Ron Arad era precipitato con il suo Phantom in Libano nell'86 Un segreto fra Israele e Iran di Aldo Baquis

Ron Arad era precipitato con il suo Phantom in Libano nell'86 MEDIO ORIENTE Ron Arad era precipitato con il suo Phantom in Libano nell'86 Un segreto fra Israele e Iran «Trattative per il pilota prigioniero» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Sono entrati «in una fase cruciale» a Bonn i negoziati segreti fra Israele e Iran per il rilascio di Ron Arad, il navigatore israeliano fatto prigioniero da sciiti libanesi nel 1986 dopo essere precipitato con il suo Phantom nel Libano meridionale. La sensazionale notizia, pubblicata ieri con grande evidenza dal giornale tedesco Frankfurter Allgcmeine, è stata subito ridimensionata in Israele: i contatti, ha precisato il premier Yitzhak Rabin, sono in realtà fra la Germania e l'Iran e la fase attuale è tutt'altro che «cruciale» dato che gli israeliani non hanno potuto nemmeno appurare se Arad sia vivo o morto. «Ad ogni modo consideriamo l'Iran responsabile della sua sorte» ha aggiunto il premier. Col passare degli anni, la drammatica vicenda di Arad ò andata avvincendo sempre di più l'opinione pubblica israeliana: molte automobili esibiscono adesso aderivi con la dicitura: «Kon - nato per essere libero», e un noto cantante gli ha dedicato una canzone e un video-clip. Nel tentativo di indurre gli sciiti a uno scambio (e, forse, anche per assecondare l'opinione pubblica interna), i successivi ministri israeliani della Difesa hanno provato la carta dei rapimenti: nel 1988 hanno prelevato dal suo villaggio libanese Jawad Kassafi, dirigente locale degli Hezbollah. Poi hanno catturato lo sceicco Abdel Karim Obeid, pure degli Hczbollah (luglio 1989), e Mustafa Dirani, della «Resistenza dei credenti» (maggio 1994). Fu appunto Dirani a prendere in custodia Arad dagli sciiti di Amai che lo avevano catturato e a venderlo, per 300 mila dollari, agli Hezbollah. Da allora la sua sorte è avvolta nel mistero: la sua ultima lettera risale al 1987, la sua ultima foto al 1991. L'avvocato Wolfang Vogcl (della Germania dell'Est) tentò invano di organizzare uno scambio fra Arad e due spie sovietiche detenute in Israele, Marcus Klingberg e Shabtay Kalmanovich, ma il repentino crollo del regime comunista bloccò l'iniziativa. Adesso - secondo la Frankfurter Allgemeine - Israele e Iran soni, giunti, con l'aiuto del mediatore tedesco Bernd Schmidbauer (stretto collaboratore del cancelliere Kohl), a un accordo per lo scambio di Arad con Obeid e Dirani, nonché con lo sceicco palestinese Ahmed Yassin. L'Iran chiede poi il ritiro di Israele dal Libano Sud, mentre lo Stato ebraico esige la fine degli aiuti militari di Teheran agli Hezbollah. L'articolo del giornale tede¬ sco lascia l'impressione che Arad sia vivo: la moglie avrebbe ricevuto infatti una sua lettera e una videocassetta. Ma ieri l'autore dell'inchiesta, Udo Ulfkotte, ha detto di non sapere se si tratti di documenti vecchi o recenti. «In effetti - ha aggiunto - non posso dire con certezza se Arad sia vivo o morto». Ulfkotte ha tuttavia ribadito che a Bonn sono in corso contatti israelo-iraniani, con i buoni uffici della diplomazia tedesca. Altri contatti segreti sono avvenuti, nei giorni scorsi, a Stoccolma, dove l'empasse nei negoziati israelo-palestinesi è stato discusso - ai margini di una conferenza internazionale dedicata alla coltivazione dei fiori nelle serre - dal viceministro israeliano degli Esteri Yossi Beilin e Nabil Shaath, ministro palestinese per la Programmazione economica. Shaath ha prospettato a Beilin un quadro pessimistico della situazione: la chiusura dei Territori e il mancato accordo sul ridispiegamento dell'esercito israeliano in Cisgiordania - ha avvertito - rafforzano in seno all'Olp l'opposizione ad Arafat. La corrente più radicale chiede adesso una revisione dell'intero processo di pace con Israele. Ieri Arafat ha convocato al Cairo il Comitato esecutivo dell'Olp, la più alta istanza dell'organizzazione. Alla vigilia della riunione il segretario del Comitato, Jamal al-Surani, non ha escluso a priori la sospensione dei negoziati con Israele. Le consultazioni sono state ignorate da due personaggi di spicco: Faruk Kaddumi, netto oppositore di qualsiasi apertura a Israele, e Mahmud Abbas (Abu Mazen), che dopo aver lavorato per gli accordi di Oslo, segue adesso con atteggiamento critico la loro realizzazione pratica. Aldo Baquis Venduto dagli sciiti agli Hezbollah (protetti di Teheran) per 300 mila dollari Il premier israeliano Rabin