Nuova polemica dopo i misteriosi voli notturni di C-130 sulla città di Tuzla «La Nato paracaduta armi in Bosnia»

Nuova polemica dopo i misteriosi voli notturni di C-130 sulla città di Tuzla Nuova polemica dopo i misteriosi voli notturni di C-130 sulla città di Tuzla «La Nato paracaduta armi in Bosnia» / Caschi blu accusano: missili ai musulmani ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Onu c Nato sono di nuovo ai ferri corti in Bosnia. Questa volta sono le forze di pace delle Nazioni Unite ad accusare, anche se indirettamente, l'Alleanza atlantica, che sarebbe coinvolta in rifornimenti illegali di armi alle forze governative bosniache malgrado l'embargo decretato dall'Onu. Nelle ultime due settimane l'Unprofor ha segnalato misteriose violazioni dello spazio aereo della Bosnia nella regione di Tuzla, nel Nord del Paese. In particolare, il 10 e 12 febbraio i Caschi blu stazionati all'aeroporto di questa città hanno rilevato voli notturni, tra i quali un aereo da carico CI30 scortato da alcuni caccia, tutti appartenenti all'aviazione americana. Tuzla ò controllata dalle forze governative di Sarajevo; lo scalo ò presidiato dai soldati Onu, ma nelle vicinanze ci sono altre tre piste che i Caschi blu non tengono sotto osservazione. Dopo i misteriosi velivoli, il 10 febbraio, nei pressi di una delle piste, l'Unprofor ha avvistato un convoglio di camion militari. Il tentativo degli osservatori Onu di avvicinarsi alla zona ò stato respinto dai soldati bosniaci con colpi d'arma da fuoco. Da qui il sospetto dell'Orni che il CI30 abbia paracadutato armi e munizioni ai musulmani. «Siamo giunti alla conclusione che ci sia stato un rifornimento segreto di armi al governo bosniaco, anche se non ne abbiamo tutte le prove». La dichiarazione sarebbe stata rilasciata inavvertitamente dal portavoce dell'Unprofor a Sarajevo Hervé Gourmelon. «Non ho mai detto una cosa simile sostiene Gourmelon -. Abbiamo soltanto riportato quello che ci e stato riferito dai nostri osservatori sul posto. Loro hanno avvistato a più riprese voli di aerei e di elicotteri. Hanno chiesto alla Nato, che ha il compito di pattugliare il cielo bosniaco, di controllare di che cosa si trattasse; ma l'Alleanza non ha trovato nessuna traccia degli aerei misteriosi. Nemmeno gli Awacs, gli aerei di ricognizione elettronica della Nato, hanno registrato voli», ci spiega il comandante francese. Secondo Gourmelon, tutte le ipotesi rimangono aperte: «Non è affatto detto che gli aerei abbiano dovuto atterrare. Se hanno voluto consegnare qualcosa, hanno potuto benissimo farlo volando a bassa quota e paracadutando il carico dal cielo. Ma la Nato non ha trovato niente. In seguito ha fatto sapere che alcuni degli aerei avvistati dai nostri osservatori erano suoi». L'Alleanza per ora smentisce. Non solo: a quanto scrive il Washington Post, l'ammiraglio Smith, comandante delle forze Nato in Sud Europa, è giunto di persona nel quartier generale dell'Unprofor a Zagabria per chiedere al generale De Lapresle, comandante in capo dei Caschi blu nell'ex Jugoslavia, di rilasciare una dichiarazione per smentire i voli misteriosi del 10 e del 12 febbraio. Sempre secondo il quo- tidiano americano, pochi giorni prima De Lapresle aveva mandato un rapporto all'Onu in cui definiva le due violazioni della zona di non-volo in Bosnia come «rifornimenti clandestini di armi di alto valore tecnologico, come missili anticarro telecomandati o missili terra-aria». Anche se ufficialmente le fonti Onu non hanno indicato chi abbia rifornito di armi i bosniaci, si fanno sempre più insistenti le voci che si tratti degli Usa: un volo notturno a bassa quota può passare inosservato sui radar della Nato, soprattutto se ad eseguirlo sono aerei appartenenti a un Paese dell'Alleanza, a conoscenza della capacità di monitoraggio del sistema. Esperti nelle operazioni di lancio con paracadute, gli americani sono gli unici ad aver proposto la revoca sull'embargo delle armi al governo bosniaco. In vista dell'imminente ripresa della guerra in Bosnia, Washington avrebbe cioè anticipato i tempi fornendo ai musulmani le armi di cui hanno bisogno per difendersi dalle forze serbe, molto meglio equipaggiate. Questo potrebbe spiegare anche la recente scoperta di una base della Cia sull'isola di Brac, in Croazia, dove a più riprese sarebbe atterrato anche un CI30. Ingrid Badurina Un aereo con aiuti umanitari all'aeroporto di Tuzla, controllato dai Caschi blu

Persone citate: De Lapresle, Ingrid Badurina