«Basta Ecu meglio Euromarco»

«Basta Ecu, meglio Euromarco» «Basta Ecu, meglio Euromarco» Waigel rilancia la tesi delle «pecore nere» L'EUROPA MONETARIA BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Meglio «Euromarco», o magari «Tallero». Chiamare «Ecu» la futura moneta europea, al ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel proprio non piace: se moneta unica ha da essere, lascia intendere in un'intervista radiofonica Waigel, l'Europa dovrà ricordarsi che per la Germania il Marco è qualcosa di più che la moneta nazionale. E' un simbolo, l'emblema della ricostruzione e della riconquistata stabilità, per un Paese uscito a pezzi dalla guerra, cinquantanni fa, e in precedenza distrutto dall'inflazione degli anni di Weimar. Un simbolo della ritrovata fiducia in se stessi, dunque. Della solidità di un modello che spinte interne, ed esterne, si incaricano già di mettere in crisi senza che ci pensi anche l'Ecu, una specie di anti-marco nell'immagine dei più. Lo aveva del resto già ricordato il presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer: ai tedeschi - e non soltanto a loro l'Ecu evoca soprattutto un salto nel buio monetario dal quale l'immaginazione nazionale è atterrita. Ma se il ministro delle Finanze si sofferma sugli aspetti terminologici dell'Europa monetaria, è anche per ricordare la posizione di Bonn sull'intero processo, a pochi giorni da un'altra messa a punto rovente - per il nostro Paese - che proprio Waigel aveva indirizzato ai partner più deboli. All'ultima fase dell'Unione monetaria, è il senso dell'intervento di ieri, si potrà arrivare soltanto dopo aver soddisfatto tutti i «criteri di convergenza» stabiliti dai trattati di Maa- stricht. Vale a dire inflazione (al 3,4% sull'indice dei prezzi al consumo, un «livello massimo» dedotto dalla media dell'indice del costo della vita nei tre Paesi con l'inflazione più bassa, più un margine di un punto e mezzo); deficit corrente (non superiore al 3% del prodotto interno lordo, il pil); debito complessivo (la soglia del rapporto fra debito e pil è fissata al 60%); e rendita dei prestiti pubblici a lungo termine (valore medio 10,4%). «E' improbabile» - dice Waigel ripetendo il monito di pochi giorni fa ed echeggiando una recente intervista di Tietmeyer a «Le Monde» - che nel 1996 una maggioranza di Paesi riesca a soddisfare tutti questi criteri. Troppi sono i partner in ritardo, almeno otto secondo i parametri odierni, e l'Italia è in primo piano fra loro. L'Europa insomma non è ancora matura per l'Unione monetaria: meglio rimandare di due anni, dunque, l'esame dei requisiti fissati dai trattati di Maastricht per il passaggio alla fase decisiva del¬ la nuova Europa e alla creazione della moneta unica. Meglio non farsi illusioni. Ma soprattutto, meglio evitare confusioni che il governo di Bonn e la Bundesbank considerano ad alto ri¬ schio: la Germania non intende «annacquare i criteri di Maastricht» per arrivare «ad ogni costo» all'Unione monetaria europea entro la fine del '96. Il valore di riferimento rimane la stabilità: e stabilità vuol dire rigoroso rispetto dei requisiti di ammissione. Tanta insistenza da parte tedesca nel ricordare le precedenze concettuali e politiche del processo di integrazione europeo, ha probabilmente un doppio obiettivo: quello, più generale, di riaffermare la leadership tedesca. E quello di richiamare all'ordine il partner numero uno di Bonn: una Francia tanto impaziente di arrivare all'Unione monetaria, da capovolgere il rapporto-chiave di tutto il processo, quello fra stabilità e tabelle di marcia. Emanuele Novazio L'INARRESTABILE MARCIA DEL MARCO [CAMBI URA-MARCO DAL GIORNO DI USCITA DALLO SME] Seti Oìt. Nov. Dici Gen. Feb. Apr. Mag. Giù. Ago. Seti. Otl. Dici Gen. Mar. Apr. lug. Ago. Se». Nov. Dici Gen. Feb. 1992 I 1993 \ 1994 I 1995 A Theo Waigel ministro delle Finanze tedesco l'Ecu non piace: «Meglio chiamarlo Euromarco oppure Tallero» in omaggio alla superpotenza

Persone citate: Emanuele Novazio, Hans Tietmeyer, Theo Waigel, Tietmeyer, Waigel