D'Alema conferma la svolta si farà di Fabio Martini

Il leader pds punta alla nuova «Sinistra democratica» e offre alla destra un patto costituzionale Il leader pds punta alla nuova «Sinistra democratica» e offre alla destra un patto costituzionale D'Alenici conferma: la svolta si farà «Nome e simbolo li decideremo insieme» CHIANCHIANO DAL NOSTRO INVIATO Passerà alla storia come il discorso dell'«Acqua santa», il padiglione per malati di gotta e calcolosi sotto il quale Massimo D'Alenici ha detto che, sì, la nuova svolta si farà. Ha confermato che lui è pronto a sacrificare la Quercia e a disciogliere il pds in un più ampio partito della sinistra. «L'Italia ha bisogno di una Sinistra democratica - ha spiegato D'Alcma al congresso dei Cristiano-sociali - una sinistra che non sia l'ex pei. Ma non possiamo farlo da soli, ci dovete dare una mano, dobbiamo creare un gruppo dirigente che sia il punto di incontro di storie diverse». E dunque il pds, con «i suoi 721.000 iscritti» è pronto a rinunciare alla propria identità, ma visto che per ora non c'è nulla di deciso, «il simbolo e il nome» del nuovo partito potranno essere discussi con gli alleati che parteciperanno al «processo costituente». E allora eccolo il messaggio del D'Alema in versione «Acqua santa»: la Sinistra democratica si può fare («non una nuova svolta, ma il completamento della svolta di Cicchetto»), ma la Quercia «non vuole annettere nessuno» e tutto è in discussione, classe dirigente, nome della nuova formazione e | anche il simbolo. E in forma più esplicita che in passato (visto che Fini e Casini cominciano a lanciare segnali positivi), D'Alema ha rilanciato la proposta alla destra di «una riforma della Costituzione, di un patto per costruire regole condivise». Per il momento, davanti al portone di Botteghe Oscure non c'è fila per entrare nella nuova «Cosa», anche perché il progetto del segretario del pds per ora è una nebulosa. Tanto è vero che ieri mattina D'Alema si è ben guardato dall'indicarc i compagni di strada ai quali pensa. Fermo restando che Prodi, Segni, forse Mattarclla e Orlando lavoreranno tutti assieme al partito dell'ulivo; fermo restando che i verdi hanno già scelto la via autarchica, D'Alema negli incontri riservati che ha avuto negli ultimi 10 giorni ha cercato di assemblare le tante schegge della sinistra italiana: Garavini e i tanti parlamentari comunisti anti-Bcrtinotti; i laburisti di Spini; l'ala «laica» della Rete con Novelli. Ma i «compagni di strada» più corteggiati sono i cristiano-sociali, (frammento cattolico dello schieramento progressista) guidati da Pierre Camiti e da Ermanno Corrieri e che ieri hanno concluso a Chianciano il loro primo congresso. E a quella platea di ex scout, ex assessori della sinistra de, sindacalisti della sinistra Cisl, D'Alema si è rivolto con un mix di parole suadenti («abbiamo bisogno di una mano») e allettanti («abbiamo bisogno di un gruppo dirigente con storie e culture diverse»), I cristianosociali sembrano tentati dal progetto-D'Alema (gli applausi scroscianti lo confermano), ma sono allettati anche dall'idea di chiudere finalmente la stagione della diaspora e riunirsi ai vecchi amici della sinistra de, agli «eretici» come Leoluca Orlando e Pietro Scoppola e a chi è restato ancora nel ppi come la Bindi e Mattarclla. A D'Alema, il vecchio Gorricri ha risposto così: «Ci hai chiesto di darti una mano, ma non siamo in grado di rispondere in tempi rapidi». E visto che c'era, Gorrieri si è voluto togliere il suo sassolino: «Dopo quello che avevo detto due giorni fa sul progetto della "Sinistra democratica", i giornalisti mi hanno tirato le orecchie come ad un bambino un po' coglione che non si sa tenere i segreti. Ma non è così...». Sta di fatto che dopo lo «scoop» di Gorrieri, ieri si era creata un'insolita eccitazione a Chianciano, di questi tempi abitata da sporadici villeggianti. E D'Alema, dopo aver spiegato che il nuovo partito dovrà muoversi nell'ambito dell'Internazionale socialista («l'unico progetto di ricostruzione della sinistra che ci sia al mondo»), ha mandato in visibilio i 400 delegati cristiano-sociali quando ha attaccato Fausto Bertinotti. E lo ha fatto con un sarcasmo senza precedenti, che preannuncia a sinistra una campagna elettorale al vetriolo: «Per la prima volta nella sua storia - ha detto D'Alema - la sinistra italiana può vincere, ma quel che temo di più è proprio la paura di vincere che si agita» in particolare in Rifondazione, guidata da un leader che «è vezzeggiato in tutti i salotti: tanto più è eccentrico, iper- bolico, tanto più è applaudito. E ai salotti piace perché è inoffensivo! Loro si sono portati il comunismo e sulle nostre spalle è restato l'anticomunismo!». E Bertinotti gli ha risposto così: «D'Alcma ha il vizio integralista di voler ridurre ad uno solo uno schieramento pluralista». E sempre D'Alema, così graffiamo con Bertinotti, non abbocca invece all'amo di Occhetlo: «La sua critica deriva forse dal fatto che, attraverso le agenzie o la telefonata di qualche giornalista, Occhetto non ha compreso bene le cose che ho detto». Fabio Martini A destra: il segretario del pds Massimo D'Alema A sinistra: il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

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