dal bollettino statistico della Banca d'Italia: il debito pubblico ha toccato 1.970.037 miliardi di lire nel mese di novembre '94. Un aumento (secondo la vecchia definizione) negli ultimi dodici medi di 171.756 miliardi pari al 9,5%. Stefano Lepri Il Fmi avverte «Due le urgerle Risanare subito la finanza pubblica e riformare le pensioni» 8.30 LA VOLATA DEL MARCO CAMBI LIRA-MARCO 11.00 14.15 16.15 17.00 18.30 19.30 pqsta scelta, ma serve la fiducia all'interno». Per quanto riguarda le prospettive economiche italiane, il ministro Masera ha annunciato la necessità di una revisione dei conti pubblici. «Non è più realistico», ha chiarito, l'obiettivo di un'inflazione programmatica al 2,5% nel 1995.11 governo pensa, invece, ad fi fi Martedì scorso un'ondata che ha colpito solo la nostra moneta Ieri il vento della valuta tedesca ha soffiato forte travolgendo anche dollaro e franco Così l'ennesimo venerdì nero fa meno paura in Via Nazionale J j

Persone citate: Massimo Russo, Norbert Walter, Rainer Masera, Stefano Lepri