Sanremo il festival dell'onorevole di Filippo Ceccarelli
Sul palco 35 parlamentari si esibiranno per beneficenza in una canzone d'amore Sul palco 35 parlamentari si esibiranno per beneficenza in una canzone d'amore Sanremo, il festival dell'onorevole PURE filantropi, dunque, e canterini. Deputato in più, senatore in meno, circa 35 parlamentari di tutti i gruppi politici si esibiranno per beneficenza al festival di Sanremo. Vestiti allo stesso modo, canteranno in coro una canzone d'amore dal titolo enigmatico, «Cosa sarà». Tra gli onorevoli debuttanti, secondo una logica che riflette l'incessante frazionamento della rappresentanza politica e insieme la più scoperta intrusione a sfondo auto-promozionale, ci saranno il vicepresidente della Camera La Russa, di An, Ferri, ex psdi, Del Noce, di FI, ilpidiessino Calzolaio, ìz comunista Pistone, la pattista Mazzuola, il popolare Scanu, il leghista semplice Tcraboni, il leghi- sta federalista Polli, il verde Pecoraro Scanio e poi Leoluca Orlando, Rete, e Baccini, Ccd. A Sanremo troveranno altri colleghi o ex colleghi (Capanna, Vendola, Manconi) arruolati nel coro di Guzzanti-Riondino. Questo secondo coro, più virato a gauche, benché ancora privo di propositi benefici, canterà la canzone «Troppo sole». I 35 di «Cosa sarà», invece, sono sospinti dall'Istituto «Sacra Famiglia» e la loro performance, ha spiegato Baudo, è destinata a «sensibilizzare il governo» sulla questione dell'infanzia abbandonata. Che ciò possa avvenire - purtroppo - attraverso canzonette e sdolcinati, astuti ritorni d'immagine è in fondo il male minore, un piccolo tributo ai riti televisivi di massa. Anche senza pretesti di «solidarietà», d'altra parte, o distinzioni tra Prima e Seconda Repubblica, è da anni che il ceto politico sacrifica il proprio decoro facendo davanti a tutti ciò che nessuno gli ha mai chiesto di fare. Per cui, evviva, ecco Andreotti insaponato dal barbiere, ecco Mannino che canta la romanza, Mammì che nutre i criceti, Biondi che fa l'imitazione di Pertini, Rosetta Jervolino che affetta il pomodorino (emulata dal ministro Romita che però si ferì). Ecco Orlando nella gabbia del leone, Staiti paracadutato dall'aereo, Casini uscito da un uovo di Pasqua, Sgarbi nudo sull'Espresso, D'Onofrio travestito da villico e ii valdostano Caveri da orso. Eppure, fino a ieri, erano trasfigurazioni - o deviazioni e forse perfino degradazioni - pregiudizialmente informali, eccessive, scherzose e confidenziali, pur nella loro vistosità televisiva. Ora non più. Sanremo è un evento troppo ghiotto per escludere la politica, così come la politica è ormai troppo invadente per lasciarsi sfuggire Sanremo. Il contatto, il ponte fra le due dimensioni lo propone almeno per ora una specie di divismo benefico, una solidarietà maggioritaria che si alimenta di sponsor e testimonial. Così, la massiccia, consapevole ed articolata partecipazione canora di onorevoli al festival segnala il punto più alto di mescolanza fra vita pubblica e spettacolo. Invece di fare leggi, il politico canta e invece di fare canzoni, in qualche modo, il cantante fa politica. Con Sanremo 1995 si direbbe che l'inversione dei ruoli è compiuta. «Cosa sarà», poi, è difficile dire. Ma di sicuro non saranno più «solo canzonette». Filippo Ceccarelli S.MirettiAPAG.5
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