PRATOLINE PER KEATS

PRATOLINE PRATOLINE PER KEATS Giovedì 23 cade l'anniversario della morte di Keats. Al poeta si renderà omaggio (ore 15) nel cimitero degli Inglesi di Roma dove riposa. Interverrà l'ambasciatore del Sud Africa Glenn Babb (Paese che ha in custodia il cimitero). Inziativa di Gabriella Sica, Claudio Damiani, Giacomo F. Rech. foni, la Papetti e Fazi che Keats lo hanno tradotto, e i poeti che vivono a Roma come la Rosselli e Zeichen e chi altri voglia venire. Ci pare un atto eli fondazione civile richiamare, qui a Roma, la memoria di un poeta che ha fatto della poesia una questione etica e non estetica; è un modo per riappropriarci di quanto ci viene quotidianamente tolto. Ci pare necessario in questo momento perché siamo preoccupati di quanto andiamo ascoltando intomo a noi. Non vogliamo più ascoltare gli ultimi terroristici manifesti della crisi, della negatività, dello scetticismo. Ci vogliono convincere che la poesia non c'è più, che viviamo nel carcere dei massmedia, che tutto è morto. Per queste sentinelle di vuoti fortini, c'è l'informatica, il virtuale che diventa reale, ma non la poesia che, dopotutto, è l'espressione umana del virtuale, un pensiero che si fa materia, realtà vera. Questa è la cultura del pianto, dello sbarramento di una certa sinistra ancora vecchia e ideologica, senza rami di ulivo. La poesia come il do¬ «Dolce è la melodia che s'ode, ma ancor più dolce è quella senza suono...». Ascoltiamo la sua voce, la sua poesia, ci prendiamo cura di essa. Leggiamo sue poesie o altre poesie, parliamo liberamente come ognuno crede. Dialoghiamo, perché la poesia è accoglienza, cortesia, civiltà. E' relazione con gli altri, è relazione con i padri, con gli antichi. E Keats è tra gli antichi il poeta della modernità che ha rinunciato al proprio io: gli uomini sono infelici e muoiono, ma la poesia rimane immutabile nel tempo, e crea mondi reali, mondi che si possono toccare fino al punto che li riconosciamo come nostri quando li incontriamo, mondi che contmuano a durare come la primavera, oltre i poeti che muoiono e il cui nome si iscrive sull'acqua. Ci sono momenti del passato che continuano nel presente. Guardando per la prima volta l'Omero di Chapman, ma anche Virgilio e Dante, Keats è stupito, si sente come Cortes quando scopre il Nuovo Mondo, si riconosce, stabilisce subito una corrispondenza. Keats è anche il poeta che è ve¬ anniversario della morte un omaggio al poeta inglese sepolto a Roma nuto a Roma, che ha trovato qui la sua casa, e qui noi ne sentiamo la presenza. Il suo sepolcro ci parla, ci dà forza: «A egregie cose il forte animo accendono / l'urne de' forti» dice Foscolo. Andiamo sulla tomba di Keats, come altre volte abbiamo fatto da soli. Ci è venuto spontaneo pensare a un incontro diverso, a me e a Claudio e a Giacomo, a noi che altre volte insieme abbiamo pensato a riviste, libri; e invitare poi Buf¬ lore, forma l'anima, diceva Keats, forma ì'ethos, il costume, l'etica tra gli uomini. Non rimane tra le pagine di un libro, entra nella vita; dunque lia una funzione civile, politica. Non potremo avere una politica nuova, avanzata, se non si riparte da mia nuova riflessione. Molti poeti e anche critici oggi stanno tentando di farlo, tra incomprensioni e pregiudizi. Un esempio è la rilettura che autori di oggi fanno dell'Ars poetica di Orazio. E' un filo che si va ricucendo con il passato, con Orazio, con Keats, con i padri della nostra poesia. Il potere del canone novecentesco ci incalza ancora. Noi non possiamo, come ogni generazione, non portare la nostra piccola, umile testimonianza. Gabriella Sica

Luoghi citati: Roma, Sud Africa