Nasce il «partito di giugno» di Augusto Minzolini

Nasce il «partito di giugno» Nasce il «partito di giugno» Tatarella: ora convinceremo anche D'Alema LA FEBBRE DEL VOTO ROMA ISSERTAZIONI di Pinuccio Tatarclla, plenipotenziario del Polo, in un angolo «segreto» di Montecitorio. «La verità - osserva il braccio destro di Gianfranco Fini, che già domani tornerà a fare il capogruppo di An a Montecitorio è che in fondo l'unico partito che non vuole le elezioni a giugno e il pds. Sì, c'è anche la Lega, ma quella nel Paese non conta più niente. Il problema vero è uno solo: far risaltare questa situazione in maniera inequivocabile. Scalfaro deve essere messo davanti a questo dato. Adesso i capigruppo del Polo andranno a dirglielo. Poi, dovranno andarci quelli degli altri gruppi parlamentari che sono convinti che sia meglio andare a votare a giugno». Quali sono? L'ex vicepresidente del Consiglio ci pensa un attimo, poi, come se avesse la geografia del Parlamento in testa, descrive in quali angoli alberga la voglia di votare prima dell'estate. «Bisogna porsi spiega - innanzitutto una domanda: a cosa serve aspettare un anno? Ad esempio, credo che Segni - l'ho visto appena qualche ora fa - preferisca andare a votare ora. E lo capisco: la candidatura di Prodi non può certo stare a bagnomaria per tanti mesi. So che oggi Segni porrà questo problema a D'Alema. E domani si vedrà anche con Berlusconi e Fini. E se il Polo, quelli di Segni, quelli di Rifondazionc preferiranno votare a giugno, se Buttiglione non si opporrà più di tanto, come farà Scalfaro a dire di no? Il capo dello Stato non deve dimenticarsi che finora ha avuto tutto quello che voleva. Mi hanno detto che il vecchio è inacidito, d'accordo. Ma il vero problema e un altro: può questo Paese sopportare un governo che non ha una maggioranza definita ancora per un anno? Io credo proprio di no». Un altro respiro in quel corridoio seminascosto di Montecitorio e Tatarclla dedica qualche parola anche alle varianti del gioco. «L'ipotesi di un governo Dini anche nel dopo-elezioni? Una cosa del genere può deciderla solo Berlusconi. L'idea di un Di Pietro in lista per fare il ministro? Su questo punto non credo che Berlusconi ci senta». Ma questa storia che in Parlamento c'è una maggioranza per le elezioni a giugno, è vera o si tratta di una «chimera» inventata da Tatarella per dare una speranza a Berlusconi? A fare un giro per i palazzi della I politica che contano, si ha l'im- pressione che il Cavaliere e i suoi qualche «chance» ce l'abbiano davvero. C'è una strana voglia di elezioni a giugno in giro, e si nota. Ieri, ad esempio, Mario Sogni ha posto il problema - a quanto pare senza molto successo - a D'Alema: gli ha spiegato che per Prodi la cosa migliore è votare a giugno del prossimo anno o fra tre mesi; la cosa meno accettabile è, invece, votare ad ottobre. «Sì - conferma Boselli -, gli abbiamo fatto questo discorso, ma lui continua a tergiversare. Ma come fa Prodi - è la domanda che gli abbiamo fatto - a sostenere una campagna elettorale di 8 mesi? Questo, comunque, non è il solo punto su cui non siamo d'accordo: ad esempio, noi siamo del parere che il partito dell'Ulivo deve avere un suo simbolo, una sua identità. Per aiutare Prodi bisogna creare una Forza Italia di sinistra, ma anche questo non entra in testa a D'Alema. Mah...». Fin qui i sostenitori di Prodi. Anche nel pds c'è chi preferisce le elezioni in giugno. «Io - osserva Achille Occhetto sulla piazza di Montecitorio - continuo a ritenere che sia meglio votare a giugno. Innazittutto per aiutare Prodi. C'è il rischio che la contromossa delio schieramento di destra sia quella di sostituire Berlusconi con un altro e questo per noi sarebbe esiziale. Ecco perché è meglio giugno». Sull'altro versante, per ragioni completamente opposte, sempre sul voto a giugno ci sono anche i «buttiglioniani» di ferro come Roberto Formigoni. «Le elezioni? Io credo - spiegava ieri in Transatlantico - che ci sia una sola cosa