ZOLLA: MILLE ANIME DI UNO SCIAMANO di Mirella Serri
ZOLLA: MILLE ANIME DI UNO SCIAMANO ZOLLA: MILLE ANIME DI UNO SCIAMANO rietà, gli amici dell'eterodosso saggista, il cui ultimo libro, «Lo stupore infantile», è uscito l'anno scorso, si contavano sulle dita di una mano. Tra questi la scrittrice Cristina Campo (vero nome Vittoria Guerrini), anche lei, per anni, un personaggio anomalo per i suoi interessi mistici e religiosi. La bruna ragazza, che viveva in una pensioncina sull'Aventino e aveva sul comodino gli scritti di Simone Weil, di Hofmannsthal e la Bibbia, fu la sua inseparabile compagna fino alla morte: «Durante la vita, Vittoria - dice Zolla - non fu menzionata da nessuno di coloro che oggi si sentono liberi di parlarne. Fino al 1980 c'era un sistema di divieti, instaurati nel 1968, e rientrava in essi la proibizione di menzionare Vittoria. Fece eccezione Calasso che osò scriverne un necrologio per il "Corriere della Sera"». E proprio il futuro direttore dell'Adelphi insieme al saggista Masolino D'Amico fu uno dei piii assidui frequentatori dei corsi universitari tenuti da Zolla. «Le lezioni di Zolla erano magnifiche - dice Calasso - gli allievi, una dozzina. Ricordo i corsi sulla Dickinson, su Melville, sui trascendentalisti. Sono gli unici che ho seguito all'università, insieme a quelli (affascinanti) di Giacomo Debenedetti. Il periodo in cui vedevo più spesso Zolla coincide con il farsi di una sua impresa che rimane ineguagliata: l'antologia "1 mistici", poi apparsa da Garzanti. Cristina Campo ed io partecipammo come traduttori, lei sotto vari pseudonimi. Vedevamo crescere, giorno per giorno, una forma imprevedibile. Avevo incon¬ trato Zolla in società, per la prima volta, ad una cena per Pound. Il poeta era bellissimo, caparbiamente silenzioso. Ad un tratto una dama ebbe tanto zelo da chiedergli: "Qual è la figura letteraria più importante in America oggi?". Pound mormorò: "Mickey Mouse"». <A frenquentare le lezioni di Zolla a volte eravamo veramente pochi - ricorda anche D'Amico - capitò in alcune occasioni che c'eravamo solo Calasso ed io seduti davanti a lui. Qualche volta poi lo vedevo a casa di mia suocera, Elcna Croce. Lì, Zolla ebbe occasione di avere una lunga discussione con Adorno». Fu un incontro particolarmente emozionante: Zolla era stato tra i primi ad affrontare in Italia lo studio del pensatore tedesco che contrapponeva polemicamente all'ortodossia di Lukàcs. Nel gruppo dei «compagni di strada» c'era poi Bobi Bazlen («Presentai a Calasso colui che gli avrebbe consegnato un tesoretto», rammenta riferendosi al ruolo che Bazlen avrà per la Adelphi) e poi Pietro Citati e Ceronetti. «Con Citati siamo stati molto amici. All'inizio adoperava un linguaggio scintillante ma faticoso, ricco di stimoli, poi è cambiato e si è educato in maniera esemplare. Ceronetti, al contrario, l'ho visto poco però considero la sua conoscenza dell'ebraico e della Bibbia straordinaria e la sua scrittura eh un altissimo livello». Non sono molti, dunque, gli scrittori che Zolla dichiara di ammirare. Calvino? «A me uno scrittore piace quando apre nuovi orizzonti, Calvino, quando scrive i "Nostri antenati" è un eccellente narratore ma il Settecento come lo racconta lui è qualcosa di conosciuto e non apre nessuna originale prospettiva». Significativi sono anche i silenzi. Zolla non ricorda mai l'ex moglie, la poetessa Maria Luisa Spaziani. «Peccato che non mi ricordi - si rammarica la Spaziani - fu un periodo straordinario quello vissuto insieme. Era l'epoca della nostra formazione. Poi il nostro rapporto è cambiato per ragioni in parte ideologiche - io ero laica e lui sempre più coinvolto in questioni religiose - e in parte sentimentali. Spero che con me non abbia cancellato anche il ricordo della giovinezza». Mirella Serri
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