«Vendere il Bottegone? Una splendida idea» di Maurizio TropeanoMichele Serra
«Vendere il Bottegone? Una splendida idea» 11 patrimonio immobiliare vale 1000 miliardi. Dismissioni già avvenute a Torino, Milano e Bologna «Vendere il Bottegone? Una splendida idea» Serra: basta con le sedi-museo. Il pds-. ma non vogliamo liquidarlo IL PATRIMONIO TRA SENTIMENTI E AFFARI VENDERE il Bottegone? Quattrini a parte, sarebbe una splendida idea». Se Michele Serra sull'Um'té tesse l'elogio del trasloco politico, Marco Fredda, amministratore unico de «l'Unità spa» di necesità - il rischio di crac economico - 'fa virtù e professione: è lui che cura la partita della vendita del patrimonio immobiliare del pds; è lui che un giorno si e l'altro no smentisce cifre e nomi sui presunti compratori di Botteghe Oscure, la sede storica del pds: «Il pds non è disponibile a vendere il palazzo di via delle Botteghe Oscure per 45 miliardi, una cifra che non ci soddisfa per nulla». Già, per il pds 45 miliardi son pochi. E così il «ragionier» Fredda traccia precisi confini economici per la vendita: «Stiamo cercando di capire cosa richiede il mercato per ottenere il massimo dai nostri immobili - spiega l'amministratore -. In alcuni casi potremmo vaì lutare progetti di ristrutturazione per favorire le cessioni. L'edificio di Botteghe oscure si presta a infiniti usi. Potrebbe interessare perfino come hotel, in vista della grossa affluenza di visitatori che ci sarà a Poma nel Duemila per il Ciubileo». Ma se Fredda fa i calcoli, Serra invece saluta con gioia la vendita di «tutti i pletorici arcivescovadi (ormai semivuoti) nei quali i funzionari di partito - mestiere tra i più ardui e rispettabili - paiono custodi di museo». Insomma se i «padri usciti dalla guerra, dal fascismo, dalle galere occuparono, a prezzo di sacrifici durissimi, i palazzi del centro, volendo dire soprattutto a se stessi che il partito dei lavoratori andava ad abitare con orgoglio nel cuore aristocratico e borghese delle città italiane. I figli, fortunatamente, non hanno più questa esigenza, che era insie¬ me politica e sentimentale». Già, nella ritirata strategica dai centri delle grandi città del pds non c'è nulla di sentimentale. La crisi finanziaria - le ultime cifre parlano di un'sposizione bancaria di 350 miliardi - e l'effetto Tangentopoli hanno costretto il partito a trasferirsi in periferia, a vendere o a mettere in vendita sedi storiche, ex case del popolo, alloggi e negozi. E' successo a Torino dove il partito ha lasciato la grande sede di piazza Castello in pieno centro (sei milioni di affitto al mese) per trasferirsi nelle sezioni di Porta Palazzo - sede del più grande mercato della città - e Borgo. San Paolo - vecchio quartiere operaio. E' successo a Milano dove la Quercia oltre alla sede di via Volturno ha messo in vendita anche il suo contenuto: una cinquantina di quadri comprese opere di Giò Pomodoro e Luigi Veronesi. E' successo a Roma dove hi vecchia sede dell'Unità di via dei Taurini è stata acquistata da un big, del settore immobiliare come Renato Bocchi. Nella capitale è giù stato venduto anche l'alloggio nel quartiere Prati dove abitava Massimo d'Alema. E' successo nei giorni scorsi a Bologna dove una delle federazioni più forti e ricche ha deciso di mettere in vendita la sede imponente di via Barberia, quel Palazzo Branzetti in cui subito dopo la guerra si inslallarano i fedelissimi di Togliatti. Poi anno dopo anno, pezzo dopo pozzo il partilo ha acquistato buona parte dell'edificio. Adesso sul mercato ci sono circa 4200 metri quadri: orezzo d'acquisto dai 12 ai 15 miliardi. Già vendute invece, nel 1993, anche l'ex Casa del Popolo e la proprietà di alcune discoteche (la Chicago, la mitica Gorky Park e la futurista Criptonight). Adesso, forse, toccherà al Bottegone. Rimpianti? Non certo per I Serra: «Dalle spoglie del pei e nato ! un partito che proclama e desidei ra, almeno sulla carta, il movimento... Sono le stesse mura di certe federazioni, veri e propri manieri che solo di riscaldamento bruciano ogni giorno l'incasso di due leste dell'Unità, ad impedire che circolino aria e luce». Fredda lui invece solo una preoccupazione: non svendere quei «manieri» che secondo stime recenti valgono almeno mille miliardi di lire. Per questo il pds sta «individuando spiega l'amministratore - un'organizzazione professionale del settore immobiliare in modo da appaltarle tutte le operazioni di vendita». Non solo «per rendere efficiente e funzionale alla vendita il nostro patrimonio» ma anche «per fornire la massima trasparenza alle trattative con gli acquirenti». La speranza per il futuro? Per Serra è solo una: fare politica «magari in luoghi che ci rassomiglino». Maurizio Tropeano A sinistra: il palazzo romano di via delle Botteghe oscure A destra: Michele Serra
Persone citate: Giò Pomodoro, Gorky Park, Luigi Veronesi, Marco Fredda, Michele Serra, Poma, Renato Bocchi, Serra, Togliatti
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