«Fini ci ha venduti ma Benito è con noi» di Fulvio Milone

CTZ Primo incontro a Napoli per gli irriducibili msi «Fini ci ha venduti ma Benito è con noi» NAPOLI. «Non tutti i Fini giustificano i mezzi». Firmato: il msi lucano. «Il movimento sociale non si scioglie con l'acqua di Fiuggi». Mittente: i camerati pugliesi. Nel cinema Adriano gremito, i «duri e puri» di Rifondazione missina sono tutti un ribollire di furori nostalgici e di slogan che più neri non si può. Non mancano i pezzi da novanta della destra storica, alla convention tricolore organizzata dal segretario provinciale del partito Raffaele Bruno. La platea stracolma di ragazzoni con giubbotti scuri e anziani militanti con cipiglio da vecchio guerriero applaude verso il palco dove siedono i capi, gli irriducibili, gli incorruttibili che non accetteranno mai il cambio di pelle imposto da Fini al partito: l'intellettuale Pino Rauti, il reduce a vita Giorgio Pisano, il deputato ribelle Mario Modesto Della Rosa e per finire il nipotissimo Guido Mussolini, anzi «il Mussolini in pantaloni», come dice Rauti. Pure lui è a Napoli per ricordare che l'unica strada da seguire è quella indicata dal nonno duce. Quest'uomo dall'aria impacciata e con lo sguardo nascosto da un paio di spesse lenti da miope è forse la vera attrazione della kermesse tricolore. Figlio di Vittorio Mussolini, gran parte della vita trascorsa in Venezuela, Guido avrebbe destato qualche preoccupazione nella cu¬ gina Alessandra, star della destra italiana eletta proprio a Napoli e rimasta fedele a Fini. «Se mi candido alle prossime elezioni? Per ora non ci penso. Sono qui innanzitutto per salvaguardare il cognomeche porto». E come va con la cugina Alessandra? «Benissimo, non condanno le scelte di nessuno. Ad ogni modo, non le ho ancora parlato. Mi dite che sarebbe preoccupata per la mia presenza a Napoli? Se è così, le consiglio un bel Valium». «L'enormità del crimine politico commesso da Fini non ha paragoni», tuona Rauti dal palco. L'applauditissimo nipote del duce, invece, preferisce l'arma dell'ironia: «Altro che Berlusconi. Camerati, abbiamo uno sponsor formidabile: il cavaliere Benito Mussolini». Ma poi anche lui si abbandona all'amarezza per «il traditore Fini che, come avrebbe detto il nostro duce, ha venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie ministeriali». Riprende a parlare Rauti: «Con Almirante (ovazioni in sala, ndr) ho avuto qualche contraddittorio, ma gli ho sempre riconosciuto la massima lealtà. Se dopo il successo elettorale del '70 lui avesse fatto la stessa operazione di Fini, sarebbe diventato Presidente della Repubblica. Ma Almirante non era un rinnegato, diceva sempre: che ci andiamo a fare al potere se poi non possiamo più essere noi stessi?». Parole incandescenti rotolano giù dal palco e infiammano i cuori missini pronti alla battaglia. «La guerra al liberalcapitalismo e l'opposizione a Dini la faremo in piazza», urla Rauti, che ancora una volta espone al pubblico disprezzo i traditori di An: «A Fiuggi ho visto alcuni parlamentari piangere al fianco di Fini. Commozione? No: si tratta di una malattia, la congiuntivite cronica congressuale, che colpisce i dirigenti ma non la base». E la base grida: «Duce, duce», e addirittura cade in deliquio quando Giorgio Pisano, vecchio custode del verbo mussoliniano, urla: «I ladri sono entrati nella chiesa fascista». «La federazione di Lecce fa sapere che è schierata tutta con noi», assicura Raffaele Bruno. Adesioni al msi piovono da tutto il Mezzogiorno, isole comprese. «A Napoli sono con la fiamma quasi ottocento iscritti e si stanno formando cinque sezioni - prosegue Bruno -. Ma anche al Nord c'è aria di rivolta». L'unico che non sembra toccato dal furore secessionista è il t.ecr nico che diffonde attraverso l'amplificatore le note dell'«Inno a Roma». E' solo perplesso: «Non vogliono sentire il coro del Nabucco: dicono che lo cantavano gli ebrei, ma a me non risulta». Fulvio Milone Valanga di applausi per Guido il «Mussolini con i calzoni» Pino Rauti e Giorgio Pisano protagonisti del convegno missino