Guerra per il vescovo rosso

Guerra per il vescovo rosso I latifondisti assaltano la cattedrale di San Cristobal, gli indios la difendono Guerra per il vescovo rosso «Comunista, vattene dal Chiapas» IL RITORNO DI ZAPATA SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO «Vai via dal Chiapas, sporco comunista». Le grida e le botte sono andate avanti per ore, davanti all'antica cattedrale di San Cristobai de las Casas. Da un lato, cinquecento militanti, quasi tutti bianchi, del Frante civico, un'organizzazione legata ai latifondisti della zona che esige la rinuncia di don Samuel Ruiz, accusando il settantunenne «vescovo rosso» di proteggere i guerriglieri zapatisti. Dall'altro lato, centinaia di indios maya disposti a tutto per difendere la loro chiesa e il loro vescovo, per trent'anni gli unici protettori dei campesinos poveri di questo lembo meridionale del Messico. Gli scontri sono iniziati domenica pomeriggio, poco dopo la messa, quando in Italia era già notte. Gli indios avevano formato una catena umana intorno alla cattedrale, stendendo un manto di gigli e garofani bianchi sulla piazza che separa la chiesa dal palazzo vescovile, pregando a voce alta. Prima sono iniziate le provocazioni verbali contro i «contadini ignoranti» e i religiosi «comunisti», inneggiando all'offensiva delle forze armate contro la guerriglia zapatista. Poi, all'improvviso, l'attacco delle squadraccc del Fronte civico, annate di sassi e bastoni. Per oltre un'ora gli indios si sono difesi come potevano, senza che la polizia si scomodasse ad intervenire, percorrendo i due isolati che separano il commissariato dalla piazza. Quando gli agenti sono finalmente arrivati, le vetrate della cattedrale erano ridotte in frantumi, mentre ancora bruciavano gli striscioni di appoggio a don Ruiz a cui gli assalitori avevano dato fuoco, minacciando di invadere la cattedrale. Il bilancio degli scontri ò di alcune decine di feriti, tra cui un fotografo. «E' l'ultimo episodio della lunga campagna di pressione e intimidazione contro il vescovo - ha commentato don Gonzalo Ituarte, braccio destro di don Ruiz alla guida della diocesi -. Ma la chiesa non si lascerà intimidire». Gli incidenti a San Cristobal de las Casas hanno contribuito a far crescere ulteriormente la tensione in tutto il Paese. Don Ruiz è stato infatti il principale mediatore delle trattative svoltesi nei mesi scorsi tra gli zapatisti e il governo, e rotte in pratica unilateralmente dal presidente Erne¬ sto Zedillo, che dieci giorni fa ordinò l'arresto del comandante Marcos e l'invasione delle roccaforti della guerriglia nella foresta Lacandona. L'attacco contro la cattedrale di San Cristobal, secondo gran parte degli osservatori, va probabilmente interpretato come il tentativo dei settori «duri» del partito di governo, il pri, di forzare ad ogni costo una soluzione militare del conflitto, evitando qualunque concessione agli insorti. Non a caso, secondo quanto ha denunciato la Commissione messicana per i diritti umani, il Frente civico sarebbe direttamente legato al sindaco di San Cristobal, un alleato dell'ex governatore dello Stato, Eduardo Robledo, che la settimana scorsa ò stato costretto a rinunciare all'incarico su pressione dell'opinione pubblica. Poche ore dopo gli scontri, oltre centomila persone hanno protestato per le vie di Città del Messico, al grido di «Marcos, resisti» e «Zedillo, fascista, il popolo è zapatista»: e stata la terza grande manifestazione svoltasi nella capitale nel giro di una settimana. E in Chiapas, secondo informazioni ancora non confermate, la guerriglia avrebbe teso tre imboscate a reparti militari nella zona di Nuevo Momon, un piccolo villaggio a poca distanza dalla fron¬ tiera col Guatemala, dove dieci giorni fa gli zapatisti avevano ucciso un colonnello dell'esercito. Una deputata del prd, Carla Botei, ha infatti riferito di presunti «scontri» tra esercito e guerriglia svoltisi sabato notte e domenica mattina. Secondo la Botei «sono stati uditi colpi di mortai e di mitragliatrici». Degli episodi sono stati testimoni cento membri della Convenzione nazionale democratica (Cnd, composta da intellettuali di sinistra e difensori dei diritti umani), nata nell'agosto '94 in appoggio alla causa zapatista. Queste informazioni sono state di fatto smentite da numerose dichiarazioni ufficiali di esponenti del governo e del pri o da comuni cittadini in interviste sui giornali e nei notiziari tv. Altre dichiarazioni di testimoni oculari della zona circostante la foresta Lacandona hanno reso noto che in molti dei 25 Comuni passati ora sotto il controllo dell'esercito e prima dominati dalla guerriglia zapatista, «le case sono abbandonate e gli abitanti si sono rifugiati in parte nel fitto della selva, dove bambini e anziani si stanno ammalando e tutti sono allo stremo delle capacità di sopravvivere, e in parte in altri Comuni, per la paura che esplodano scontri fra esercito e zapatisti». «La nostra posizione non cambia - sostiene un comunicato dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) diffuso ieri -, Non esistono condizioni fisiche per riprendere il dialogo con il governo fin quando l'esercito non si ritirerà sulle posizioni occupate prima dell'inizio dell'offensiva. Il governo non vuole risolvere il conflitto, vuole annientarci. Ed in queste condizioni possiamo solo combattere». Gianluca Bevilacqua A San Cristobal gli indios amici del vescovo Ruiz si difendono dal lancio di pietre dei suoi oppositori Proprietari terrieri e commercianti lanciano sedie contro i sostenitori del vescovo Ruiz

Luoghi citati: Città Del Messico, Guatemala, Italia, Messico, San Paolo