«Pds addio cadrà anche la Quercia»

ixnri ititi imi rrm Botteghe Oscure pensa a una grande alleanza sotto la sigla «Sinistra democratica» «Pds addio, cadrà anche la Quercia» Gotrieri: D'Alema cambierà il nome e il simbolo ROMA. Per dieci giorni Massimo D'Alema ha lavorato nell'ombra al progetto del nuovo partito, si è visto con i «compagni di strada» da inglobare, ha incassato qualche «sì, ci sto» e a quel punto ha preso la decisione-choc: dopo le elezioni regionali di fine aprile, il pds si scioglierà e, assieme a spezzoni del fronte progressista, darà vita ad un nuovo partito che si chiamerà «Sinistra democratica». Un partito che è ancora una nebulosa, che sta prendendo forma nei contatti top secret di D'Alema e che alla fine dovrebbe tenere assieme - oltre al vecchio pds - anche la destra di Rifondazione comunista guidata da Sergio Garavini, i laboristi di Valdo Spini, l'ala «laica» della Rete guidata da Diego Novelli e dulcis in fundo (ma con un grosso interrogativo) i cristiano-sociali di Pierre Camiti e di Ermanno Gorrieri che però sono ammaliati anche dalla «sirena» Prodi. E così, in un colpo solo, finiscono in soffitta il partito e il nome voluto da Achille Occhetto e anche la più antica simbologia della sinistra italiana: la falce e il martello, destinati a sparire dal logo della «Sinistra democratica», mentre per ragioni di marketing elettorale alla fine la quercia potrebbe sopravvivere. Dopo appena quattro anni di vita, la creatura di Occhetto finisce dunque nel museo della politica. Una vita brevissima per il pds, ma anche il preannuncio di un'altra grande novità per la sinistra di ascendenza comunista: se alla fine il nuovo nome del pds sarà per davvero «Sinistra democratica», per la prima volta sparirà una denominazione «sacra» per le formazioni di sinistra: quella di partito. In realtà, nei piani di D'Alema, il progetto della «Sinistra democratica» doveva venire fuori più «dolcemente», ma alla fine una fuga di notizie ha bruciato i tempi: ieri mattina, al congresso dei cristiano-sociali, Ermanno Gorrieri ha fatto lo «scoop»: «Domani Massimo D'Alema verrà qui e forse dirà che il pds cam- bierà nome c simbolo e assumendo quello di "Sinistra democratica"!». Un'anticipazione che ha messo un po' in imbarazzo D'Alema: ci sono volute sette ore prima che da Botteghe Oscure arrivasse una messa a punto: «E' importante - spiega D'Alema in un'intervista all'Unità - che si avvii un confronto fra forze di diversa origine per aprire la prospettiva di una grande forza unitaria della sinistra italiana. E' chiaro che nessuno ha deciso nuovi nomi e nuovi simboli e che una fase costituente dovrà valutare le forme del processo unitario». Più che una smentita ò la conferma di un progetto che in reità era ancora a metà del guado. Nei colloqui riservati che ha avuto negli ultimi dieci giorni, D'Alema aveva spiegato a Sergio Garavini, Pierre Camiti, Diego Novelli, Valdo Spini, Gianni Mattioli che il progetto della «Sinistra democratica» deve nascere, scontando la scomposizione e la ricomposizione di diverse sigle, ma «senza che questo assuma toni drammatici, visto che il tutto avviene all'interno dello stesso schieramento di centro-sinistra». Strettissimi i tempi di D'Alema: il primo test «si potrebbe fare alle regionali» e poi in un congresso costituente, il pds si scioglierebbe nella nuova formazione. D'Alema ha immaginato una sorta di «Yalta», una divisione delle sfere di influenza, immaginando che alle prossime politiche si schierino tre formazioni: la nuova «Sinistra democratica»; il partito dell'ulivo di Prodi, Segni e Mattarella; i verdi di Mattioli, che infatti ieri ha commontato: «Noi andremo per conto nostro». Il primo obiettivo del Bottegonc è la spaccatura di Rifondazione comunista, con l'assorbimento di buona parte del gruppo parlamentare, guidata dai dissidenti che sono usciti allo scoperto, primo fra tutti Sergio Garavini, che una settimana fa e andato addirittura nello studio di D'Alema a Botteghe Oscure per trattare la questione e che - guarda caso due giorni fa si è «autosospeso per sei mesi» dal partito per solidarietà con Carpi, colpito dai fulmini di Bertinotti. E per riequilibrare a destra l'arrivo dei comunisti, il secondo tassello di D'Alema prevede l'assorbimento dei laburisti di Spini, che però ieri ha avuto una reazione pepata all'annuncio del cambio del nome: «La politica non si fa con gli anagrammi: in Italia serve un grande partilo del lavoro, socialista in senso europeo». Il terzo tassello di D'Alema sconta la definitiva dissoluzione della Rete, con Diego Novelli più attratto dal nuovo partilo e con Leoluca Orlando che invece, ieri, in un pranzo durante il congresso dei cristiano-sociali confidava: «Assieme a D'Antoni e alla sinistra che uscirà dal Ppi dobbiamo fare una "Cosa" cattolica, che poi si federi con Sogni e Bordon». Un progetto che potrebbe irretire i cristiano-sociali di Cariniti e Gorrieri che infatti ieri al congresso non si sono sbilanciati. Aspettando D'Alema. Fabio Martini Se ne va Rifondazione, esplode Tangentopoli, arriva il Cavaliere, D'Alema è segretario h 1 COME CAMBIA LA GEOCRAFIA DEI PROGRESSISTI 1 1 5 SINISTRA * 1 PARTIIO 1 1 HUOVA 1 ^ VERDI A DEMOCRATICA PDS COMUNISTI DI DESTRA „ [GARAVINI, CARPI, MAGRI] SOCIALISTI DI SPINI ESPONENTI DELLA RETE [NOVELLI] DELL'ULIVO SEGNI SOCIALISTI DI DEL TURCO AD IBORDON, A'YALA] : SINISTRA DC SINISTRA PPI [MATTARELLA, ELIA, BOORATO] CATTOLICI DELLA RETE [ORLANDO, PINTACUDA] CRISTIANO SOCIALI MATTIOLI RIPA DI MEANA SCALIA ixnri ititi imi rrm

Luoghi citati: Carpi, Italia, Roma