Le canzoni della Metafora

Le canzoni della Metafora Le canzoni della Metafora Rappresentano tutte l'Italia di oggi SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Il carnet festivaliero s'infittisce di nomi e progetti musicalparlamentari. Inevitabilmente, quello che si apre stasera in diretta su Raiuno alle 20,40 si avvia a diventare, più che la banale ed ecumenica saga della canzonetta Made' in Italy, il Sanremo della Metafora. Tutto qui sulla Ridente Riviera dei Fiori funziona infatti in chiave di simbologie, umane e politiche: appurato che i due vincitori in pectore Fiorello e Gianni Morandi sembrano rappresentare, per l'inconscio collettivo, rispettivamente il Polo della Libertà e il Polo Progressista, resta forse da approfondire se Pippo Baudo sia davvero un Berlusconi in frac, visto che sta «dentro» il video tutti i giorni pur essendo anche «dietro» nella sua qualità di direttore artistico dell'Ente di Stato. Quelle che seguono sono, in ordine di apparizione, le canzoni dei Campioni che si esibiranno stasera: scelte da Sua Pippità per rappresentare l'Italia di oggi. LOREDANA BERTE': «ANGELI & Angeli». Grinta e ritmo accattivante nei dintorni del iùnky. Per la serie «Si sbaglia meglio soli», ecco l'ennesima autobiografia musicale di Loredana «Guevara» Berte, la pasionaria di Bagnara Calabra più arrabbiata di Garavini. Che confessa: «Io non sono nonnaie... Me la prendo per tutto per niente / Me la prendo col tempo e la gente». Domanda: «Darò il mio cuore solo a ore» è un avvertimento cifrato di Rifondazione al Pds? ANDREA BOCELLI «Con te partirò». Romanza di ampio respiro e acutone finale per il tenore, Big di diritto dopo la vittoria fra i giovani '94. Candidato ai primi posti della classifica finale, rappresenta l'Italia che si chiude alle bruttezze del presente rifugiandosi nel classico. GIGLIOLA (INQUETTI: «Giovane vecchio cuore». L'autore Faletti ha dato il meglio di sé qui piuttosto che nel proprio brano. Gigliola canta bene la mezza età di oggi, sospesa schizofrenicamente fra un'eterna adolescenza e le ombre della vecchiaia: «Lo guardo in faccia questo tempo / Che si muove svelto fuori e lento dentro di me». LORELLA CUCCARMI: «Un altro amore no». Una canzone non cambierà la sua carriera ma l'ex pupilla di Baudo, ora star di punta - anche discograficamente - della scuderia Berlusconi, sfodera doti da interprete in un brano del marito: «Non ti cambierei / Per nessun altro al mondo giuro / Mi piaci come sei / Per le cose che fai». Adesione ai Valori Sacri o al datore di lavoro? La differenza è minima. T0T0 CUTUGHO: «Voglio andare a vivere in campagna». Fra country e bolero, il simpaticone fisso a Sanremo negli Anni 80 torna per sognare una Hammamet agreste: «Voglio ritornare alla campagna Ali ah / Voglio zappar la terra e fare legna Ali ah». Ah ah. DRUPI: «Voglio una donna». Rimasto solo con l'autore Cutugno nella riserva maschilista, l'adorabile indiano di Pavia delira: «Voglio una donna... Sexy come Madonna e fedele pura come le suore... Che mi azzecchi il regalo ogni volta che viene Natale». GIORGIO FAIETTI: «L'assurdo mestie- re». Inizia alla De André/Fossati, decolla recitando come in «Signor Tenente»; troppa carne al fuoco, però, fra Dio, Pavese e reminiscenze liceali. Atterraggio d'emergenza perché la pazienza italica è scarsa. FIORELLO: «Finalmente tu». Brano firmato 883. Troppo serio, troppo romantico, troppo in salita e con troppa esposizione di voce. Come se Berlusconi quasi piangesse ùi tv: non sarebbe più lui. GUZZANTI E LA RISERVA INDIANA: «Troppo sole». La chiacchierata truppa della «par condicio» fa musica etnica e non strutturata, con un inizio di tamburi e un ritornello accattivante. Canzone solidamente metaforica e niente snob: un monito a D'Alema. MANGO: «Dove vai». Un cantautore con il suo stile consolidato ma particolarmente misurato. «Dove vai dove vai / Vattene piano lasciami un segno così». Pensando alla scheda elettorale? GIANNI MORANDI E BARBARA COLA: «In amore». Duetto appassionato, effi¬ cace e di annunciato successo; un po' déjà entendu con Leali/Oxa in «Ti lascerò» e Paoli/Amanda in «La bella ó> la bestia». Ma se Morandi simboleggiasse davvero Prodi, dovrebbe guardare un po' più avanti. MAX 883: «Senza averti qui». «Quattro amici che citofonano giù / Da mercoledì non ti si vede più / Hanno aperto un posto strano, un disco pub / Perché non si va?»: da mercoledì mattina, queste saranno le parole più cantate del Festival. Garantito per l'accattivante semplicità della melodia e per il messaggio: «Senza problemi, senza limiti / Non è così bello / Come dicono». La vocazione masochista dell'Italia sta tutta qui. PATTY PRAVO: «I giorni dell'armonia». Magica, fragile, elegante Nicoletta. La Rivoluzione è nascosta accuratamente nella sua minisinfonia: «Auspicando un'altra età / Cercando irriducibili la nostra via / E disposti a giocarci anche la vita noi / Nel rispetto ancora dell'idea». MASSIMO RANIERI: «La vestaglia» è il secondo episodio trash della serata. Come se ci fosse Fini a parlare di una forzata convivenza domestica con l'odiato Bossi, con la musica e i concetti di una vecchia canzone molto nota di Aznavour. IVANA SPAGNA: «Gente come noi». Produzione e interpretazione efficaci per un brano non facilmente cantabile: «Quante volte si dicono parole / Che vorresti subito cancellare». Maroni sul decreto salvaladri? DI CAPRI/PALATRESI PROIETTI: «Ma che ne sai (del pianobar)». Sarà la consolazione degli over 40, tagliati fuori dalle giurie e da questo Festival fintogiovanilista. Sempre stasera, sfilano sette nuove proposte '94, quattro delle quali diventeranno Big a tutti gli effetti: Danilo Amerio, Antonella Arancio, Giò Di Tonno, Giorgia, Lighea, Francesca Schiavo e Valeria Visconti. L'unica sulla quale ci sentiamo di mettere la mano sul fuoco è Giorgia, in un brano ultravirtuoso scritto per lei da Eros Ramazzotti. La prima eliminatoria ci darà comunque stasera indicazioni utili sugli umori generali italiani. Marinella Venegoni Ogni brano è scelto personalmente da Pippo, l'uomo che sta «dentro» e «dietro» il video ogni giorno. Le «nuove proposte» Qui accanto Sabina Guzzanti: con la Riserva Indiana canterà «Troppo sole». Sotto Patty Pravo, al Festival con «I giorni dell'armonia»