La polizia nel cuore d'Europa Scandalo Agusta, perquisita la Commissione

La polizia nel cuore d'Europa La polizia nel cuore d'Europa Scandalo Agusta, perquisita la Commissione BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stato il giorno delle scuse, con Karel Van Miert, Commissario europeo responsabile della concorrenza, che ha dovuto raccontare di come la polizia ha perquisito il suo ufficio e la sua abitazione privata. Mentre Willy Claes, Segretario generale della Nato, si è visto costretto a spiegare agli ambasciatori dei 16 Paesi dell'Alleanza atlantica che no, lui con lo scandalo Agusta non c'entra proprio nulla, e che è pronto a dirlo anche ai magistrati. Lunedì sera, attorno alle otto, la polizia ha bussato alle porte a vetri della Commissione europea, in rue Belliard, ed è salita all'ottavo piano, dove Van Miert ha il suo ufficio. Il commissario belga ha ancora una volta negato ogni addebito: «Di più, credo di aver capito che se ci sono stati dei pagamenti, o se del denaro è stato versato, dev'essere stato nell'89», quando cioè lui non era più presidente del partito socialista fiammingo, cosa che lo tirerebbe fuori dai guai. Comunque, Van Miert ha detto di aver lui stesso insistito perché la polizia potesse perquisire il suo ufficio, coperto dall'immunità diplomatica di cui godono tutte le istituzioni europee, ed ha anzi invitato gli inquirenti a perquisire anche la sua abitazione privata. L'invito è stato evidentemente subito accolto, perché la polizia ha visitato anche la casa del commissario europeo, sequestrando «alcuni estratti conto». E Claes? Il segretario generale della Nato, molto emozionato, ha dato la sua «parola d'onore» agli ambasciatori dei Sedici: «Non ho preso soldi e non so nulla», ha detto, affermando di essersi limitato a visionare come di dovere il dossier tecnico per l'acquisto di 46 elicotteri da combattimento Agusta. Gli ambasciatori del resto lo hanno rassicurato: di perquisire i suoi uffici alla Nato, o la sua abitazione, non se ne parla nemmeno, ne va della segretezza dell'Alleanza atlantica. Sul fronte delle indagini, intanto, qualcosa si è mosso. Ieri il giudice Veronique Ancia ha interrogato Etienne Mangé, che avrebbe gestito i fondi neri (circa un miliardo e mezzo) tra l'89 ed il '91. L'uomo avrebbe dichiarato di non aver comunicato nulla, all'epoca, a Van Miert, che del resto lasciò la presidenza del Ps nell'88, per passare alla Commissione europea. Forte di questa testimonianza, Jacques Santer, il lussemburghese che presiede la Commissione, ha potuto dire: «Non credo ci sia alcun motivo per non aver piena fiducia in Van Miert». Eppure, come dice un diplomatico, su lui come su Claes «l'ombra resta», tanto più che come ha detto Frank Vandenbroucke, presidente del Ps dopo Van Miert ed attuale ministro degli Esteri belga, «e praticamente impossibile che una somma di 50 milioni di franchi sia arrivata nelle casse del partito senza che nessuno se ne accorgesse». Per Louis Tobback, attuale leader del ps, «quel che accade stravolge tutta la politica democratica. Sono pronto a scusarmi davanti a tutti i democratici di questo Paese». Tutta la politica: e già, perché fino ad ora l'inchiesta sulle tangenti Agusta ha toccato prima i socialisti valloni (francofoni), poi quelli fiamminghi, ed ora, per la prima volta, un giornale ha fatto emergere la possibilità di un coinvolgimento nell'oscure della Cvp: il partito cristiano popolare del premier Jean-Luc Dehane. A proposito: Dehane ha ammesso di aver saputo in anticipo degli ultimi sviluppi dell'inchiesta, ed è per questo che ha deciso di anticipare le elezioni da dicembre al 21 maggio, prima che la bomba scoppiasse. Fabio Squillante

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