con martinetti a ZIG ZAG NEL FUTURISMO

A ZIG ZAG NEL FUTURI A ZIG ZAG NEL FUTURI Dopo tutto, se il Futurismo ha insegnato qualcosa, è proprio la necessità di eseguire il testo. Che dire allora dei romanzi futuristi letti nel silenzio sia pure approssimativo delle nostre case? Edito dal Saggiatore a cura di Alessandro Masi, s'intitola Zig zag (pp. 618, L. 32.000), un volume che sarà a giorni in libreria e che raccoglie ben otto romanzi futuristi di difficile e spesso assai arduo reperimento. Da Arlecchino di Soffici, forse il più noto, all'yleropoema del golfo della Spezia di Marinetti, apparso da Mondadori nel '35. Tra i due estremi Sam Dunn è morto di Bruno Corra, Imbottigliature di Primo Conti, Le locomotive con le calze di Bruno Ginna, Astra e il sottomarino di Benedetta Cappa, moglie di Marinetti, St. Francesco in aeroplano di Bernardo Spiridigliozzi e Infinito di Bruno G. Sanzin. Arlecchino è forse di tutti il più autobiografico. Sam Dunn è morto il più sorprendente, Imbottigliature il più poetico. Attraverso un prisma napoletano, dalle «imbottigliature» di Primo Conti esce questa stilla di sapore espressionista: «Sgocciolano i cocomeri sul cristallo bruno della sera». Arlecchino è un viaggio di bordo sul treno che porta il protagonista da Firenze a Parigi, dalla provincia rustica alla città delle meraviglie attraverso uno straordinario caleidoscopio di Palazzo delle Esposizioni di Roma e vedrà la partecipazione dei maggiori studiosi del movimento, da Maurizio Calvesi a Enrico Crispolti, da Claudia Salaris, che del Futurismo ha scritto la storia, a Mario Verdone, oltre a Giano Accame, Vittorio Strada, Renato Barilli, Vanni Scheiwiller, Giuseppe Conte e altri. Allo stes¬ so Sartoris. stazione l'ospite, invitato a tenere una conferenza sulle trasvolate degli aviatori italiani: «Fu un successo strepitoso. Gli avevano costruito una tribuna in forma di torre e lui, arroccato là in cima, con un elmo da aviatore in testa, parlò poeticamente come sapeva fare». Interferenze, espansioni, vibrazioni, scoppi, spostamenti di angoli vocali. Ma Sartoris non rinuncia a commentare: «Il suo medico fu costretto a consigliarlo di risparmiarsi. Bisognava sentirlo declamare La battaglia di Adrianopoli, diventava rosso come un papavero». Anche Lalla Romano raccontava in Una giovinezza inventata il romanzo della sua educazione aspra e malinconica, la forte impressione subita a una conferenza torinese di Marinetti: «Del resto - conferma ora -, i professori erano noiosi, gli artisti o troppo antiquati o troppo classicisti». Ma attenua un poco: «Mi sembrava però anche allora che il Futurismo fosse più un'espressione di costume che un'espressione artistica». Due, in questa coda anniversaria, le occasioni per tentare un bilancio del Futurismo a cinquantanni (o poco più) dalla morte di Marinetti: un convegno che si annuncia vario e importante, un libro che si rivela utile e curioso. Il convegno si svolgerà in due giornate, il 22 e il 23 febbraio, al Crocicchi e calderoni futuristi verranno perlustrati con la debita competenza. Ma a dare un'aria di quasi doverosa sprezzatura sono segnalati gli interventi di un Vittorio Sgarbi, grand-commis di neo-provocazioni, e di un Giampiero Muglimi in veste di collezionista.

Luoghi citati: Adrianopoli, Firenze, Parigi, Roma