da fare: raccogliere le firme e inviarle a Scalfaro». Rimane Dini. L'attuale presidente del Consiglio asseconderà l'ipotesi di votare a giugno o no? Chi lo Ila visto ieri non ha capito quali siano le sue vere intenzioni: «Fa il pesce in barile», è la battuta scherzosa di Casini. E forse quest'espressione, un po' colorita, rende bene l'atteggiamento un po' contraddittorio dell'attuale presidente del Consiglio. Dopo le polemiche di questo fine settimana, ad esempio, Dini e Berlusconi si sono sentiti per spiegarsi. Entrambi hanno detto di essere stati fraintesi dalla stampa. Ma, detto questo, rimangono ancora tanti dubbi sulla possibilità che Dini assecondi davvero fino in fondo il desiderio di Berlusconi di votare a giugno. Prova ne è che per la fine di questa settimana sono previste le nomine di altri sottosegretari: Luigi Zanda alle «arce urbane» e per «il giubileo»; Tivelli sarà l'aiuto del ministro per i Rapporti con il Parlamento; in più ci sarà un sottosegretario per i musei, un altro per la protezione civile e l'orse, un altro ancora, per lo stesso ministero del Tesoro. Tali propositi, però, pongono una domanda: a cosa servono dei nuovi sottosegretari se il governo deve andare avanti solo per qualche mese? Devono esserselo chiesto pure Berlusconi e i suoi che forse proprio per questo hanno deciso di mantenere una spada di Damocle sulla «manovra economica» di Dini. Ièri Antonio Martino, respondabile economico di Forza Italia, l'ha bollata con una frase lapidaria: «E' sbagliata e inadeguata». * Questa è la geografia del Parlamento sulla voglia delle elezioni a giugno, questo è il partito «trasversale» che vuole andare subito alle urne. Si esprimerà? Ieri Berlusconi per avere qualche speranza in più è andato a trovare Buttiglione nella sua casa di via delle Tre Madonne ai Parioli. Ne è uscito soddisfatto, convinto che Buttiglione è entrato a far parte del «partito delle elezioni a giugno». Addirittura, ha ipotizzato una data: domenica 18. «Io credo - ha raccontato subito dopo il Cavaliere ai suoi - che questa disponibilità di Buttiglione sia reale. Lui ha solo un problema: deve essere molto diplomatico all'esterno perché ha una diffi- cile situazione interna. Deve dare un colpo sull'acceleratore e un altro sul freno. Ma io credo che su questo punto lui sia convinto, anche so dopo dove fare i conti con il suo partito, liceo perché io sono ottimista. C'è Segni che ha detto clic se non c'è un anno di tregua è meglio andare subito al voto: e un anno di tregua non c'è. C'è Bertinotti che la pensa così. Como porre il problema a Scalfaro? Saranno i capigruppo del Polo a dirgli che c'è una maggioranza in Parlamento che vuole le elezioni. Poi toccherà a Scalfaro andare a sentire gli altri, constatare se è vero. L'altra volta l'ha fatto o no?». Insomma, il Cavaliere ci crede. Non per nulla, ai suoi che dubbiosi gli hanno posto più di una riserva, ha dato solo risposte improntate all'ottimisno. «Dini? Va bene, siamo in buoni rapporti. I nuovi sottosegretari? Sono delle medaglie che si danno via. Eppoi ci sono dei settori paralizzati che hanno bisogno di essere governati: lo spettacolo, la protezione civile. Sono una necessità. L'ipotesi di un Dini che diventi candidato per il governo dello schieramento moderato? Non c'è. Tutti i sondaggi dicono che devo guidare io lo schieramento. Dini, potrebbe far parte della squadra con un posto di primo piano: potrebbe essere il superministro dell'economia. Di Pietro? 10 credo che voglia fare il ministro dell'Interno, ma dopo il voto. Non credo che voglia schierarsi. Certo se dovesse farlo, lo farebbe di qua, perché è un moderato. Ma non gli conviene farlo: perché dovrebbe perdere 11 consenso di tutti? A lui conviene fare la madonna pellegrina. Comunque, la cosa importante è Buttiglione. Credo davvero che sia con noi». Augusto Minzolini «Scalfaro è inacidito ma dovrà capitolare» Il Cavaliere «Di Pietro farà la madonna pellegrina» Giuseppe Tatarella

Luoghi citati: Como, Roma