LETTERE AL GIORNALE Giucas contro il buon senso, il biglietto del treno dal giornalaio

16 lettere AL GIORNALE Giucas contro il buon senso, il biglietto del treno dal giornalaio L'ipnosi è un attimo Guardando Domenica in con altri milioni di spettatori e leggendo delle ultime polemiche sulla vicenda «Cannelle» mi sono chiesta so Giucas Casella non sia uno che - dietro regolare licenza Rai - realizzi solo una l'orma originale di spettacolo attraverso presunte ipnosi di massa con l'accordo tacito del presentatore di turno e dei sottoposti, celebrità dello spettacolo o persone del pubblico. Ma è davvero possibile una megafarsa così spudorata senza la pronta denuncia da parte di giornali o altri strumenti di indagine? Un'intesa tacita e ostinata che coinvolge tutti i mass media - avidi dissacratori di miti e pazienti demolitori di tanti altari - nel fornire grossolana copertura a un certo Giucas Casella? Preferisco cedere ad una conclusione di questo genere e alla sua buona dose di paradossalità piuttosto che ammutolire dinanzi alle sbandierate ipnosi di comitive tra i riflettori di uno studio televisivo febbrile, il brusio del pubblico, le risatine a stento inghiottite di Mara Venier, il viavai dei cameramen e l'aggravante dei pochissimi secondi entro cui la «scaletta» prevede l'inabissarsi nelle tenebre dell'inconscio! Scusatemi, ma la mia preziosa razionalità (o più modestamente il mio buon senso) mi impone categoricamente di negare che alcuno possa, per mano altrui e in assenza delle condizioni soggettive e oggettive adatte a sperimentazioni paranormali che abbiano un minimo di serietà, improvvisamente scodinzolare come un cane, miagolare come un gatto, grattarsi come una scimmia o... per la felicità dei più, fare spogliarello. Paola Morelli, Taranto Cairo Montenotte afflitto dalla stazione E' una vergogna! Tra i molti problemi che affliggono in questi ultimi anni Cairo, 14.000 abitanti e principale centro della Vallebormida, vi ò anche quello della stazione ferroviaria. A vederla da vicino, sembra un vecchio posto di blocco e non una stazione dove giornalmente transitano almeno venti treni tra passeggeri e merci. Da un anno esatto (1 gennaio '94) fa servizio a metà; chiusa al mattino e aperta al pomeriggio. La linea Savona-Alessandria è da tempo abbandonata a se stessa e tutte le stazioni sono ormai chiuse. I biglietti si comprano all'edicola come le sigarette e il giornale. Nonostante gli appelli e le lamentele, nulla fino ad ora si è mosso. Tutte le mattine molti studenti e lavoratori pendolari devono attendere il treno per Acqui o Savona, fuori al freddo, soprattutto in questi rigidi mesi invernali perché non esiste nemmeno una pensilina. La cosa più strana è che la stazione è chiusa al mattino quando intenso è l'afflusso di utenti e di produttività e aperta al pomeriggio, quando il movimento è molto più limitato. Cairo, inoltre, è sede di una delle più moderne e attrezzate scuole di Polizia penitenziaria e, quasi ogni trimestre, arrivano a Cairo centinaia di giovani da ogni regione per i corsi, utilizzando soprattutto il treno. L'Amministrazione comunale, al di là dei soliti atti formali, non è riuscita a risolvere il problema. Con l'aiuto di diverse persone sensibili al problema, abbiamo raccolto 880 firme che nello scorso mese di novembre '94 sono state inviate in copia alla Direzione Compartimentale di Torino, competente per territorio. Risultato finale: nonostante l'impegno, a tutt'oggi Cairo continua ad avere una stazione scandalo. Renzo Cirio, Cairo Montenotte Quando la gioia genera rimorso Sono una che lavora nel volontariato, e che da 35 anni ha dato il suo tempo, la sua mente e il suo cuore a chi soffre, a chi fa fatica, a chi ha più sfortuna. Ho letto l'ar- ticolo «Papà, senza te non vivo» di Ferdinando Camon (4 febbraio) e voglio ringraziarlo per quello che dice. Da 13 anni mi occupo solo di questo, appoggio alle famiglie con questo problema, e uno degli scopi che abbiamo noi della «Scintilla» è proprio quello di rompere la