«Italia non aver paura» «Sì alle tasse se l'economia va»

«Italia, non aver paura» «Italia, non aver paura» «Sì alle tasse se l'economia va» IL GIUDIZIO DI GALBRAITH PMODENA ROKESSOR Galbraith, ormai la lira ò allo sbando: ha toccato quota 1120 sul marco tedesco, la gente e spaventata, gli operatori finanziari non sanno più a quale santo votarsi. Com'è potuto succedere, e che esito potrà avere questa crisi? «Non sono d'accordo col pessimismo che sta investendo l'Italia, a mio avviso non si può parlare di crisi con tanta facilità. Non penso affatto che la lira, come del resto il dollaro, siano realmente in crisi. Queste fluttuazioni fanno parte dei fenomeni normali del sistema finanziario internazionale. Sono fatti provedibili, che non hanno alcun significato profondo». Ma come, professor Galbraith: abbiamo perso centocinquanta lire sul marco in due mesi, il deficit è a due milioni di miliardi, la Borsa scende e lei crede che non si possa parlare di crisi? John Kenneth Galbraith ó alla fine del suo «tour» italiano per la presentazione dell'ultimo libro. Alla fine di un'intervista pubblica nell'auditorium affollatissimo del Banco San Gominiano e San Prospero, per la prima volta si sbilancia: «L'Italia ha un deficit pubblico eccessivo: non c'è dubbio. Io credo sia necessario ridurlo, i: molto importante. Ma l'economia italiana sta attraversando un buon momento, e quindi è stato saggio, da parto del governo, aumentare le tasse. Il Paese, oggi, le può sopportare. Non ò saggio, invoco, parlare di crisi valutaria». Eppure la crisi della lira viene ormai paragonata alla crisi del peso messicano... «Ma per carità, non diciamo cose assurdo. Il Messico è un Paese povero, fli industrializzazioni; recente e fragile. L'Italia e un paese ricco, sano, pieno di risorse». Scusi, professore, ma dove le vede queste risorse? La disoccupazione è all'I 1%, il tasso di sconto è appena salito all'8,25%, il debito pubblico è oltre il 110% del prodotto lordo e la crisi politica è totale... «Mi ascolti bene. La prima volta che sono venuto in questo Paese è stato ne! '37, in viaggio di nozze. Subito sentii parlare delle terribili disgrazie della vostra economia. Rientrato negli Usa, continuai per anni, por decenni, a sentir dire cose terribili sull'economia italiana. Poi mi capitava di tornare in Italia, e ogni volta il Paese era diventato più ricco». Mi scusi, ma forse lei minimizza. La manovra non è servita a rincuorare i mercati. Ma il peso fiscale è già al massimo. Cos'altro fare? «Certo, non si possono aumentare indefinitamente le tasse. Ma le ripeto che l'economia italiana vive un buon periodo di fondo, può sopportare un po' di pressione in più. E' quando le cose vanno male che i governi devono andare con la mano leggera». Molti credono che nessuna manovra economica basterà a riequilibrare la lira fin quando, attraverso nuove elezioni, l'Italia non recupererà una maggiore stabilità politica. Lei che ne pensa? «Non sono d'accordo. Le due cose non vanno collegate cosi diretta¬ mente. E' dal secondo dopoguerra che la politica italiana è instabile, mentre l'economia italiana è forte. Quindi non bisogna dare troppo peso agli scontri politici e alle indecisioni. Non bisogna confonderle con l'economia reale. Sono due cose distinte e separate. La politica italiana non si stabilizzerà mai: conserverà sempre un carattere, come dire?, artistico». A proposito, cosa ne pensa del governo Berlusconi? «Il mio caro amico e collega Modi¬ gliani, di cui condivido molte idee, ha già espresso la sua opinione su Berlusconi, io non ne ho una mia. Ma posso dire una cosa: la grande ricchezza e la potenza televisiva non sono qualifiche necessarie e sufficienti per guidare un grande Stato. Ma non entro in ulteriori dottagli perché confido nella capacità dell'economia italiana di resistere sia alla politica saggia che a quella sbagliata». Però il governo Berlusconi oggi viene rimpianto da tutti coloro che lo consideravano capace di far crescere l'occupazione. C'era stata una promessa precisa: un milione di posti di lavoro. «Quando un leader politico si sbilancia in promesse del genere, io reagirei soltanto con il dubbio: si può essere certi che non sa cosa sta dicendo». Molti dicono, inoltre, che l'inflazione stia per ripartire, in Italia, e che questo sia l'effetto dell'incertezza politica. «Non bisogna aver tanta paura dell'inflazione. Io credo che sia meglio avere un po' d'inflazione in più e un po' di disoccupazione in meno, piuttosto che il contrario, è questo il vero problema». Eppure, di fronte a tanti segnali di crisi economica molti pensano che per l'Italia l'unica via d'uscita sia una lunga fase di «Reaganomics», cioè di politica economica di destra. Cosa ne dice? «Ma per carità, assolutamente no. Abbiamo già visto molte volte nella storia che disastri possono fare governi in stile Hollywood. A tutti quelli che, in Italia, sognano un periodo di Reaganomics, consiglierei una bella vacanza». Sergio Luciano «Le turbolenze sui mercati passano Certo, il quadro politico è confuso ma il Paese reale sta andando bene» A sinistra John Kenneth Galbraith A destra l'economista Franco Modigliani. pessimista sulla situazione italiana

Persone citate: Berlusconi, Franco Modigliani, Galbraith, John Kenneth Galbraith, Modi, Sergio Luciano