Il professore incontra Rutelli, Segni, il suo «centro» e litiga con i cronisti Prodi sono un candidato leale «Non voglio aiuti da Scalfaro»

Il professore incontra Rutelli, Segni, il suo «centro» e litiga con i cronisti Il professore incontra Rutelli, Segni, il suo «centro» e litiga con i cronisti Prodi: sono un candidato leale «Non voglio aiuti da Scalfaro» ROMA. «Ma chi è?». Sono le due del pomeriggio e un capannello di ragazzini, con il naso schiacciato sulla vetrina del caffè Greco, si chiede perché mai le tv stazionino là davanti. Un papà napoletano corre in aiuto: «Lo conosco, lo conosco - spiega alla figlio - quello è "Buttigliuone"». Sbagliato. E' Romano Prodi. E' conosciutissimo nella sua Bologna, però qui siamo a Roma e anche se il professore gira in lungo e in largo le vie del centro per un'ora abbondante, la gente gli passa accanto veloce e non si volta. Già, l'aria della capitale è diversa. E deve fare un certo effetto pure al Candidato. Nel capoluogo emiliano, Prodi ride e scherza con i giornalisti, a Roma li evita, non risponde alle domande che non gli garbano e per poco non dà in escandescenze, sulle scalinate di piazza di Spagna, quando un cronista gli chiede come farà a rafforzare l'Ulivo per evitare che venga egemonizzato dalla Quercia. Nella capitale, Prodi, d'abitudine, ci fa un salto un giorno alla settimana. Ma quello di ieri è un po' il suo battesimo politico romano: in mattinata si incontra con gli esponenti di «centro» che sosterranno la sua candidatura. Fa gli onori di casa Vittorio Ripa di Meana: la riunione, che dura circa due orette, si tiene nel suo studio, ai Parioli. Ci sono Segni, Adornato, Boselli, Giugni, Zanone, Maccanico, il ministro della Pubblica Istruzione Giancarlo Lombardi e Luigi Cocilovo, braccio destro di D'Antoni nella Cisl. Si discute il da farsi. Qualcuno preme per le elezioni a giugno. «Così non si può andare avanti, se non si ottiene una tregua - dice Mario Segni - allora meglio le urne». Boselli gli dà ragione. Adornato sottolinea che comunque bisogna prepararsi a questa eventualità. Ma Cocilovo frena: «La Cisl - spiega preferisce aspettare di capire quello che succede nel ppi». Il Candidato non fa problemi di date. I problemi, però, ce li hanno i suoi due maggiori sponsor. Ossia Scalfaro e D'Alema, e glielo hanno fatto sapere nei giorni scorsi. Altra nota dolente quella del partito dell'Ulivo. Adornato ha già pronto un nome. «Deve chiamarsi liberal-popolare», propone. Ma il «soggetto politico» che ancora non è nato crea già delle frizioni tra Segni e Prodi. Il primo vorrebbe esserne il capo, lasciando al Professore il ruolo di leader super partes. L'ex presidente dell'Iti, però, preferisce ancorarsi al suo albero. Sull'opzione di «centro», invece, tutti d'accordo. «Con il pds - ripete Prodi - avremo rapporti di collaborazione e di autonomia». Il professore, sotto questo aspetto, è contento: «Potevo apparire - spiega - come il candidato del pds e questo mi avrebbe nuociuto, ma cosi non è stato». All'una e mezzo i «prodisti» si lasciano e decidono di rivedersi tra qualche giorno. Il Candidato sbarca in centro, dove ha appuntamento con Giuseppe De Rita, presidente del Cnel. Lo vorrebbe nella sua squadra. I due chiacchierano davanti ad un analcolico e a un caffè, poi Prodi, stufo di essere tallonato dai cronisti, scatta e fugge via di corsa. Ma un giornalista, non giovanissimo e niente af¬ fatto sportivo, lo raggiunge: alla fine lui si ferma e accetta di rispondere a qualche domanda, però, resta sul vago. «Povera Italia», sospira promettendo che si darà da fare per risollevarla. Con il Cavaliere non fa polemica: «Devo far correre il Paese - dice - non Berlusconi, e comunque non lo sto inseguendo: io faccio le gare a cronometro e non mi misuro sull'avversario ma sul percorso». E poi assicura che nella tenzone con Sua Emittenza non sfrutterà l'amicizia con Scalfaro: «Sono un candidato leale, io», replica secco. Nel pomeriggio Prodi continua il suo «tour». Incontra il sindaco Rutelli. C'è chi lo dà con la sinistra del ppi (però manca una conferma ufficiale), chi con Di Pietro, ma la notizia viene smentita. Non intende forse convincere, grazie alla sua faccia paciosa, l'ex pubblico ministero a scendere in campo dalla sua parte? «Ognuno ha la faccia che ha - replica Prodi - e dopo trent'anni ognuno è responsabile della propria faccia...». Quindi parte per Pisa: su piazza restano i suoi sponsor. Lombardi per evitare grane, essendo ministro della Repubblica, spiega di essere capitato alla riunione per un «equivoco». Gli altri, che non hanno di questi problemi, tessono le lodi del Candidato. Magari anche in modo bizzarro, paragonandolo a Peter Sellers-«Chance il giardiniere»: «Quanto mi piacerebbe - sospira Ottaviano Del Turco - se per una volta vincesse uno che parla come il protagonista di "Oltre il giardino"...». Maria Teresa Meli Romano Prodi Per l'«antiBerlusconi» ieri una serie d'incontri politici nella Capitale

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