simbiosi con i genitori in quanto soli e insostituibili, abbiamo fatto questa associazione perché viva il ragazzo e vivano i genitori, offriamo assistenza in famiglia, laboratori, e tutte le domeniche pomeriggio animazione con tanti meravigliosi giovani che portano linfa e allegria. Quello che dice Camon è giusto e vero, la vita della famiglia con handicap è tutta per il figlio, fino all'annullamento dei propri rapporti con l'esterno, e noi con umiltà tentiamo di ricucire rapporti e momenti di uscita fra genitori, per ricostruire anche il rapporto coniugale, che quasi sempre viene accantonato perché quasi con rimorso vivono momenti di gioia. Loretta De Rossi, Torino I sentimenti diventano parole Leggo e rileggo l'articolo «Papà, senza te non vivo», leggo non il dramma in sé, ma il modo in cui è scritto. Per 10 anni... soli 10 anni... ho lottato accanto a mia figlia Annalisa, che ci ha lasciato il 20 ottobre, all'età di 19 anni, e mai e poi mai avr^i saputo trasferire sulla carta i sentimenti che ci hanno legato, se non fosse arrivato questo articolo. Fredy Buscaglione Bonello Crescemmo (Ve) Chi scrive su un giornale ha intorno a sé la vita, e per trovare le parole guarda la vita: è la vostra vita quindi che genera le parole che poi trovate sui giornali. E' come se foste voi a scrivere, esattamente in quei termini. Ferdinando Camon L'università e la camorra La camorra dei concorsi universitari ha assunto aspetti rivoltanti. E' recente la notizia che è stato bocciato Franco Volpi, uno studioso di grande valore. Ricordo una sua conferenza a Vienna, dove lasciò tutti meravigliati sia per la sua profonda cultura filosofica sia per la sua perfetta padronanza della lingua tedesca. Non sorprende, dunque, che gli abbiano negato la cattedra: è troppo intelligente. Qui c'è da chiedersi seriamente se non sia il caso di abolire non solo l'insegnamento statale della filosofia, ma anche delle altre materie umanistiche. La questione fu già dibattuta all'inizio di questo secolo da uomini come Croce, Prezzoli ni e altri, i quali non erano neppure laureati. Il problema è questo: lo Stato ha bisogno di medici, di ingegneri, di fisici e di chimici, ma non certo di storici dell'arte o della letteratura, di critici, di filologi, di linguisti e via enumerando. Quanto alla filosofia, già Platone diceva che questa è una materia che non si può insegnare. Tanto varrebbe istituire cattedre di estro poetico o di inclinazione mistica. Anche Wittgenstein trovava assurde le cattedre di filosofia. Insomma filosofi si nasce, non si diventa, così come non si diventa poeti o scrittori, anche se si studia in dieci università. Lo Stato ha già abolito le cattedre di Teologia, ma non per questo è diminuito il numero dei santi. Ecco, un professore di filosofia sta a un filosofo come un prete sta a un santo. Sentiamo Prezzolini: «Avete mai pensato alla vanità dell'insegnamento delle letterature? Dello scrivere storie? Della critica letteraria ed artistica? Parlo, naturalmente, dal punto di vista dello Stato che spende per queste attività un numero enorme di milioni... Meno lo Stato ha da fare con le arti, tanto più queste ci guadagnano. Le letterature e le arti non si insegnano e non si imparano. Si rivelano con il bisogno di scrivere e di disegnare. Anche la storia non si insegna... Il professore cattedratico dovrebbe quasi scomparire». Non c'è alcun bisogno di guru o di marabutti statali. Si giustificano solo le cattedre scientifiche. Le altre si possono abolire tranquillamente. E a tutto vantaggio della cultura e dell'erario. Anacleto Verrecchia, Torino Una replica sprezzante Ci congratuliamo con La Stampa per la pubblicazione dell'eccellente articolo di Curzio Maltese nel numero di domenica 19 febbraio, cui replica Enrico Mentana nel numero successivo definendo con il solito tono sprezzante da padrone offeso «fesserie» le elementari verità ribadite da Maltese. Cesare Cases, Renato Solmi Comitato Mobilitazione popolare non violenta per la difesa della legalità costituzionale Torino