Dallapiccola eresia in musica

Un dibattito 20 anni dopo Un dibattito 20 anni dopo Dallapiccola eresia in musica H EMPOLI A portato l'Italia in Europa, attraversando le acque fetide della musica italiana precedente». Luciano Berio ha voluto intitolare La traversata la relazione, ma sarà mèglio chiamarlo racconto, letta alla seduta inaugurale del Convegno dedicato nei giorni scorsi a Luigi Dallapiccola. Promosso dal Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni, dal Comune di Empoli e dalla Provincia di Firenze, ha voluto rendere onore, a vent'anni dalla scomparsa, ad uno tra i più grandi maestri del Novecento musicale. Maestro per Berio, che ne ascoltò le lezioni nel 1952 ai corsi di Tanglewood, maestro per Luigi Nono, che così lo ricordava: «Attraverso le sue parole scoprivo una testimonianza vivente di quella civiltà della Mitteleuropa per la quale nutrivo una passione inesauribile». Maestro per Edoardo Sanguineti, che non ha mai dimenticato - rievocandolo al convegno - il loro unico incontro, una lezione tenuta a Torino sulla scena finale del Don Giovanni di Mozart: «Raccontando quella musica, sapeva tendere una rete fittissima di sollecitazioni, da Scarlatti a Proust, a Gide. Non erano solo suggestioni, avevano una pertinenza totale, perché era esemplare la sua capacità di ascolto e di lettura dei testi». Nato a Pisino d'Istria nel 1904, Dallapiccola conobbe presto la violenza del potere, quando il liceo che frequentava venne chiuso dal governo austriaco «per irredentismo» e la famiglia trasferita d'autorità a Graz. Dagli esordi, a Venezia nel 1922 in una serata di «musica radiogenica», all'ultima opera, Coppiato, il tema dell'autorità cieca di fronte al destino dei singoli, ricorre spesso nelle sue opere: «Da Luigi Dallapicco lui, dai Canti di prigionia, da II prigioniero, deriva il mio grande amore per gli eretici e i perseguitati», diceva Nono: già, quel Prigioniero, iniziato nel 1944, quando la guerra passò per Firenze, capolavoro del teatro musicale del Novecento, normalmente eseguito all'estero, che nemmeno per l'occasione celebrativa è riuscito a smuovere la micidiale indifferenza dei nostri enti lirici verso la produzione contemporanea. «E' venuta a mancare un'auspicata collaborazione», dice Talia Pecker Berio, direttrice del Centro Busoni e promotrice del Convegno, non nominando ma direttamente chiamando in causa il Comunale di Firenze. Nelle giornate di studio si sono alternati numerosi relatori: da Pierluigi Petrobelli a Fiamma Nicolodi, che nel volume Parole e musica (Il Saggiatore) ha raccolto gli scritti del maestro, da Mila De Santis, curatrice del Fondo Dallapiccola presso il Gabinet- to Vieusseux, a Leonardo Pinzauti, che ha ripercorso i rapporti, non sempre di buon vicinato, con la sua città d'adozione. Dallapiccola ebbe momenti difficili anche con alcuni critici, come testimonia una lettera (inedita) scritta il 14 maggio 1972 a Mario Rossi: «Carissimo Mario, grazie per l'invio della copia della tua lettera alla Presidenza dell'Accademia di S. Cecilia. La lettera è molto bella e perfettamente circostanziata. Rimane in me, tuttavia, il rammarico che, con essa, tu abbia onorato di una risposta il critico musicale del «Tempo»; compositore trombato, se mai al mondo uno ve ne fu. Ma qui, naturalmente, si tratta solo di una differenza di punti di vista. Il tuo, l'hai espresso in modo da non consentire replica». [s. e] Luigi Dallapiccola

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